Pedro Acosta è arrabbiato e non fa niente per nasconderlo. Anzi, nella sala stampa di Silverstone, subito dopo la Sprint, ricorre a termini pesanti: “frustrante”, “vergognoso”, “disperato”. Niente di decontestualizzato, sia inteso, e tutto perfettamente spiegabile con l’umano sfogo di un ragazzo consapevole di avere un gran talento, ma pure di ritrovarsi tra le mani una moto che non gli permette di esprimerlo. Ci sta, è sacrosanto e, anzi, è così che deve essere quando ci si gioca tanto e quando il fuoco della competizione brucia come brucia quando si hanno vent’anni. Prima di riferire cosa ha davvero detto Acosta in sala stampa, però, la riflessione che viene da fare è un’altra.

Sì, perché il giovanissimo pilota spagnolo è il sogno di quasi tutti sul mercato, eppure ha parlato chiaro: “non voglio rotture traumatiche con KTM, che è il marchio che mi ha cresciuto e a cui devo tutto. Ho ancora un anno di contratto con KTM”. Attenzione, non è un passaggio da poco, soprattutto se si considera che il manager di Acosta è quell’Albert Valera che è anche manager di Jorge Martin e che da molti è stato visto come il manovratore dell’operazione che avrebbe potuto portare a una rottura di martin con Aprilia per accasarsi in Honda e con un ingaggio faraonico. Nel paddock, tra l’altro, si dice che quell’ingaggio faraonico la Honda l’avesse proposto per primo proprio a Pedro Acosta. Ma trovando una risposta diversa da quella che, evidentemente, è stato pronto a dare Jorge Martin. E nonostante la situazione del campione del mondo e quella di Acosta siano sostanzialmente diverse: uno fermo e infortunato e l’altro a dannarsi per provare a andare forte con qualcosa che forte non vuole andarci e, tra l’altro, pure nel bel mezzo di una crisi aziendale che farebbe scappare pure i cuori impavidi. Uno è a casa senza la possibilità di capire se e come riuscirà a amarsi con l’Aprilia e l’altro, invece, arriva a sbroccare in sala stampa. Senza, però, cedere a alla tentazione della non lealtà.
“È frustrante – ha detto - non avere gli strumenti per combattere, non mi piace guidare, ancora meno partire quattordicesimo e finire ottavo o nono. Non voglio scendere in pista per accumulare giri, ma per combattere. È difficile correre così, KTM è al top, è un marchio vincente, senza dubbio, ma in MotoGP manca qualcosa. I ragazzi sanno come vincere campionati e gare molto difficili". C’è la frustrazione, quindi, c’è la forza di arrivare a definire “vergognoso” il posteriore della moto, ma contestualmente c’è la volontà di onorare un patto. Al limite fissando una data ultima che potrebbe sì segnare una separazione, ma senza traumi. E senza troppi clamori intorno, soprattutto prima che le scelte si consumino nei tavoli dove devono consumarsi. Ok, il giudizio è forte e qualcuno potrebbe offendersi, ma viene da dire che anche sul mercato la differenza la fa il pilota, l’uomo, pure quando il manager è lo stesso.

“È difficile non avere grip fin dal primo giro – ha aggiunto, come riferisce la testata spagnola Motosan, Pedro Acosta - Hai problemi di trazione per tutta la gara dal primo giro. È vero che più tardi, a metà gara, abbiamo fatto dei buoni giri, e poi siamo calati come tutti gli altri, ma è tutto difficile: non possiamo mettere potenza alla ruota in qualifica. Nei primi giri della gara perdiamo un'enorme quantità di tempo e in gare così brevi non lo recuperi. Beh, la situazione è disperata. Penso che siamo la moto con meno grip di tutta la griglia . Abbiamo un avantreno molto buono e un posteriore vergognoso . Sul giro veloce possiamo essere lì, ma poi in termini di ritmo siamo indietro di mezzo secondo. Onestamente, speravo di vedere Viñales volare di nuovo, ma non l'ha fatto e questo mi uccide. Devo mantenere la calma, ma è dura affrontare i fine settimana in questo modo”.
Sì, sono parole forti. Sì, sono uno sfogo che racconta di un ragazzo che non ne può più. Ma pure di un ragazzo che vuole spronare un ambiente piuttosto che cercare più o meno in segreto sentieri per scappare via prima che tutto crolli. Parole che non mettono in discussione la lealtà verso chi lo ha cullato, cresciuto, accolto. E pagato fino a qui. Anche se ci sarà da separarsi (non è un segreto che vuole una Ducati), magari prima del tempo e con l’unica condizione di non farlo in maniera traumatica. Non è poco. Anzi, è tantissimo, soprattutto di questi tempi rispetto all’altro grande tema sulla MotoGP che ha tenuto banco prima di questo GP d’Inghilterra.