L’occasione è stata la Conferenza sulla Comunicazione negli Sport Motociclistici in Europa, voluta dalle federazioni motociclistiche di diversi paesi e andata in scena in questo fine settimana a Riccione. Appuntamento importante, sicuramente interessante e anche ricchissimo di contenuti, magari da raccontare e approfondire nel tempo. Le notizie, invece, non possono aspettare e è proprio in occasione del suo intervento alla conferenza di Riccione che il presidente della Federazione Motociclistica Italiana, Giovanni Copioli, ne ha sganciata una decisamente importante: si è tornati a insistere per fare in modo che le moto siano ammesse ai Giochi Olimpici. E c’è chi già sogna un Valentino Rossi o un Tony Cairoli a guidare la squadra italiana come capo delegazione o in qualche altro ruolo diretto. Sì ok, ci sono di mezzo fondi importanti e finanziamenti faraonici, ma il vero motivo del “ritorno all’attacco”, al di là della suggestione e dei sogni, è eliminare una volta per tutte una convinzione espressa in passato dal Comitato Olimpico e che, di fatto, grida vendetta: i piloti di moto non sono atleti.
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Sì, esattamente così. “Lo so che è difficile da credere soprattutto tra chi è nel settore e racconta le corse in moto, conoscendo quindi la vita dei piloti e le loro abitudini – ha spiegato Copioli – ma questa è esattamente la motivazione che la FIM s’è sentita dare in passato per il rifiuto. Ora le cose sembrano un po’ cambiate e è evidente che c’è un ripensamento rispetto a questo. Poi, per carità, di motivazioni ce ne sono altre, tipo che il mezzo è influente ai fini della performance, ma è una motivazione che fa acqua, visto che allora varrebbe anche per l’equitazione o, che ne so, per il wind surf. Ma quella del fatto che i piloti non sarebbero atleti è stata fino a poco tempo fa la motivazione principale. Il presidente Viegas, chiaramente in pieno accordo con le federazioni nazionali e quindi anche con la nostra, ha deciso di riprovarci”. Anche perché, sempre stando a quanto emerso nella conferenza di questo fine settimana a Riccione, il motociclismo ha tutto per poter essere ammesso: è praticato come sport in maniera normata e strutturata quasi tutti i Paesi del mondo, ha un settore femminile di larghissima scala, scuole dedicate ai giovani e, soprattutto, ha adeguato seguito di appassionati. Eppure, anche a dispetto di altre discipline, sembra portarsi dietro una targa da figlio di un Dio minore. Con contributi da milioni e milioni di Euro spesso indirizzati verso sport neanche paragonabili in termini di movimento.
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“Negli anni il motociclismo è diventato sempre più di nicchia e probabilmente molto dipende dal modo di comunicare che con il tempo è fortemente cambiato, settorializzandosi sempre di più e rivolgendosi a un pubblico specifico – ha proseguito Copioli – ecco perché essere alle Olimpiadi significherebbe, al di là di altri indiscutibili vantaggi che ci sarebbero e che nessuno vuole negare, ridare alle corse un taglio di respiro più ampio. C’è una richiesta, c’è un progetto e c’è una proposta, ma questo, sia chiaro, non significa che domani vedremo le moto alle Olimpiadi. Anche perché ci vuole tempo e tutto va pensato per il meglio”.
Sì, un altro ostacolo potrebbe essere la sostenibilità di uno sport che comunque si pratica con motori a combustione. Ma se la proposta di provare a portare le moto alle Olimpiadi sembra piacere davvero a chiunque, il naso storto e gli sguardi strani si sono visti quando, proprio nel corso di uno degli interventi della conferenza sulla comunicazione europea degli sport motociclistici, è stata avanzata l’ipotesi di “provarci con le elettriche, magari con il Trial o il Cross Indoor proponendoli all’inizio come sport dimostrativi”. Insomma, probabilmente succederà davvero, ma difficilmente con le vere moto.
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