“Le moto? Qui entriamo in un settore che…io sono per Valentino…Rossi. Anche se non corre più tengo per lui” – dice il primo. “Ah, io da quando non c’è più Valentino ho smesso quasi completamente di interessarmi”, commenta il secondo. “Io invece sono ducatista da sempre – si inserisce il terzo - anche perché mi sono affezionato a certi corridori, iniziai a seguire la SBK e a me Troy Bayliss, con quel detto ‘siamo tutti figli di Troy’, mi faceva impazzire. L’italiano che mi ha dato più soddisfazioni oltre ogni limite è stato Frankie Chili. Poi mi sono affezionato proprio ai somari, tipo Capirossi che ha vinto la prima della Ducati nel 2003 a Barcellona. Infine mi sono affezionato a Stoner, come fai a non affezionarti a Stoner?”.
Il primo è Paolo Cevoli, il secondo risponde al nome di Duilio Pizzocchi, il terzo si chiama Giuseppe Giacobazzi. “The social Bros”, il loro nuovo podcast, è una delle produzioni più divertenti che possiate trovare in giro per il web. Sembra di ascoltare tre amici di lunga data che se la spassano al bar, tra ricordi che tornano in superficie e la voglia matta di cazzeggiare, di parlare di tutto e di più – del più e del meno – senza limiti o scalette prefissate. Nell’ultima puntata i tre cabarettisti si sono seduti attorno ad un tavolo con l’intenzione di parlare di moto e piloti: per metà episodio, imbeccati da Cevoli e da un suo remoto viaggio in Georgia, hanno disquisito sulla pronuncia corretta di “Atlanta”, poi si sono domandati se la popolazione dei sassoni sia di origine tedesca o inglese, prima di annunciare in coro che nutrirsi di mandorle tostate fa bene alla salute.
Ad un certo punto un ascoltatore sui social li ha interrotti e ha insistito per intavolare qualche discorso serio sui piloti della MotoGP, figure che hanno sempre fatto parte – e non in maniera defilata – degli spettacoli dei tre artisti. Cevoli è partito così: “Cosa fa Stoner adesso, ha aperto una pizza al taglio?”. Pronta la risposta di Giacobazzi: “Va a pesca, lui pesca. Quando si è ritirato ha rifiutato la stagione in Honda in cui l’avrebbero ricoperto di soldi dalla testa ai piedi”. Così il comico di Alfonsine ne ha approfittato per approfondire il suo legame con il motociclismo: “Io il primo casco che comprai integrale fu una replica di Rainey. Andavo a girare a Misano con quello e con una Honda. Oggi sono molto amico di Dovizioso e Bezzecchi, ma i piloti sono timidissimi. Una volta che li metti davanti ai microfoni è difficile che riescano ad esprimersi in maniera fluida, tranquilla e serena. A parte Vale, personaggio, e il povero Sic, che non aveva filtri ed era meraviglioso”.
Uno dei momenti più spassosi è andato in onda quando Cevoli, riallacciandosi al collega, ha raccontato i retroscena di una delle coppie più pop della televisione italiana tra gli anni 2000 e 2010: il duetto composto da The Doctor e l’assessore comunale Palmiro Cangini ha per certi versi rivoluzionato il linguaggio pubblicitario, componendo sketch che ancora oggi restano indimenticati. “Io Valentino lo conobbi nel 2002 quando lui si mise sul casco la scritta fattinonpugnette.com. Io lo tifavo ma non lo conoscevo, andai conoscerlo e a reclamare, perché quella era una trovata mia. Infatti gli dissi 'Valentino, se vuoi continuare a tenere quella scritta lì, mi devi pagare 50 euro'. Successe al Mugello, la sera prima della gara andammo a fare una grigliata in auto, in un agriturismo. C’erano tre Opel Astra noleggiate, una la guidava Valentino, una Macho Melandri e una Loris Reggiani. Mai più su un Opel Astra (Cevoli ride, ndr). Erano delle 1100 o delle 1300, e loro facevano a sportellate. Tanto erano a noleggio, ca**o gliene fregava a loro. Non è che se Valentino Rossi va all’Avis qualcuno gli rimprovera qualcosa. Poi feci una volta una gara di karta Misanino, mentre io avevo fatto un quarto di giro lui mi aveva già doppiato. Dopodiché mi sono infilato nell’erba, sono uscito, basta. Chiesi a Valentino come avesse fatto, e lui ‘ah, coi kart fai così, spingi tutto a tavoletta e ogni tanto tocchi il freno’ (ridono tutti, ndr).
Infine è toccato a Pizzocchi riportare in auge sapori (e odori) antichi: “Io andavo a vedere le corse di moto nei tempi dei tempi, quando c’erano Agostini, Phil Read e Kenny Roberts. Ricordo alle Acque Minerali, a Imola, quando c’erano ancora le MV quattro tempi, Agostini e Phil Read guidare queste moto che pareva avessero quattro tromboni spalancati dietro, che meraviglia. Venivano giù dalla discesina della Piratella col motore chiuso che scoppiava dentro”. Cevoli si è inserito senza pietà: “Una puzza di olio di ricino però, perché?”. Non si è fatta attendere la precisazione di Pizzocchi: “Coi due tempi intendi”. “Coi due tempi certo – si è corretto Cevoli prima di affondare una sottile presa in giro - cosa gli mettevano? Qui entriamo nel tecnico, quanta cultura che ha Pizzocchi!”. Pizzocchi che non ha fatto un plissé: “L’olio di ricino lo mettevano dentro la miscela, perché a differenza del quattro tempi il due tempi non ha la lubrificazione separata”. Solo la chiusa di Cevoli dovrebbe convincervi ad ascoltare “The social Bros” quando vi sentite un po’ soli: “Non possiamo lavorare come i matti ragazzi. Io sono pensionato, Pizzocchi è pensionato, te Giacobazzi sei l’unico che non è pensionato. Noi cominciamo ad avere un’età, basta così per oggi”.