Anche Wimbledon si è adattato. Il torneo della tradizione, del bianco obbligatorio, della pioggia inglese che ferma tutto e della regina in tribuna, da anni non è più quello di una volta. Dal 2001 l’introduzione di un nuovo tipo di erba più lenta ha modificato la velocità di gioco, avvicinandola a quella di cemento e terra. Ma le peculiarità restano: rimbalzi bassi e mai uguali, spostamenti in avanti complessi, scivolate pericolose, e soprattutto una verità tecnica che non è mai cambiata: su questi campi, chi sa finalizzare a rete ha una marcia in più. Lo sa anche Jannik Sinner. E lo sottolinea Paolo Bertolucci. Ed è proprio sulla Gazzetta dello Sport, che fa il punto: il numero uno al mondo è cambiato, anche tecnicamente. “Le sue discese a rete non sono più fini a sé stesse, quasi dovesse per forza frequentare quella zona di campo, ma seguono canovacci tattici ben precisi”, scrive l’ex capitano di Davis. È il segnale che il lavoro sulle volée, e più in generale sul gioco offensivo, ha fatto il suo effetto. Con pazienza, e con un obiettivo chiaro: rendere Sinner un giocatore più completo anche sull’erba.

Perché Wimbledon non perdona. “Anche se ormai sono tramontati i tempi dello Slam dominato dai grandi interpreti del gioco a rete, l’abilità di colpire al volo resta una dote fondamentale in grado di arricchire l’arsenale di chi voglia intestarsi il torneo più prestigioso del mondo”, sottolinea Bertolucci. La rete è una necessità. E Jannik, che per natura è stato sempre un attaccante da fondo, ha imparato a non rifuggirla. Non diventerà mai Alcaraz, lo dice lo stesso Bertolucci, perché “per caratteristiche tecniche non avrà mai nei suoi geni il gioco di volo”, ma proprio per questo i suoi progressi vanno sottolineati. "Con un lavoro paziente e certosino, Sinner negli ultimi tre anni ha conseguito decisi miglioramenti anche in questo aspetto del suo bagaglio tecnico". E qui arriva il confronto pesante: “Non gli si può chiedere di diventare Alcaraz, ma certamente quello di Djokovic può diventare un esempio calzante”, spiega Bertolucci, ricordando come anche il serbo abbia costruito nel tempo un gioco a rete vincente, tanto da trionfare sette volte ai Championships.

C’è poi un aspetto meno evidente, ma fondamentale per chi vuole vincere sull’erba. “A Wimbledon saper maneggiare le soluzioni al volo può pagare dividendi più alti rispetto agli altri Slam”, scrive Bertolucci. E questo vale anche per la posizione in campo, che va tenuta più avanzata, pronta a cogliere le debolezze di chi è in difficoltà. Il colpo perfetto? “La volée ideale sui prati richiederebbe una giusta dose di taglio sotto, in modo da ridurre sensibilmente l’altezza del rimbalzo”. Certo, qualche imperfezione resta. “A volte fatica ancora a trovare la posizione ideale sotto rete e a direzionare correttamente la volée, oltre a palesare qualche difficoltà a colpire palle frontali in fase ascendente”. Ma il cambio di passo è evidente, anche nel tipo di colpi utilizzati: “È vero che il più delle volte, ottenuta la situazione di vantaggio, conclude lo scambio con uno schiaffo al volo e non con la classica volée, sentendosi certamente più sicuro”. In sintesi: non è diventato un esperto di volée, ma è sempre più capace di chiudere i punti anche in avanti, integrando il suo tennis da fondocampo con nuove armi. E Wimbledon, per la prima volta, potrebbe davvero diventare terreno fertile per la sua consacrazione. Perché Sinner, stavolta, ci arriva da numero uno, ma anche con qualcosa di più. E se lo dice uno come Bertolucci, vale la pena crederci.