Signori piloti, una preghiera: siate come Marc Marquez in questi tempi difficili, senza moto in pista e i parenti sempre più vicini alle feste natalizie pronti a mettere il vestito giusto, a preparare pranzi, regalini, pacchettini, discorsetti. Siate come Marc Marquez che rilascia interviste a El Chiringuito de Jugones, un qualche varietà spagnolo, per distrarci da cene e pranzi e viaggi e tutto il resto, che i primi test sono a febbraio - ma i giornalisti non saranno benvenuti - e la noia ci attanaglia.
Marc Marquez, dicevamo, parla in televisione e ci dà qualcosa da scrivere, libero dalla paura che qualcuno possa tirare fuori un titolo un po’ eccessivo o che la gente possa pensare male di lui: facciamoli divertire, si sarà detto, facciamo parlare di Marc Marquez, che nonostante tutto resta ancora il primo motivo per cui la maggior parte della gente accende la TV la domenica dopo pranzo. E così, per fare il giro del mondo, parla di Valentino Rossi: “Non credo che Valentino ce l’abbia con me”, ha detto con il sorriso di Bart Simpson che butta nel cesso le chiavi della macchina del padre. “Quando parliamo l’uno dell’altro dobbiamo misurare molto bene le parole, perché basta una piccola frase per scatenare il caos. Al momento non mi interessa fare nessuna guerra con lui, sono concentrato sulle corse. Non penso che lui cerchi lo scontro con me e se lo facesse non lo troverebbe, perché due non litigano se uno non vuole, e io ora non voglio”.
Una cosa del genere Marc l’aveva detta anche questa estate, quando Valentino, ospite a Mig Babol, ci aveva restituito la sua opinione su Marquez senza barriere, un’opinione così dura e diretta che secondo alcuni giornalisti spagnoli era stata pensata con l’idea di destabilizzare Marc nella lotta al titolo. Sta di fatto che Marquez risponde con qualche frecciatina (per esempio lo ha fatto a Barcellona, a fine stagione) e parla ancora di Valentino in modo generoso quando gli chiedono chi siano, a parte lui, i cinque migliori della storia: “Il numero uno è Valentino Rossi, anche se per i titoli direi Giacomo Agostini. Ma sì, per me i grandi della storia sono Giacomo Agostini, Ángel Nieto, Valentino Rossi… e altri due sono complicati, direi Mick Doohan che, dopo un gravissimo infortunio alla gamba, ha vinto cinque titoli. E il quinto… la storia è complicata se torni indietro di tanti anni, ma stando nell’era moderna direi Jorge Lorenzo. Io non mi metterò mai con questi cinque nomi, al limite lascio che lo facciano gli altri”.
In questa lunga intervista, Marc Marquez ha parlato anche piuttosto chiaramente della totale assenza di amicizia tra i piloti della MotoGP. Che sarà pure un discorso vecchio, già sentito e ridondante, ma da un certo punto di vista va sempre ricordato: “Fuori dalla pista sì, puoi avare un buon rapporto, dentro no. In gara devi essere egoista; se provassi affetto per qualcuno sarebbe per mio fratello, ma è una battuta. In pista devi essere egoista perché competi per lo stesso obiettivo: il titolo, il podio. Vuoi la stessa moto, lo stesso team. Non puoi essere amico di chi vuole portarti via la moto”. Vero. Come è vero che i piloti riconoscono il valore dei rivali, lo fanno senza problemi perché sanno di cosa ci sia bisogno per fare certi tempi sul giro. Poi però, per vincere, devono scordarsi di questa roba.
Qualcosa del genere Marc la dice di Pecco Bagnaia, che a Misano - quando Marquez vinse con tanto di tuta dedicata a Fausto Gresini - ha chiesto al pubblico di smettere di fischiare: “È un dettaglio da gentiluomo. I fischi e via dicendo possono sempre esistere, ma se qualcuno può fermarli è proprio il pilota, il protagonista del momento. Pecco ha fatto un gesto da gentiluomo, è l'idolo italiano e in questo momento guidare un po' i tifosi. Io li accetto, i fischi, finché fischiano e basta non succede nulla”. Di Bagnaia parla anche di come è stato il primo giorno da compagni di squadra, niente che non si sia visto dalle diverse telecamere puntate su di loro nel martedì dei test a Barcellona: “Mi ha accolto bene, non freddo. Mi ha accolto al box, abbiamo discusso insieme di argomenti riguardanti la nuova moto, la GP25. Alla fine siamo una squadra, se non vince uno deve vincere l'altro e noi siamo obbligati a farlo. Preferisco vincere, sì, ma in preseason devi aiutarti un po’ per creare la moto migliore. Poi in pista vinca il migliore”.
Lui ha già vinto a parlare.