Pedro Acosta è arrivato a Motegi con l’atteggiamento di quello che è pronto per prendere tutto in mano e diventare riferimento di un marchio che sembra essersi smarrito. E’ da tempo, per la verità, che il giovanissimo campione spagnolo ha cambiato faccia: più duro, più pieno di sé, a volte anche palesemente più arrabbiato. Dopo un inizio di stagione sorprendente, Pedro Acosta s’è ritrovato con una moto tra le mani che non ha garantito la crescita tecnica che invece ha avuto Ducati e se da un lato sono comunque arrivati podi e soddisfazioni, la vittoria è mancata. Il tutto mentre il gruppo a cui KTM appartiene s’è ritrovato nel bel mezzo di una grande crisi che, però, non ha riguardato l’impegno dell’azienda nel racing, ma che ha generato non pochi nervosismi anche tra chi si occupa di corse.
Lo smarrimento in KTM è stato evidente e mentre la casa austriaca faceva la voce grossa sul mercato, garantendosi Enea Bastianini e Maverick Vinales per la prossima stagione, ha avviato una rivoluzione sui posti di comando. Via il direttore tecnico, Fabiano Sterlacchini, via diversi tecnici e via anche il team manager Francesco Guidotti. Al posto di quest’ultimo, proprio in questi giorni, è stato annunciato l’arrivo di Aki Ajo. E’ l’uomo che ha letteralmente cresciuto tutti i giovani di KTM e è anche l’uomo che ha seguito passo passo il percorso di Pedro Acosta. Non a caso nella conferenza stampa di Motegi il giovanissimo campione spagnolo ha speso parole di grande apprezzamento per la scelta di KTM. “Sono felice dell’arrivo di Aki. Penso che possa aiutarci. Ha un carattere speciale e mi ha aiutato molto in passato. Anche oggi – ha concluso Acosta - ho parlato con lui della situazione e penso che insieme potremo fare una bella coppia”.
Diventare per KTM quello che Marc Marquez è stato per Honda?
Un legame fortissimo tra i due e una scelta che, quindi, fa venire un sospetto: KTM ha sì preso Bastianini e Vinales, ma sembra intenzionata a puntare tutto su Acosta. Sono mesi che il giovane spagnolo ripete “devono fidarsi di me” e ultimamente, intervistato da motorsport.com, ha pure scomodato il paragone pesante: “voglio fare come Michael Jordan che a un certo punto ha smesso di pensare ai suoi canestri per far crescere i Chicago Bulls”. Parole apprezzabili da un certo punto di vista, ma Jordan era Jordan e Acosta, per adesso, è solo Pedro Acosta. Tra l’altro in uno sport decisamente diverso, visto che non bastano un campo, due canestri e un pallone, ma ci sono di mezzo scienza e tecnica all’esasperazione. Il fatto che KTM abbia avviato la rivoluzione e che abbia poi scelto proprio l’uomo più vicino a Pedro Acosta per gestire il team di MotoGP ricorda un po’ la situazione di Honda qualche anno fa, quando l’unico riferimento di un intero marchio era Marc Marquez. Il rischio è grosso davvero, ma la rotta sembra tracciata.
Intanto su Motegi: “Abbiamo una occasione, siamo in crescita”
Per capire come andrà a finire e se Acosta, nonostante l’età, ha davvero l’esperienza per caricarsi sulle spalle un marchio, piuttosto che farsi supportare, sarà il tempo a dirlo. Ora, invece, deve essere ancora la pista a parlare e, soprattutto, la ricerca di quel risultato grosso da mettere nel sacco magari prima della fine del 2024. A Motegi, come ha affermato anche Marc Marquez, KTM può avere una grossa occasione.
“Questa pista – ha ammesso Acosta - è adatta alla nostra moto. L'anno scorso i piloti KTM furono tra i primi nonostante una gara difficile, e l'anno prima Binder era sul podio. Personalmente spero di essere di nuovo lassù. E’ vero che siamo migliorati nelle ultime quattro gare: a Mandalika era importante finire la gara al di là del risultato, per ottenere informazioni utili, ma in generale ci stiamo avvicinando alla testa e spero di continuare su questa strada. A Mandalika mi ha dato fastidio trovarmi su un podio che poteva non essere mio”. Il riferimento è alla segnalazione per la pressione delle gomme irregolare, con Acosta che ha raccontato come KTM è riuscita a dimostrare che il problema dipendeva da un cerchio difettoso: “Quartararo stava facendo il bagno e gli abbiamo preso l’acqua, immergendo tutta la ruota. E’ stato subito evidente che perdeva pressione e così non sono stato penalizzato”.
Sulla lotta mondiale tra Pecco Bagnaia e Jorge Martin: “sono noiosi”
“Quei due sono noiosi, c’è del sangue qui, dannazione” – ha scherzato Pedro Acosta nella sala stampa di Motegi.Il riferimento, è chiaro, è a Jorge Martin e Pecco Bagnaia, che si stanno giocando un mondiale e che, almeno a detta del giovane campione spagnolo, non sembrano per niente nel bel mezzo di una guerra anche psicologica.
“E’ necessario un po' più di gioco – ha aggiunto ancora - Pecco e Jorge sembrano troppo calmi, non stanno giocando a nessun tipo di gioco tra loro e sembrano non voler pensare più di troppo alla sfida psicologica”. Una sfida che per lo spettacolo e per differenziare la MotoGP dalla più noiosa Formula 1 dovrebbe, secondo Pedro Acosta, spostarsi anche fuori, non fosse altro che per fare un po’ di scena. Su come andrà a finire, però, il giovane campione spagnolo dice di avere già un’idea. “Punterei il mio Euro su Jorge Martin – ha concluso – A Mandalika ha preso coraggio gestendo anche le sue paure e non ha fallito”.