L’ultimo è arrivato decimo. Detta così sembra una contraddizione in termini, ma è esattamente la prima cosa che salta all’occhio dopo la bandiera a scacchi del GP di Germania al Sachsenring perché, tra forfait già annunciati e cadute in gara, al traguardo ci sono arrivati solo dieci piloti. Anzi, nove piloti e un extraterrestre: Marc Marquez. Ha fatto tutto quello che ha voluto, senza rischiare niente, mettendo un distacco di sette secondi dal secondo e spiegando ancora una volta al mondo che in questo 2025 non ce ne sarà per nessuno, ora che finalmente guida una Ducati che sembra cucita intorno a lui. Quindi gara noiosa? Sì, per chi considera solo la battaglia per il primo posto, visto che non c’è stata alcuna battaglia sin dalla primissima curva. Ma assolutamente no, invece, per chi guarda anche dietro.

La pioggia ha concesso una tregua, ma le temperature non proprio estive hanno giocato il loro ruolo su un tracciato che già di suo è particolarmente impegnativo, soprattutto sulle poche curve a destra che si affrontano a gomma freddissima dopo lunghi tratti sempre piegati a sinistra. Hanno dovuto impararlo a loro spese e sulla loro pelle tantissimi piloti già da venerdì, con la griglia di questo GP di Germania che s’è presentata scarna sin da subito a causa delle assenze di Somkiat Chantra, Enea Bastianini e, dopo ieri, anche di Maverick Vinales e Franco Morbidelli. Due forfait, questi, che hanno permesso a Pecco Bagnaia di scattare dalla nona posizione piuttosto che dall’undicesima. Il resto, come già accennato, lo ha fatto il Sachsenrin e, soprattutto, lo ha fatto curva uno del Sachsenring.
Come? Tradendo prima Fabio Di Giannantonio, mentre era secondo e con un buon margine sul terzo, Marco Bezzecchi, e poi tradendo anche lo stesso Bez, che s’è ritrovato sulla ghiaia quando ormai sembrava già al sicuro sul secondo gradino del podio. Stessa sorte sulla ghiaia è toccata anche a Lorenzo Savadori (per due volte), Miguel Oliveira, Pedro Acosta, Johann Zarco, Johann Mir, Ai Ogura. Nel gioco del restare in piedi, alla fine, l’hanno spuntata solo in dieci e sul podio sono riusciti a finirci due che di solito ci finiscono, ma che al Sachsenring non ci si aspettava proprio: Alex Marquez e Pecco Bagnaia. Uno contento come se avesse vinto e l’altro con l’ormai immancabile muso lunghissimo dopo una gara in cui sì ha raccolto tanto, ma soffrendo come sempre.
“Gestire questa gara è stato difficile – ha ammesso Pecco al parco chiuso - le condizioni erano migliori dell'anno scorso, ma curva 1 era problematica: era complicato entrarci. Quest'anno non importa se parto dietro o davanti, ma finisco comunque nei primi tre. Voglio ringraziare il mio team”. Poche parole che non nascondono l’amarezza di fondo per la consapevolezza di aver fatto un solo sorpasso su Zarco in tutta la gara e per un feeling con la Desmosedici GP25 che continua a mancare, come un chiodo fisso in testa a cui, questa volta, s’è contrapposta la vite nella mano di Alex Marquez, operato subito dopo Assen e in forse per il Sachsenring fino a giovedì.
“Ho cercato di dare il cento per cento – ha raccontato il più piccolo dei fratelli di Cervera - ho avuto anche fortuna perché due piloti davanti a me sono caduti. Era importante sopravvivere e è incredibile essere qui sul podio. Voglio ringraziare i medici e tutti coloro che hanno reso possibile che io fossi qui oggi". Con questo secondo posto, Alex Marquez consolida la seconda posizione anche nella classifica generale, guadagnando su Pecco, ma anche vedendo allontanarsi ancora di più il fratello Marc, che ormai sembra non dover davvero temere più nessuno oltre se stesso. E che può permettersi anche lezioni di Tedesco. “La fiducia prima di questo weekend era alta – ha detto nel parco chiuso l’otto volte campione del mondo - veniamo da tre vittorie consecutive, questa è la quarta. E’ un momento incredibile. Abbiamo concluso metà stagione, ma manca l'altra metà e dobbiamo continuare a essere concentrati. Intanto danke Sachsenring".
