Nell’Italia del pallone stiamo attraversando un assurdo periodo di Restaurazione. Non ci sono congressi come avvenne a Vienna nel 1815, ma il dibattito pare incangliato nell’idea che si possa vincere solo in un modo: non giocando. In seguito alla caduta di Thiago Motta alla Juve, che avrebbe dovuto compiere la rivoluzione dell’estetica, c’è uno strano e anche arrogante ritorno del pensiero dell’Ancien Regime che ci vorrebbe imporre Conte, Allegri e Ancelotti come unici modelli giusti. Gestori capaci di portare trofei, grazie alla speculazione sugli errori degli avversari. Aspettare e colpire, perché non serve a nulla pensare che il pallone in porta debba entrare alla fine di scelte coinvolgenti e dominanti. Basta che il tabellino segni più uno. Le chiacchiere, a detta loro, non contano. E via, su internet e in televisione, reels di Allegri che ci parla del gabbione, del cavallo Minnesota e del fatto che se uno vince e uno perde, un motivo c’è. E spesso sono i calciatori.

Il paradosso è che però c’è un italiano, in Olanda, sulla panchina nientemeno dell’Ajax, club simbolo della bellezza che si unisce al calcio e scuola che ha insegnato a tutti, grazie al genio di Johan Crujiff, come si possono cambiare le regole del gioco, che sta facendo la rivoluzione. Un cervello in fuga da un paese troppo spesso senza cervello. Si chiama Francesco Farioli, ha 35 anni, arriva dai campetti di periferia della Toscana, senza conoscenze, spinte dell’ambiente, senza un curriculum da calciatore professionista, ma con un cervello funzionante e una laurea in filosofia appesa in ufficio.

La storia più bella del nostro calcio
È una storia incredibile, forse la più importante che possiamo raccontare nel calcio globale di questa strana epoca, perché se dalle nostre parti ci troviamo di fronte a un ambiente chiuso, deciso da poche persone che sembrano avere le chiavi di tutto, e poco propenso al pensiero evolutivo, dall’altra c’è un pianeta intero che osserva con stupore il percorso di questo ragazzo arrivato dal nulla, che sta facendo miracoli su una delle panchine più prestigiose del mondo, dopo aver riportato il Nizza in Europa e aver sfiorato l’impresa in Turchia con l’Alanyaspor, squadra di calcio della città portuale di Alanya sulla costa meridionale, quest’anno in lotta per non retrocedere.
“Filosofia del gioco, estetica del calcio e ruolo del portiere”, da questa tesi è cominciato tutto, ormai un po’ di anni fa. Il giovane neolaureato Francesco era un sognatore e, oltre alle domeniche con i guantoni sui terreni fangosi di prima e seconda categoria, al campo ci tornava tutti i giorni per allenare i portieri del vivaio della Polisportiva Margine Coperta, all’epoca società satellite dell’Atalanta in provincia di Pistoia, e successivamente della Lucchese in Lega Pro. Non gli bastava ancora, perché quando sei abituato a guardare lontano non puoi fermarti.
L’innovazione era già la propensione di Farioli che portò l’allenamento del portiere su internet per primo con il progetto “Portieri Nati per Volare”, spiegando tecniche e metodologie di allenamento come non aveva fatto ancora nessuno. Qui iniziò tutto. Perché oltre alla passione, alla visione e alla competenza, ci vuole anche il coraggio di mollare, prendere e partire.
Farioli volò in Qatar, sempre per occuparsi dei portieri dell’Aspire Academy che aveva l’obiettivo di preparare i giovani calciatori nazionali per i mondiali che si sono giocati nel 2022. Sapeva che non si sarebbe fermato lì, perché il calcio gli scorreva nelle vene e soprattutto nella testa, sempre attenta e concentrata sullo studio. Fu un articolo di analisi tattica su una partita di serie C che illuminò gli occhi dell’allora allenatore del Foggia, Roberto De Zerbi. Lo volle come suo collaboratore e insieme iniziarono un meravigliosa avventura: al Benevento e successivamente al Sassuolo.
Oggi De Zerbi è l’allenatore dell’ Olimpique Marsiglia ed è tra i più apprezzati “giochisti” in Europa. Farioli siede sulla panchina dell’Ajax dopo aver attraversato alcune stagioni nel campionato turco e lo scorso anno in Ligue 1 a Nizza. Sempre riconoscente agli insegnamenti del maestro, ma oggi con una propria identità e una personalità fuori dal comune.
Il suo Ajax, dopo il successo contro i rivali del PSV, è volato a 9 punti di vantaggio ed è a un passo dalla conquista del titolo. La squadra si distingue per uno stile di gioco appassionante ma allo stesso tempo pragmatico: difesa migliore del campionato, pressione a tutto campo e intensità, principi del filosofo del calcio che sta facendo impazzire di gioia il popolo di Amsterdam, dopo campionati fallimentari, difficoltà finanziarie e una clamorosa mancata qualificazione alla Champions League, la scorsa stagione, che non avveniva da 14 anni.
Pare che qualche squadra tra le nostre big lo voglia far tornare in Italia, ma siamo sicuri che il nostro paese ultraconservatore sia pronto per Francesco Farioli? Di certo dovrebbe.
