Jannik Sinner si prepara a cominciare il suo Wimbledon 2025 da numero uno del mondo. Ma le attese, come sempre quando si parla di lui, sono molte. A smontare entusiasmi e critiche ci pensa Andrea Scanzi dalle colonne del Fatto Quotidiano: “Il cammino di Sinner porta con sé entusiasmi smisurati e dubbi più o meno fondati”. A far discutere è stata, in particolare, la sconfitta al secondo turno di Halle contro Bublik. “Se è vero che Sinner ha abituato troppo bene anzitutto i neofiti del tennis, lasciandogli credere di essere quel che neanche Federer era (ovvero imbattibile), è altrettanto certo che quella sconfitta è del tutto normale”, scrive Scanzi. “Ancor più in un torneo importante ma non importantissimo come Halle e ancor più su erba, contro il miglior Bublik di sempre”. Ma se quel ko non preoccupa, sono altri i nodi veri. Primo tra tutti: la finale del Roland Garros persa contro Alcaraz dopo tre match point. “Un incontro così devastante non potrà non generare qualche ripercussione malsana persino su un ragazzo mentalmente granitico come Sinner”.

Secondo punto critico: la rottura con due membri chiave dello staff, il preparatore atletico Marco Panichi e il fisioterapista Ulises Badio. “Sinner si è liberato di Panichi e Badio subito dopo Halle. La qualità professionale di entrambi è fuori discussione. Jannik li aveva scelti dopo il caso Clostebol e stavano lavorando benissimo. Allora perché licenziarli?”. Scanzi ipotizza che “il motivo sia stato l’eccessiva ‘libertà mediatica’ di Panichi, in particolare un’intervista nel corso della quale avrebbe parlato troppo, rivelando alcuni aspetti sulla preparazione fisica non ottimale di Sinner (emersa nel quinto set contro Alcaraz)”. Nel frattempo, l’avventura londinese riparte da un derby: oggi c’è Nardi, e il numero uno del mondo parte nettamente favorito. “In apparenza agevole anche il secondo turno. I dolori (eventuali) arriverebbero dai sedicesimi in poi”. Il sorteggio, in ogni caso, non è stato generoso. “Se il torneo rispettasse le teste di serie, Sinner avrebbe poi Paul agli ottavi, Musetti nei quarti, Djokovic o Draper in semi e Alcaraz in finale”.

Un percorso durissimo. E infatti, “i bookmaker danno favorito Alcaraz”, ricorda Scanzi, “campione in carica e fresco vincitore al Queen’s”. Ma occhio, perché “Alcaraz è così: nei primi turni concede qualcosa, ma passo dopo passo diventa Satana”. E su Djokovic? “Djokovic è Djokovic. A Wimbledon è di casa”, scrive Scanzi. “Tutti gli altri partono dietro, molto dietro”. Tra gli italiani, Musetti difende la semifinale dello scorso anno ma resta un’incognita dopo l’infortunio al Roland Garros. Paolini difficilmente ripeterà la storica finale del 2024. Qualche speranza in doppio, con le coppie Errani-Paolini, Bolelli-Vavassori ed Errani-Vavassori. Eppure, nonostante il ranking, i risultati e la crescita costante, in Italia non basta. “Come ulteriore riprova della follia di questo paese, sono in tanti a sperare insensatamente che Jannik fallisca”. Fallire, sottolinea Scanzi, è “un concetto delirante, soprattutto se nel tennis lo si fa coincidere con il ‘non vincere sempre tutto’”. Perché Sinner, oltre alle aspettative, sconta anche colpe immaginarie: “L’essere troppo serio e poco personaggio? Il non essere abbastanza italiano? La cittadinanza monegasca? Il caso doping? Bah”. E la chiosa: “Ad oggi, le sue uniche colpe non emendabili restano i troppi spot e la ‘canzone’ con Bocelli: un po’ poco per avere contro tutta questa caterva lattante di odiatori seriali”.