Fabio Quartararo e Pecco Bagnaia stanno costruendo un motociclismo che prima non c’era. Velocissimi entrambi, perfetti quando sono in giornata, da due stagioni a giocarsi il titolo. Fabio tratta la sua M1 come una pressa industriale, spingendo senza remore per tirare fuori velocità. In una MotoGP che brucia piloti in continuazione, lui è rinato. Qualche sbaglio lo fa, forse più di quanto si tenda a pensare, perché la moto si guida con la testa e non solo col polso.
Pecco vince di più, sbaglia di più, regge meglio la pressione. È tornato a guidare la classifica dopo essere stato a - 91, dove nessun vincente era arrivato a scavare, e l’ha fatto con tutti i pronostici contro e uno zaino pesante: compagni scomodi, l’azienda rossa sulle spalle, l’eredità di Valentino. Pecco è fuoriclasse di risalita, se non gli si vuole dire altro. Lui, che a Misano si è presentato con un casco dedicato a Dennis Rodman, evidentemente l’ha capito prima degli altri.
Ad accompagnarli, qualche passo indietro, Etienne Quartararo e Pietro Bagnaia (che abbiamo intervistato), due padri che al risultato sportivo mettono davanti la gioia dei figli. Che si divertano, che continuino a guidare la moto. Orgogliosi si, ma sottovoce. Due mondiali contesi tra piloti così non li abbiamo mai visti. Fabio e Pecco si conoscono da sempre ma non hanno mai avuto modo di odiarsi davvero, il che ci porta a una riflessione piuttosto inedita: Fabio Quartararo ha moltissimi tifosi italiani. E non sono, come succedeva spesso con Valentino, da parte di chi fa il tifo contro; sono appassionati di corse che vedono in lui un ragazzo strepitoso, velocissimo e un po’ pressato dalle sfortune, a cui si apre la tuta, si brucia il petto e si rompe un dito. E che nonostante tutto continua a correre tirando fuori il meglio.
In un post su Instagram, la pagina Sky dedicata alla MotoGP ha chiesto agli appassionati per chi tifano. Moltissimi hanno risposto Quartararo (o Quataro come dicono a Phillip Island), forse anche più di quelli che tifano Bagnaia. Ed è un segnale incoraggiante perché Francesco, da parte sua, rischia di mettere in fila una lunga serie di prime volte: il suo primo titolo in MotoGP, il primo dell’era moderna di un pilota italiano su moto italiana (l’ultimo è stato Giacomo Agostini nel 1972) il primo di Ducati dal 2007 e di un italiano dal 2009. Ci sta arrivando con sette vittorie, tanto spettacolo in pista e una velocità che non può essere messa in discussione. Sono personaggi, Pecco e Fabio, che ad ogni gara diventano più solidi, autorevoli e in grado di trascinare il pubblico al punto che Marc Marquez (che sì, è tornato) contro di loro dovrà correre in difesa. Ecco, la MotoGP senza Valentino Rossi è più viva che mai, col carattere di ognuno che esce assieme alla velocità in pista. Il prossimo anno, questa almeno è l’impressione, le corse faranno impazzire anche chi vuole una sfida più cruda, con Enea Bastianini che entra nella squadra rossa col fucile in mano e il dito sul grilletto. Enea dovrà adattarsi ad un nuovo ingegnere e al lavoro di un team ufficiale, ma quando lo farà - nel giro di tre o quattro gare - ci sarà un altro pilota in corsa per il primo obiettivo. Quei fantastici quattro di cui parlano i nostalgici (Rossi, Lorenzo, Stoner e Pedrosa) sono tornati in MotoGP. Solo che adesso si chiamano Marc, Pecco, Enea e Fabio. E vogliono tutti la stessa cosa.