Al Montmelò il sole scotta e scalda un asfalto chiaro, che diventa sempre più rovente. La SBK è pronta a scattare per Gara 1, con Michael Rinaldi – Team Ducati Aruba – in seconda fila e Axel Bassani – Team Ducati Motocorsa – che dalla quattordicesima casella rilascia efficacemente la frizione. Il 23enne di Mestre si porta subito in quinta piazza, mentre Michael tallona il leader, e compagno di squadra, Alvaro Bautista. Alla ripartenza dopo la bandiera rossa (provocata da un’uscita di pista di Eric Granado), Bassani è ancora più incisivo. Il numero 47 bracca la seconda posizione di Rinaldi e affonda la staccata in Curva 1. Michael vede un piccolo pertugio e risponde subito alla tre, con la Panigale V4 del riminese che lascia una firma sulla tuta di Axel, costretto a rialzare la moto per evitare il crash. Sei pieghe più tardi ed ecco che Bassani, alla Caixa, restituisce il servizio al compagno di marca. La dinamica del contatto, qui, è leggermente diversa (Bassani non è propriamente davanti e Rinaldi non rialza la moto), ma sufficiente per porre fine al duello: Michael scivola nel ghiaione e applaude ironicamente, platealmente, la manovra di Bassani, che riceve un long lap penalty e taglia il traguardo in settima posizione.
A motori spenti, davanti ai microfoni, nessuno dei due piloti sembra voler disinnescare la polemica. Comincia Rinaldi, che pronuncia parole piuttosto taglienti nei confronti di Bassani: “Penso ci sia ben poco da dire in merito, perché tutti hanno visto quanto accaduto. Io ho attaccato Bassani in curva 3 e quella manovra è stata dura, ma comunque pulita. Poi però ad Axel non è andata giù la cosa e siamo arrivati alla 10. Detto sinceramente non so cosa gli sia successo nel suo cervello. Alla 10 gli ero davanti, ma lui mi ha puntato e ha fatto apposta a buttarmi a terra. Non c’era spazio per superare, ma lui l’ha fatto lo stesso, buttandosi dentro. In tutto ciò, come se non bastasse, non ha nemmeno avuto la faccia di venire a chiedermi scusa e questa penso sia la cosa peggiore. Questa è la differenza tra un top rider e un pilota normale. Axel ha fatto una manovra sporca e penso che lui abbia perso molto più di me quest’oggi. Lui è un pilota indipendente e quando vede un pilota ufficiale come me ha il fuoco dentro e molti più stimoli a superare”.
La replica di Bassani non si fa attendere: “Un sorpasso normale. Io ero all’interno, ho visto un buco e mi sono infilato. Lui ha giustamente tentato di chiudere la porta per non farmi passare e ci siamo toccati. Un contatto di gara, un po' come il sorpasso che mi ha fatto lui in Curva 3. Volevo sicuramente ripassarlo subito. Non tanto per il contatto, ma perché volevo mettermi davanti per non scaldare la gomma anteriore, visto che alla ripartenza abbiamo dovuto montarne una usata perché non avevamo più gomme nuove. Ci siamo toccati e mi dispiace che sia caduto, ma sono le gare. Poi ho visto la penalità e l’ho accettata. Se hanno deciso che per quel sorpasso andava presa una penalità è giusto così. Le parole di Rinaldi sul fatto che io oggi ci ho perso più di lui? È un suo punto di vista. Secondo me quello che devono decidere lo decidono in base ai risultati e ad altro. Lui non è un team manager, è un pilota e secondo me questi commenti li deve fare altra gente, non i piloti. Continuo a dire che per me è un contatto di gara. Come dovevo chiedergli scusa io forse doveva farlo anche lui, perché il contatto era uguale, solo che io ho alzato la moto e lui no”.
In questi casi si dice che era solo questione di tempo prima che la rivalità tra Michael Rinaldi ed Axel Bassani esplodesse anche in pista, dopo anni di schermaglie prevalentemente verbali. I due – scontato rimarcarlo – non si stanno simpatici e, probabilmente, mai si sono sopportati. Il loro è un dualismo che dura dagli anni (2015) del campionato europeo Superstock 600 e che, col passare delle stagioni, si è esclusivamente intensificato. Michael ed Axel sono entrambi italiani, giovani, talentuosi e desiderano le stesse cose: la vittoria e la Panigale V4 R ufficiale. La scorsa annata di Bassani, che con la Ducati clienti del team privato Motocorsa ha ottenuto solamente un podio in meno (3) di Rinaldi, aveva fatto credere alla maggioranza del paddock che il derby per la sella ufficiale del Team Ducati Aruba lo spuntasse al veneto. Borgo Panigale invece, privilegiando la continuità, ha riconfermato Rinaldi per il 2023, dando ancora più linfa ad un antagonismo che – sottotraccia – non ha mai smesso di crescere. Radici di una rivalità che – in Gara 1 a Montmelò – hanno finalmente sventrato l’asfalto, mostrando al mondo il lato più crudo dell’agonismo. Il duello tra Bassani e Rinaldi ci riporta ad un motociclismo vecchio stile, dove onore e orgoglio prevalgono su logiche aziendali, penalità e track limits. Il punto di vista di Bassani è aperto, decisamente corsaiolo, e ricorda la celebre frase di Valentino Rossi a Casey Stoner nel parco chiuso di Laguna Seca 2008: “This is racing Casey”. Dalla via di fuga Bassani ha risposto con un applauso plateale e ironico, lo stesso che il 27 rivolse al 46 dopo il contatto di Jerez 2011. La Ducati, per ora, resta in silenzio; forse laverà in casa i panni sporchi. I piloti continuano a percorrere le loro strade, che collidono. Il pubblico, gli appassionati di motociclismo, guardano la SBK anche per scoprire cosa accadrà nel prossimo round tra Axel Bassani e Michael Rinaldi.