Di Marc Marquez in Ducati si è detto di tutto, finalmente dopo la prima gara in Portogallo - quella del sabato - lo si può fare in maniera più oggettiva. Perché è stata la prima gara senza test, la prima in Europa, la prima di giorno. Marc Marquez ha mostrato un passo spaventoso per tutto il fine settimana, tanto che nel paddock la sera del venerdì si è pensato che potesse vincere due gare qui a Portimão e poi ripetersi in America.
Di lui sono interessanti tre cose. La prima: fisicamente sta bene, deve un po’ compensare ma il braccio funziona. E poi meglio di lui, nelle curve a sinistra, in Ducati non c’è pilota in grado di fare meglio. Sempre nel paddock, la sera, si parlava di quanto Marc fosse stato in grado di assimilare lo stile di Pecco Bagnaia, anche nei minimi dettagli. Ora tengono nello stesso modo il piede esterno alla curva.
Ora è arrivato il suo primo podio con Ducati, da primo pilota Ducati al traguardo. E quando si è presentato in sala stampa per le interviste è sembrato di vedere il Marc Marquez abituato a dominare. Quella bestia dal talento sconsiderato che in qualche modo arriva, sposta gli altri. Lui ride, dice di dover stare “low profile”, ma non smette di ridere.
Spiega che l’errore che gli è costato la qualifica (che ha chiuso 8°) è dovuto a un suo riflesso condizionato: se inneschi troppo presto l’abbassatore al posteriore, l’anteriore si alleggerisce e perdi la moto. Un puro peccato di inesperienza, niente di meno. Poi racconta l’altra caduta, nel venerdì di prova: “È stata una fortuna, perché se non l’avessi fatta ieri l’avrei fatta oggi in gara alla cinque”. Anche questo è tutto da capire, da approfondire. “Sia la caduta di oggi che quella di ieri sono dovute alla mia mancanza di esperienza. Sono errori miei, automatismi che nel mio corpo non sono ancora perfetti. Ovviamente sono contento, ma sapete che sono molto esigente con me stesso. Ho fatto un grosso errore in qualifica, ma durante la Sprint abbiamo potuto lottare con Martín, con quelli davanti, con quelli che vanno forte. Questo è quello che mi tranquillizza di più”. E soprattutto: “Se domani partissimo dalla prima fila potremmo vincere, non mi nascondo. Partendo dall'ottavo posto dipende tutto dal via e dai primi due giri”.
Poco altro da aggiungere. Gli chiediamo delle curve a sinistra, in cui è il più veloce tra i piloti Ducati, lui dice che la maggior parte dei circuiti girano a destra. Che ha problemi nei curvoni a lunga percorrenza. La grossa verità è che a un anno interlocutorio in vista del 2025 non ci crede più neanche lui, a tornare in Honda anche meno. Marc Marquez è tornato per restare così, come il primo pilota Ducati al traguardo. E batterlo in queste condizioni diventerà uno stimolo in più per tutti gli altri: quella schiena su cui c'è un bersaglio sta tornando ad essere la sua.