Charles Leclerc ha davvero puntato i piedi per il ruolo di prima guida in Ferrari? Ed è stata la decisione di Mattia Binotto di non dare al monegasco questo titolo ad aver definitivamente rotto qualcosa nella fiducia con i vertici di Maranello? Nei giorni che hanno accompagnato il discusso addio dalla Ferrari del team principal Mattia Binotto si è detto tanto, forse troppo, del fantomatico "ruolo" giocato da Leclerc nella scelta della dirigenza Ferrari, fino così ad insinuare che proprio il monegasco, e il suo entourage, abbiano "spinto" per un cambio al vertice del team.
Speculazioni che mettono Leclerc nella posizione più difficile possibile andando verso il nuovo campionato, con il rischio quindi di farlo passare per il capro espiatorio di un addio già da tempo nell'aria. Ma che cosa c'è di vero nel tanto chiacchierato "desiderio di Leclerc" di essere riconosciuto come prima guida? E come sono ad oggi i rapporti tra lui e il suo compagno di squadra Carlos Sainz?
Il giornalista Roberto Chinchero analizza, tra rumors e conferme, l'attuale situazione piloti Ferrari in un lungo articolo pubblicato per Motorsport.com, in cui vengono messe in luce le dinamiche tra i due Carli di Maranello: "È bene premettere che dopo due anni di convivenza tra Charles e Carlos non c’è ruggine - sottolinea subito Chinchero - il loro rapporto è ancora definibile ‘buono’ considerando che dividono lo stesso box, nulla a che vedere con garage spaccati in due, contatti in pista e guerra psicologica".
Ricordiamo che Carlos Sainz non ha, all'interno del suo contratto, clausole che lo vincolino al ruolo di seconda guida così come Charles Leclerc non ne ha di relative al suo possibile ruolo di prima guida nel team, inoltre la gestione "a due punte" sempre sottolineata da Mattia Binotto nel corso del 2022 ha aumentato la consapevolezza di entrambi i piloti sulla scelta Ferrari di non avere un unico pilota con il quale lottare per il titolo: una scelta, stando a quanto discusso in queste settimane, potrebbe cambiare con il 2023.
Ma è sbagliato dire che a Leclerc sia mancato lo status di prima guida, perché così non è. Al monegasco, in momenti complessi del 2022 che lo vedevano ancora in lotta per il mondiale, è mancato il supporto del team: "A dispetto di una posizione di classifica favorevole - continua Chinchero su Motorsport.com - in alcuni casi la strategia si è rivelata per lui un handicap che ha finito col favorire Sainz. È uno scenario ben diverso rispetto a quello di un pilota che punta i piedi pretendendo di essere il numero uno del team".
Che cosa vedremo dunque nel 2023? "Garantire ai due piloti un avvio di stagione senza gerarchie è nell’interesse di una squadra che deve crescere - prosegue il giornalista, voce di Sky Sport Italia al fianco di Carlo Vanzini e Marc Gené - Saranno gli obiettivi e la classifica a decidere se sarà necessario dare delle priorità, e a Leclerc sapere di giocarsela in pista sta benissimo. Se poi la monoposto 2023 si confermerà competitiva in chiave mondiale, arriverà anche il momento in cui gli sforzi andranno incanalati in una direzione".