E così da qualche tempo c’è una giovane donna che naviga con disinvoltura le acque del football. Acque scure, pregne di testosterone. No, non è Diletta Leotta. Parliamo di Rebecca Corsi, una new entry solo se da un lustro circa siete totalmente scollegati dalle vicende della nostra impoverita Serie A. Badate, Rebecca Corsi gioca la propria partita, non quella del padre, quel Fabrizio Corsi che è il pres dell’Empoli. Comoda la vita, penserete. Eppure non è così semplice, perché il timbro di Rebecca su tutte le vicende Empoli-related è visibile. C’è del suo, insomma, nelle sorti di questo piccolo club toscano che, nonostante la recente flessione, sta ancora stupendo.
Rebecca Corsi, vicepresidente e amministratore delegato dell’Empoli, concilia famiglia e lavoro, ci assicura il web, conciliante. Spiccano, a suo nome, alcune iniziative social: Empoli for Charity e il progetto “Scuola del tifo” per educare i giovani a un tifo sano. Già responsabile del settore comunicazione e marketing della società e presidente delle Empoli-Ladies, da un paio di anni è anche – prima donna dai tempi di Rossella Sensi -. consigliera della Lega Serie A. Chi è quindi Rebecca? Una bella privilegiata? No, affatto. Pare piuttosto – ecco la rilevanza di quel “concilia famiglia e lavoro” –, una persona “normale” in un ambiente in cui i campioni maschi fanno gara a chi flexa più modelle & bolidi. Una donna competente e determinata che sfrutta gli assist ricevuti (iniziare il cammino professionale al Polimoda di Firenze, una delle scuole di moda migliori d’Europa, è stata una piccola benedizione) per lasciare un segno tangibile sul proprio sentiero.
Oggi siamo quasi certi che Rebecca non farebbe peggio dei ricchissimi Glazer al Manchester United, per dire, perché lei non è l’automobilista che in autostrada fa gli abbaglianti all’auto davanti nella corsia di sorpasso. La famiglia? La costruisce con Marco Chiosa, difensore dell’Arezzo classe 1993, mica con uno smargiasso tutto finte e gol sbagliati tipo Antony. La vedi in foto e vedi solo una donna esplosiva ma sobria, mica una wannabe-velina anni ’90 in clamoroso ritardo sui tempi. Semmai si nota qualche tatuaggio sulle mani, ma nulla più. Piace perché sorride, anziché ammiccare. Il profilo Instagram – rebecorsi, se siete curiosi; 22mila follower – è una vetrina positiva. La senti parlare, ed è semplice ma elegante. La senti aspirare le “c”, ruspante, ma per il resto Rebecca Corsi è l’evoluzione smart del vecchio calcio a direzione famigliare. Evoluzione perché ad aggiornare gli empolesi sui lavori relativi al nuovo “Castellani”, lo stadio della squadra, non c’è un Romeo Anconetani virato al femminile, bensì una donna che nel calcio porta una managerialità saggia e non spaccona. Avesse a disposizione budget più importanti, siamo quasi certi che non sputtanerebbe milioni di euro come solo la superbia di un padre-padrone con poche idee e troppi sogni è in grado di fare. Empoli ha almeno due o tre bei talenti in mezzo al campo; un altro, di certo, lo ha dietro la scrivania. In più, quando Rebecca abbandona la scrivania e porta l’immagine dell’Empoli in giro per l’Italia, è come se il suo appeal, fresco e attraente, traducesse alla perfezione ciò che la squadra prova a fare sul campo: un calcio orgoglioso. Non suicida, ma neppure rinunciatario. Frizzante ma saggio.