Trentacinque anni nelle corse, diciannove con Honda HRC. Da meccanico, a pilota a team principal e team owner della LCR Honda, Lucio Cecchinello è un’istituzione del paddock. Classe 1969, Cecchinello è tra i manager più quotati della MotoGP per la serietà , la correttezza e la grandissima professionalità. Lo scorso anno, il suo pilota giapponese Takaaki Nakagami ha sorpreso tutti conquistando una pole e mettendosi spesso in luce nella lotta per la vittoria. Un po’ d’inesperienza e la moto 2019 lo hanno talvolta tradito. Questo 2021 doveva essere l’anno della conferma, cosa che è mancata. È stato un inizio in salita anche per Alex Marquez che la scorsa stagione da rookie aveva stupito con due podi in Francia e Aragon, mentre quest’anno sta visibilmente faticando.
Qual è il bilancio di questa prima parte di stagione?
Sicuramente inferiore alle aspettative. Inutile negarlo. Abbiamo avuto diversi problemi con entrambi i piloti già dai test e dalle prime gare a causa dei pneumatici Michelin. Lo sviluppo è andato in una direzione che ha visto i nostri competitor adattarsi più velocemente della Honda.
Takaaki Nakagami era stato la sorpresa del 2020 e quest’anno tutti si aspettavano la sua consacrazione. Cosa è mancato?
Taka è passato da una moto 2019 ad una 2021 e questo ha richiesto un processo di adattamento.
Mentre per Alex Marquez?
Stessa cosa, solo che per lui con il passaggio dal team ufficiale a LCR si è trattato di conoscere e adattarsi al nuovo team. Non solo, le troppe cadute (oltre dieci tra prove e gara) gli hanno fatto perdere un po’ di confidenza, per cui Alex si trova ancora al centro di un processo di apprendimento.
In qualche modo si conferma il fatto che sia solo Marc Marquez l’unico in grado di far andare forte questa moto.
Marc è il pilota più longevo e il più vincente con Honda di questi ultimi dieci anni, per cui si è cucito la moto addosso. Un 5 volte campione del mondo come Jorge Lorenzo non è riuscito ad adattarsi alla RC212V e anche Pol Espargaro sta facendo fatica. Orfana di Marquez nel 2020, la Honda ha perso un leader anche per quel che riguarda lo sviluppo della moto e questo si vede dal numero di pezzi che abbiamo da provare. Adesso occorre semplificare e sono sicuro che con il ritorno di Marc, Honda sarà in grado in fare il passo in avanti necessario.
Qual è l’obiettivo?
Il target è chiaro: avere una moto con cui possano andare forte più piloti.
Il mercato piloti ha riservato grandi sorprese prima della pausa estiva, la line-up della LCR è confermata anche per il 2022?
Sia Nakagami che Alex Marquez sono confermati, ma ancora non sappiamo quale specifica di moto avremo. Penso che potremo contare sempre su due moto factory, ma ancora non ne abbiamo la conferma.
Come vedi questo campionato?
Estremamente livellato e competitivo. Yamaha sta facendo un ottimo lavoro, ma anche Ducati, Suzuki. E sono cresciute molto pure KTM e Aprilia.
Manca Honda.
Arriverà presto, adesso che Marc è tornato.
Chi vedi come favorito per il titolo?
Quartararo. Non vedo nessuno in grado di infastidirlo, perché i suoi avversari non hanno mostrato quella regolarità e solidità che ha Fabio quest’anno.
Da ex-pilota e oggi Team Principal, come vedi Valentino Rossi?
Valentino merita un monumento in ogni circuito in cui andiamo, perché ha il grande merito di aver fatto entrare il motociclismo in tutte le case. Grazie a lui è cresciuta enormemente la popolarità della MotoGP. È unico. Poi, tutte le cose non sono eterne e un calo di prestazioni fa parte del corso naturale degli eventi. Ogni epoca ha un suo stile e Valentino in questo momento sta lottando con ragazzini di 20 anni. Lo stile di guida è cambiato e non è facile adattarsi. Sarebbe come prendere i migliori calciatori di 20 anni fa per fargli giocare la finale dell’Europeo, contro gli inglesi. Non usciremmo vincenti, perché il modo di giocare è cambiato.