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Leclerc-Sainz, verso l’ultimo atto di una guerra fredda: ma davvero può esistere l’amicizia tra i due piloti come ci fa credere Maranello? Oddio, avvocato…

  • di Luca Vaccaro Luca Vaccaro

29 novembre 2024

Leclerc-Sainz, verso l’ultimo atto di una guerra fredda: ma davvero può esistere l’amicizia tra i due piloti come ci fa credere Maranello? Oddio, avvocato…
Tra foto sorridenti e team radio al fuoco, la convivenza di Charles Leclerc e Carlos Sainz non è sempre stata lineare così come il Cavallino c’è l’ha presentata. In Qatar e ad Abu Dhabi però non c’è spazio per l’ego di nessuno dei due, visto il titolo costruttori da rincorrere. Per una volta, tolti i soliti “sorrisi di facciata” di un mondo poco adatto a stringere amicizie, nessuna rivalità è ammessa

di Luca Vaccaro Luca Vaccaro

Quella tra compagni di box è una relazione che da sempre ha creato grattacapi, specie quando in ballo c’è la possibilità vittoria. Storie fatte di team radio al fuoco verso l’altro, scontri e addirittura addii a causa del clima insostenibile creatosi in squadra: chiariamoci, gli ultimi due casi non sono certamente quelli di Charles Leclerc e Carlos Sainz, due piloti che, nel loro periodo di convivenza che sta per terminare, si sono sempre mostrati -quantomeno in pubblico- rispettosi l’uno verso l’altro. Qualche parola dura però, che si tratti di un team radio a caldo o di un’intervista post gara, i due se la sono scambiata.

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Il tema ricorrente? Uno dei due che non rispetta a pieno le indicazioni fornite dalla squadra, intavolando battaglie che hanno fatto storcere più volte il naso. In tal senso, Las Vegas è stata solo la punta dell’iceberg: tolto infatti il primo anno di convivenza, il 2021, in cui Charles e Carlos si sono ritrovati a correre con la SF21, certamente non la miglior vettura realizzata a Maranello, a partire dal 2022 le cose sono cambiate. Il rispetto alla base c’è sempre stato, ma è impossibile affermare che tutto sia filato sempre liscio. Da Silverstone ’22, dove c’è stato il primo vero scontro a Las Vegas 24’, i due più volte si sono punzecchiati, salvo poi ritrattare toni e accuse nell’immediato. Un qualcosa di visto e rivisto e che forse, ha anche un po' stancato chi la F1 la guarda.

Al termine del GP americano però, un messaggio chiaro è arrivato ai due, direttamente dal team principal della scuderia Fred Vasseur: in queste ultime due cruciali gare stagionali, non c’è spazio per scontri, in quanto l’unico obiettivo è e deve essere la conquista del maggior numero di punti possibili, vista la lotta in atto tra la Ferrari e la Mclaren per la conquista del titolo costruttori. Un titolo che manca a Maranello da sedici lunghi anni in cui, complici scelte sbagliate e una gestione che talvolta non ha saputo massimizzare le opportunità che la pista ha fornito, ci si è dovuti accontentare solo di podi, vittorie e sorrisi amari. Un’occasione ghiotta, nonostante i 24 punti che separano le due squadre, visto il trend delle ultime sette gare: dopo la vittoria di Monza, Ferrari ha iniziato a recuperare punti su punti, mentre Mclaren, soprattutto tra il Brasile e Las Vegas è parsa rallentare la sua corsa, motivo per cui nessuno scontro è ammesso.

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Non c’è dunque spazio per “l’ego” di nessuno dei due piloti: in Qatar e ad Abu Dhabi si lavorerà insieme, per raggiungere un obiettivo che fino al GP d’Italia pareva essere impossibile. Quanto all’amicizia tra i due, spesso immortalata dai flash di casa Ferrari, la storia è diversa: difficile credere che sia davvero così, d’altronde il compagno di box è sempre “il tuo primo rivale”, un qualcosa che si impara già nei primissimi anni di karting ed è altrettanto vero che tra piloti che corrono cercando il limite non ci si potrebbe aspettare qualcosa di diverso. Una rivalità che, seppur non si sia arrivati agli stracci come nel caso di Hamilton-Rosberg, per non tornare troppo indietro negli anni, ha però evidenziato, e anche esaltato, qualche caratteristica dei due: da un lato la spontaneità e l’istintività di Charles, il cui stato d’animo è spesso comprensibile senza doverne nemmeno ascoltare le parole, dall’altra l’abilità nel comunicare di Carlos, un pilota che del ragionamento e delle scelte ponderate ha fatto il proprio cavallo di battaglia.

A conti fatti, difficile immaginare che ci sia davvero qualcuno che creda all’immagine di Carlos e Charles mostrata dalla scuderia, troppo istituzionale per essere vera. Il motorsport, tolto qualche raro caso, non è il luogo adatto a stringere i rapporti di una vita tra i piloti. Certo, si può collaborare come fatto dai due in questi anni, ma non c’è rapporto che tenga dinanzi alla possibilità di affermarsi come il migliore.

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