Luca Marini, ad oggi, è uno dei piloti più interessanti nel paddock della MotoGP, quello con cui vorresti davvero passare una serata al bancone del bar: parla chiaro, non dà risposte scontante - nemmeno quando le domande sembrano vuote - e per essere lì lavora come e più degli altri. È probabile tuttavia che visto la dedizione alla causa non tocchi alcol. Ad ogni modo, quando si è presentato per parlarecon i giornalisti in occasione del lancio per il Mooney VR46 Racing Team lo ha fatto con il sorriso e una consapevolezza diversa rispetto a fine stagione: il ‘click’ in termini di approccio di cui si parla spesso lui sembra averlo fatto questo inverno, lavorando su sé stesso per crescere “più di quanto sia riuscito a fare in tutta la stagione”. In Malesia nessuno è andato più forte di lui e oggi Luca Marini sembra dare il via alla sua personalissima stagione del raccolto. Così ci parla degli stipendi troppo bassi per i piloti, delle complicazioni derivate dalla sprint race e anche della proposta di Yamaha che vorrebbe la VR46 a gestire il team satellite. Luca Marini è così, un rock a bassa voce che va ascoltato attentamente. Come Thom Yorke.
La prima cosa da chiedere, a lui come ad altri, è un'opinione sul nuovo format pensato da Dorna, che dal 2023 mette sul tavolo le gare sprint il sabato con l'obiettivo di aumentare lo spettacolo in pista, il pubblico in circuito e l'engagement televisivo senza però aumentare gli stipendi di chi le corse le fa di mestiere: “Questo è un grosso problema", la risposta di Luca. "Secondo me non guadagniamo abbastanza soldi e ogni anno diventa peggio per i piloti. Questo però è un problema per i team e non solo in MotoGP, anche in Moto2 e Moto3. Il pilota di MotoGP lo è per 365 giorni all’anno e c’è tanto stress, proveremo a chiedere di ridurre i giri di alcune gare anche se per me non è un problema, perché sono preparato e sto bene sulla moto, ma per altri piloti lo è. In Superbike fanno tre gare ma le più lunghe hanno 20 giri, non 27, e quegli ultimi 7 sono molto lunghi e duri. Chiederemo di ridurre i giri perché sappiamo che la cosa più importante è avere uno show migliore”.
Complice la vittoria della Roma sulla Juventus, di cui Marini è grande sostenitore, si è anche parlato di calcio: "Lì si guadagna di più? Eh si, parecchio", dice lui con una risata. "Ripensando al mio passato ogni tanto mi dico che forse avrei dovuto fare un provino, che ne so, al Cesena. Ma alla fine le moto mi danno più emozioni e sono quello che cerco come stimolo. Anche perché finalmente siamo lì, vicini al nostro traguardo. Quando ci pensi ogni giorno e hai tempo per farlo ti dici ‘cavolo, devo essere fiero del lavoro che ho fatto’. Siamo davvero fortunati ad essere in un team di MotoGP a lottare per vincere con una moto così buona. Siamo unici, pochi nel mondo possono provare queste emozioni”.
Interessante poi quando parla del nuovo approccio al weekend: se per Dani Pedrosa le gare sprint saranno prive di sorpassi perché tutti spingeranno al limite, per Luca Marini la diretta conseguenza è che le qualifiche avranno un'importanza ancora maggiore: “Per prepararmi a queste nuove gare sono allenato soprattutto al Ranch, dove la situazione è abbastanza sicura e mi trovo molto bene a battagliare con gli altri. A vedere le dichiarazioni che sta facendo Danilo Petrucci la sprint race sembra un disastro e conoscendo il livello della MotoGP penso che sia ancora peggio. Il problema è che questo permette di essere competitivi anche ai piloti che non riuscirebbero ad essere veloci sulla gara lunga: si può correre con una mescola più morbida, chi ha problemi di consumi o chi guida un po’ male può comunque essere lì con una buona qualifica. E la qualifica adesso è diventata il 75% di un weekend”.
