Visioni, sfide e rivoluzioni. E’ il motorsport con gli occhi degli ingegneri e Romano Albesiano sembra averlo candidamente ammesso nella lunga intervista concessa a Manuel Pecino, per il suo canale YouTube. L’ingegnere italiano, da pochi mesi in divisa Honda dopo gli anni nel paddock con Aprilia, ha raccontato del cambiamento radicale nella sua vita, ma anche dei cambiamenti radicali, ma naturali, che ha portato da quando è alla guida di un progetto che vuole riportare HRC a dominare in MotoGP. “Quando ho ricevuto la chiamata di Alberto Puig – ha raccontato - ero scioccato. In Aprilia tutto era perfetto, ma accettare la sfida Honda è stato un sogno. Ogni cambiamento è impegnativo, ma a quasi 60 anni ho detto mi sono detto ok, quest’ultima sfida la accetto”.

La Honda che Albesiano ha trovato è un colosso dalle radici solide, ma con un’organizzazione “diversa, più articolata rispetto agli standard europei”. Un labirinto di risorse e competenze che l’ingegnere italiano ha iniziato a semplificare: “non era disorganizzata, ma serviva una struttura più lineare. Con i piloti abbiamo pianificato ogni sviluppo, scritto nero su bianco cosa fare nel 2025 e oltre. La moto? Mi aspettavo lamentele, invece i piloti mi hanno detto: Va bene, abbiamo qualche punto debole, ma la base è buona”.

Buona fino al punto di poter anche vincere, grazie a un Johann Zarco che, stando a quanto ha spiegato Albesiano, ha una caratteristica speciale: non soffre le vibrazioni (che a quanto pare sono il vero limite della RC213V). “Zarco soffre meno le vibrazioni - spiega Albesiano – E’ come se lui non le sentisse o comunque non lo infastidissero. A volte i dati mostrano oscillazioni intense, ma lui non le percepisce. Altri piloti, invece, faticano anche con vibrazioni minori. È una questione di sensibilità e capacità di adattamento. Sono tutti bravi, ma Johann adesso è quello che ha qualcosa in più”. Un mix che trasforma un difetto in un’opportunità, permettendo al francese di sfruttare al massimo il potenziale della moto. Ma la strada per la perfezione è ancora lunga. “In MotoGP – ha aggiunto l’ingegnere italiano - devi essere impeccabile in frenata, sterzo, accelerazione e potenza. Un solo punto debole ti condanna. In Honda il mito si fonda su solide basi, ma nelle corse non basta mai e bisogna lavorare: andrò spesso in Giappone, perché ok le riunioni online, ma di persona è tutto differente”.
La cura Albesiano ora sta anche portando i primi risultati, con l’ingegnere italiano che comunque è già al lavoro anche per il prototipo da 850 cc che debutterà nel 2027, quando entrerà in vigore il nuovo regolamento di Dorna. “Mi sto occupando anche di quello – ha concluso – Un terzo delle mie energie è su quel progetto e due terzi sul progetto attuale. Dobbiamo lavorare così. Ho incontrato una grande azienda. Questa è stata la mia prima impressione. Sì, una grande azienda con molte risorse e una filosofia molto diversa da quella a cui ero abituato. Ma è molto interessante approfondirla e trovare un modo per combinare tutto nel modo più efficiente. L'organizzazione dei produttori europei è piuttosto semplice. L'organizzazione giapponese è più grande e strutturata in modo diverso. Non direi che sia complicata, ma quando si hanno più dipendenti e più risorse, serve anche un'organizzazione più complessa”.