Marc Marquez come Ayrton Senna. È questo il paragone fatto da Carlos Sainz che negli ultimi giorni è rimbalzato da ogni parte. Da un lato una leggenda delle quattro ruote che ha scritto la storia della F1, dall’altra chi, invece, continua a farlo in MotoGP. Due fenomeni accomunati dal talento, dalle vittorie e da una magia che, in pista, spicca più di ogni altra cosa. Eppure, mai nessuno li aveva messi allo stesso livello, spingendosi in paragoni difficili, spigolosi. Sainz lo ha fatto in occasione del nono titolo Mondiale conquistato da Marc a Motegi, quello che ha posto la parola fine al comeback -così lo ha definito MotoGP- del numero #93, passato dall’inferno al paradiso, tornando a essere il numero 1 dopo gli anni che hanno seguito l’infortunio rimediato a Jerez nel 2020.

Da quel giorno un calvario durato tre anni prima di lasciare la Honda e abbracciare il progetto Gresini, la prima pagina di un nuovo capitolo che lo ha portato ad essere todo rojo, come dice lui, un nuovo inizio che non solo lo ha fatto vincere, ma dominare. Una storia del genere non si può dimenticare e Carlos lo riconosce dopo aver parlato del Motomondiale come uno dei suoi grandi interessi al di fuori delle ‘sue’ gare: “La MotoGP, ad essere onesti, è molto competitiva”, ha spiegato l’attuale pilota Williams ed ex Ferrari in un’intervista al podcast El Partidazo di COPE. “È vero che Marc ha dominato, quando si tratta di pole position e di vincere le gare lui è il numero uno. Per me Marc Marquez è l'Ayrton Senna della MotoGP”, ha sottolineato poi con enfasi, mettendo al pari il fenomeno di San Paolo con quello di Cervera, entrambi tra i piloti più leggendari dei rispettivi sport.
“Forse non ce ne rendiamo conto vivendo nel presente, ma il giorno in cui Marc Marquez si ritirerà e gli anni passeranno tutti lo ricorderanno come il più simile o il più carismatico, perché ora è qualcosa di simile ad Ayrton Senna in Formula 1. E da qui vorrei anche congratularmi con lui e fargli i complimenti perché ha avuto un anno fantastico e ha molto merito per questo ritorno alla vittoria. Ha fatto un grande ritorno”.

Tolto il paragone -pesante- il passaggio che più fa riflettere è quanto affermato sul presente e sulla capacità -o incapacità- di riconoscere quanto influente sia uno come Marquez. Un pilota che ha riscritto la storia, più e più volte, che ha portato un nuovo modo di guidare e che, in generale, ha cambiato la MotoGP per sempre proprio come hanno fatto i grandi del passato, da Giacomo Agostini a Valentino Rossi. Gente che negli anni ha lasciato il segno, più di quanto nel loro presente si potesse immaginare.
Con Sainz si può essere o non essere d’accordo, ma la verità è una sola: Marquez porta e porterà con sé un’eredità proprio come successo per Ayrton. Parlano i titoli, le vittorie e le imprese. Quelle stesse che, proprio come il tornare a vincere dopo essere passati per l’inferno e aver visto la propria carriera a rischio, contraddistinguono i grandi campioni. Piloti che, guardandosi indietro, non hanno vinto solo in pista.