A questo si aggiunge il fatto che superare con una MotoGP di oggi è diventato piuttosto complicato, cosa che potrà risolversi soltanto con un nuovo regolamento. Il motivo però, Luca lo sa spiegare meglio di altri: "Ci sono le ali, ma anche le gomme che si scaldano sempre di più e se hai una moto davanti è dura: dietro alla Honda per esempio ti sembra di essere in un forno e anche il motore della tua moto soffre, oltre i 120 °C il motore inizia a non andare più e diventa ancora più difficile, specialmente nelle gare calde. L’aerodinamica, l’abbassatore e l’elettronica influiscono, dovremo essere bravi noi piloti a inventarci i sorpassi. Sicuramente andremo verso una MotoGP più complicata, per cui bisognerà lottare di più. Se mi aspetto di fare un clicl ,mentale dopo la vittoria? A me non è mai capitato, e anche quando ho vinto in Moto2 lo step l’avevo già fatto. La vittoria arriva quando deve arrivare, questo inverno sono cresciuto molto. Mi sono divertito e sono migliorato di più in questi tre mesi che in tutta la stagione scorsa. Arrivo con una bella mentalità, anche grazie ai risultati nei test. Per carità, i test non sono gare, io però mi sento pronto”.”.
Marini racconta anche le differenze che si riscontrano nella telemetria di due piloti con una moto simile ma diversa, cosa che ha avuto modo di capire lo scorso anno assieme a Marco Bezzecchi. Perché se è vero che quest'anno entrambi avranno una Desmosedici GP22, nella stagione appena passata quella moto era stata affidata esclusivamente a Luca: “Se hai due moto identiche quando guardi i dati è più facile. Perché con due motori diversi magari le linee sulla telemetria sono uguali, però dentro c’è tantissimo: il gas che il pilota dà con la manopola può essere diverso rispetto a quello che fa il motore e anche se la linea è simile il risultato diventa un altro. Per questo l’anno scorso tendevo a non guardare troppo i dati di Bezzecchi. Tra me e gli altri ragazzi dell'Academy? Beh, c'è una sana competizione. Ora ancora di più rispetto agli anni scorsi, perché siamo tutti pronti a lottare per il podio in una gara di MotoGP. È un bello stimolo per la quotidianità”.
Per chiudere un'altra domanda fondamentale: Yamaha vuole la VR46 per il team satellite e Ducati al momento è l'opzione migliore per un pilota, dove andrebbe Luca Marini se potesse scegliere tra una M1 satellite con Valentino Rossi sul serbatoio e una Ducati gestita da altri? “È una domanda difficile", la risposta di Marini. "Sicuramente Yamaha ha bisogno di fare altre due moto e dovrà trovare per forza un team, in questo momento è un loro grande problema. Solo in due secondo me è tutto più complicato e anche Aprilia avrà grandi benefici con altre due moto in pista. Detto questo i piloti secondo me non si sentono in un team o con un costruttore, si sentono piloti. Alla fine è uno sport individuale: fai parte di un team, tutti lavorano per te e tu lavori per loro, ma alla fine lavori per te stesso. Se Valentino Rossi ha cambiato moto tante volte è anche quello che lo ha reso ancora di più il più grande della storia. Non è che sei un dipendente, sei te stesso e si lavora insieme. Se mi guarderò intorno? Sinceramente mi sembra di stare bene dove sto, non mi lancerei in un’avventura strana! Quello che vuole ogni pilota è divertirsi e vincere, che è l’unico modo per avere una carriera lunga: se non stai lì davanti dopo un po’ è difficile, i sacrifici sono tanti e se non ti torna mai indietro qualcosa… anche perché non si guadagna più niente, corri per vincere. Fare 14° per portare a casa lo stipendio non credo lo faccia più nessuno”.