Negli ultimi mesi Marc Marquez ha parlato principalmente di tre cose: la sua condizione fisica (buona, ma da migliorare) quella della Honda (pessima, perché serve un’idea a Sepang) e i limiti del campionato, da un calendario troppo fitto di impegni al regolamento tecnico. In breve, quello di oggi è un Marc Marquez molto diverso da quello visto fino a Jerez 2020, quando viaggiava costantemente una spanna sopra agli altri: è diverso nell’approccio con la stampa quando dice di essere “un piccolo bastardo”, lo è in pista quando cerca il pilota giusto da cui farsi trainare e, chiaramente, anche nel modo di vedere le corse.
Rischia ancora Marc Marquez, ma a quasi trent’anni comincia a mostrare un po’ di insofferenza per lo sport: "Più fattori aggiungi a una moto, più il pilota dipenderà da lei e non viceversa”, ha raccontato al podcast En La Honda. “Prima stavi dietro a un pilota, prendevi la scia e la cosa ti semplificava la vita. Ora se insegui qualcuno diventa quasi più complicato: devi sapere come farlo perché cambia totalmente la tua moto", le sue parole. Eppure durante il 2022 si è trovato più volte a seguire i piloti più in forma per trovare quel paio di decimi utili alla causa, scatenando anche una piccola diatriba sulla legittimità del gesto. Sta di fatto che secondo lo spagnolo il calendario andrebbe rivisto (“Con 20 gare eravamo già al limite”) e arodinamica e abbassatori dovrebbero essere aboliti. Il che può essere un modo per restituisci uno spettacolo migliore in pista, ma nessun vincente chiederebbe mai di cambiare le regole.
Marc, quando vinceva, non l’ha mai fatto. E se fosse lui a guidare una Ducati, che su queste tecnologie hanno investito moltissimo, forse la vedrebbe diversamente, cercando di sfruttare al meglio un vantaggio tecnico che per quanto piccolo può fare una differenza enorme in MotoGP. Un Marc Marquez in forma può ancora fare paura e vincere tanto, ma quando parla di un motociclismo ormai più facile per tutti e meno spettacolare non fa altro che sembrare più vecchio di quello che è in realtà, anche perché la situazione la conosce anche lui: prima del 2027, quando Dorna manderà in pensione l’attuale regolamento tecnico, sarà difficile che le cose cambino. A meno che tutti i costruttori si trovino d'accordo.