L’esito della risonanza magnetica al gomito destro ha scongiurato il peggio. Nessuna lesione ossea per Jannik Sinner, caduto nel primo game contro Dimitrov e rimasto in campo grazie al ritiro dell’avversario. Ma il dolore resta. E soprattutto resta il dubbio: Sinner ha fatto bene a licenziare Marco Panichi e Ulises Badio proprio alla vigilia di Wimbledon? Perché a questo punto la vera domanda non è se riuscirà a giocare, la risposta arriverà dal campo, ma se la sua squadra sia oggi in grado di proteggerlo nei momenti critici. E la scivolata contro Dimitrov, con tanto di braccio compromesso e colpi rallentati, è stata il primo vero stress test senza i due uomini che ne hanno curato corpo e resistenza per anni. I risultati? Da verificare. A occuparsi della gestione fisica ora è Riccardo Ceccarelli, profilo di altissimo livello e noto nel mondo della Formula Uno e della MotoGp.

E se l’improvvisa sostituzione fosse stata troppo frettolosa? La tempistica, in ogni caso, si sta rivelando discutibile. Wimbledon non è il posto dove si può improvvisare. Qui si vince, o si perde, anche per dettagli: un massaggio in meno, un movimento sbagliato non corretto, un’accortezza non percepita. Dopo il colpo subito lunedì, Sinner non è riuscito più a liberare il dritto. Darren Cahill ha stimato una perdita di “circa 10 km orari su quel colpo”. E una buona fetta dei 21 errori non forzati sono arrivati proprio da lì. Perché Wimbledon, a differenza di ogni altro torneo, non lascia spazio all’adattamento. E quando si cade, come è accaduto nel primo game, servono mani esperte, già rodate, capaci di intervenire in tempo zero. Per tre turni era filato tutto liscio, quasi troppo. Poi la scivolata, la paura, il dolore, e la domanda che tutti oggi si pongono: perché cambiare proprio adesso?

Perché smontare una macchina che funzionava così bene? Shelton è l’ostacolo immediato, ma il vero ostacolo adesso è capire se questa nuova versione del team Sinner reggerà alle sollecitazioni estreme. In palio non c’è solo una semifinale. Ma la consapevolezza di aver fatto, o meno, la scelta giusta. Vi abbiamo parlato di quanto sia importante per lui la riservatezza, ed è comprensibile per un profilo come il suo sempre monitorato da media, colleghi, odiatori seriali. Non sappiamo se si sia trattato di una scelta ponderata o frettolosa, anche se la seconda opzione non collima molto con il suo carattere. Sta di fatto, però, che forse alla vigilia dello Slam più importante dell’anno anche un uomo rigoroso come lui avrebbe potuto riflettere un po’ più a lui.