“Bisogna osservare”. Marc Marquez dopo le prequalifiche di Motegi l’ha ripetuto in continuazione, spiegando che il secondo tempo fatto registrare potrebbe non essere lo specchio della realtà. “Oggi – ha detto – non è stata una buona giornata. Molte cose sono andate storte e non hanno girato come avrebbero dovuto, però siamo lassù al secondo posto e questo significa che non dovrà andare in Q1 con il rischio concreto della pioggia”. Analisi secca, espressione un po’ contrariata e solita capacità di andare a guardare quei dettagli che molto spesso rendono il quadro molto più reale del disegno stesso. E’ una delle caratteristiche del nuovo Marc Marquez: non farsi sfuggire nulla. E non è un caso se le sue analisi quasi sempre si rivelano più che puntuali. A volte al limite della capacità di prevedere il futuro.
Lo aveva fatto anche un paio di giorni fa, parlando proprio di Motegi e mettendo in guardia oltre che se stesso anche tutti i piloti Ducati: “Farei molta attenzione alle KTM perché in Giappone potrebbero andare molto forte". Detto, fatto: in prequalifica il più veloce di giornata è stato proprio Brad Binder, che guida una KTM. Certo, è solo venerdì e le armi non sono ancora perfettamente affilate, ma se si considera che potrebbe piovere e che Binder è uno specialista del bagnato il rischio che a Motegi ci scappi la sorpresa è concreto. Una sorpresa che, però, non sarebbe tale per Marc Marquez, che aveva già messo tutto in preventivo e che anche nelle dichiarazioni di oggi ha buttato là una mezza frase su Pedro Acosta.
Così come ha già perfettamente individuato quale è il problema che nel suo box dovranno risolvere: migliorare la stabilità della moto in frenata. “E’ impossibile riuscire a trovare il giusto ritmo facendo più giri di fila” – ha detto nella sala stampa di Motegi. “Già in giornata – ha aggiunto – sono rientrato un paio di volte nel box e abbiamo fatto degli aggiustamenti, credo che siamo sulla buona strada. Altri problemi sono stati di natura più tecnica ma li abbiamo già risolti”. Il resto, per lui, potrebbe farlo davvero il meteo, perché se pioverà il 93 – esattamente come accaduto a Misano – potrebbe diventare l’uomo da battere insieme allo stesso Binder. Con Jorge Martin e Pecco Bagnaia che, di fatto, sono avvisati, anche se Marquez sul loro conto fa un po’ di pretattica: “Jorge non ha montato la seconda soft e Bagnaia ha fallito il giro con la seconda gomma, quindi la classifica non è del tutto reale o comunque lo è solo in parte. Il quarto è reale (quindi Pedro Acosta, ndr). E’ vero che potrei trovarmi meglio con la pioggia, ma preferirei che fosse asciutto, soprattutto domani, perché in questo momento non saprei in che direzione andare se domenica non dovesse piovere visto che il mio di oggi non è stato un turno normale”.
Strategie e dichiarazioni furbe a parte, l’otto volte campione del mondo è stato chiamato anche a commentare la scelta del marchio a cui ha indissolubilmente legato la sua carriera, Honda, sul nuovo direttore tecnico Romano Albesiano. “Nelle competizioni l’orgoglio è pericoloso, bisogna saper osservare e agire – ha concluso - Quando perdi devi saper mandare giù l'orgoglio e capire meglio cosa fanno gli altri. Non è una mancanza orgoglio, è intelligenza. Altre fabbriche lo stanno già facendo, per esempio la Yamaha. Per me la Honda ha le infrastrutture e il budget più importanti del paddock. Il problema è che chi decide è umano: ci sono tre o quattro persone che sono responsabili del progetto. Penso che Honda ora abbia fatto un passo in più dal punto di vista tecnico per tornare al livello più alto. Ridurre i tempi assumendo altri ingegneri di altre aziende che ti danno soluzioni immediate senza dover indagare è anche più economico. È molto più costoso provare pezzi su pezzi”.