Diciamolo subito: la seconda parte dell’intervista di Andrea Migno a Valentino Rossi è una bomba totale. Più di un’ora di godimento assoluto e ancora più densa della prima puntata, che pure era stata spettacolare. Solo che in questa seconda parte, ripercorrendo la storia del Dottore, c’è di mezzo il 2015 e mettere tutto dentro un articolo solo sarebbe da pazzi. Abbiamo deciso di dedicare uno spazio, qui, alla ricostruzione fatta da Valentino Rossi sul 2015 e sulla rivalità e la feroce lotta con Marc Marquez, dando alla puntata intera uno spazio diverso.
Tutto è cominciato in Argentina
Sì, perché su quell’annata maledetta e che ha segnato per sempre la storia del motorsport, Valentino Rossi s’è soffermato a lungo. Raccontando che da tempo gli dicevano di stare attento a Marc Marquez, nonostante tra i due i rapporti fossero ottimi. Poi, però, in Argentina è cambiato tutto. “Io sentivo di poter vincere quel mondiale, avevo quella sensazione lì – dice Rossi – Quando sono tornato in Yamaha da Ducati sapevo che ci sarebbe voluto del tempo e così, dopo il 2013 e n 2014 in cui le cose erano andate sempre meglio, avvertivo che il 2015 poteva essere l’anno buono. Pronti, via: in Qatar ho vinto e Marquez s’è steso. Quindi mi sono detto ‘ok, per lui comincia così, non è male’. Poi è arrivata l’Argentina: ero dietro, ma ne avevo più di lui perché la Yamaha con la hard di Brisgestone volava quando si riusciva a farla andare in temperatura. Quando l’ho preso ho pensato che ok che era Marquez, ma andavo tanto più forte e quindi l’avrei superato in maniera facile. Alla curva dopo il rettilineo ero abbondantemente davanti, ma lui, invece di mettersi dietro e seguirmi, mi ha colpito. Lo ha fatto apposta per buttarmi giù. Io gliel’ho restituita e è caduto. Poi ha continuato a fingere di andare d’accordo, di leccarmi il culo, insomma quelle cose lì”.
Marc Marquez e Emilio Alzamora l’hanno giurata a Valentino Rossi dopo Assen
I rapporti, però, sotto sotto erano già cambiati e a Assen Marc Marquez e Valentino Rossi si sono trovati di nuovo a bagarrare. “Ci alternavamo: io lo superavo e lui mi risuperava – racconta il Dottore - Era un duro e non voleva lasciarmi andare, e abbiamo raggiunto l'ultima esse: siamo entrati forte, ma mi ha buttato fuori. Appena l'ho sentito toccarmi non avevo opzioni: sono andato dritto, ho tagliato la esse e ho vinto. Nel parco chiuso è venuto da me a dirmi 'è facile vincere così'. Ma cosa vuoi che faccia? Spiegami cosa dovrei fare se vieni verso di me. Devi essere obiettivo, gli ho detto. Poi ci siamo incontrati e abbiamo rivisto le immagini e gli ho ripetuto: 'secondo te cosa devo fare?'”. Ma Marc Marquez, stando al racconto di Rossi, s’è limitato solo a bofonchiare qualcosa di non meglio specificato. Il resto, invece, l’avrebbe fatto il suo manager, Emilio Alzamora. “Aveva confidato a alcuni spagnoli, che poi l’hanno detto a miei amici che sono venuti a riferirmelo, che loro non potevano più vincere il mondiale, ma che non l’avrei vinto neanche io”. Già a Phillip Island, dice Rossi, era chiaro che Marquez aveva fatto la gara su di lui, con Migno che ricorda che Uccio, in quello stesso giorno, l'aveva chiaramente detto nel box.
È dopo Assen, quindi, che Marc Marquez l’avrebbe definitivamente giurata a Valentino Rossi, con il Dottore che ci tiene a ribadire che il suo è il racconto di fatti concreti e non una interpretazione rivisitata di ciò che invece stava succedendo in quella stagione. A non andargli giù c’è proprio il fatto che il 93 non poteva essere più della partita già dopo Assen e che, nonostante questo e nonostante non fosse compagno di squadra dei due veri contendenti al titolo, abbia voluto mettersi in mezzo. “Era tra me e Lorenzo. Bisogna avere il rispetto di non rompere i coglioni a chi lotta per il Mondiale. È positivo che tu provi a vincere, ma non lasciarti coinvolgere in qualcosa del genere perché non è sport così".
Il finale di Sepang e quel retroscena in direzione gara
Valentino Rossi ha provato a dirlo a Marc Marquez in più occasioni, fino alla Malesia, quando ormai vedeva chiaramente che quanto gli avevano riferito sulle parole di Emilio Alzamora corrispondeva a suo avviso a verità. “Non sapevo cosa fare e così in conferenza stampa mi sono detto: parlo, almeno lo sputtano e vediamo che succede”. Quello che è successo, invece, è la pagina più discussa della storia recente della MotoGP. Perché in gara Marc Marquez e Valentino Rossi si sono trovati in più occasioni uno a fianco all’altro. Mi ha dato fastidio per tutta la gara, provava a farmi cadere prendendomi il manubrio e a un certo punto mi sono avvicinato a lui: lì ci siamo praticamente fermati, l'ho guardato in faccia come per dire 'basta, basta, che diavolo stai facendo?' E dopo ci siamo toccati. Io su quel contatto ho molti dubbi, perché lui non cade mai. Ma comunque in quel momento non volevo stenderlo, ma è caduto. E alla fine mi ha fatto perdere il Mondiale”.
Sì, perché poi c’è stata la famosa convocazione in direzione gara, con Rossi che racconta che Marquez si era fatto accompagnare da Emilio Alzamora, che invece non aveva titolo a stare lì perché manager del pilota e non della squadra. La scena che racconta Rossi è quella immediatamente successiva al “bravo, bella gara” che ha fatto il giro del mondo. “Lì dentro Marc teneva la testa bassa – spiega Valentino - Hanno deciso che io l’avevo buttato Marc apposta e si sono inventati che dovessi partire ultimo a Valencia. In verità la penalità prevista avrebbe dovuto essere un ride through, quindi da terzo sarei slittato semmai quinto. Invece mi hanno tagliato le gambe: avevo perso il Mondiale. La mia prima reazione è stata guardare Marquez e in quel momento l’ho visto alzare gli occhi verso Alzamora e annuirgli sorridendo. E' stato come se tra loro si fossero detti 'abbiamo capito, ci siamo riusciti, è finita'” .