Marc Marquez si alza col suo solito sorriso largo e sale sul piccolo palco allestito per lui e per gli altri Ducatisti a Borgo Panigale, dove raccoglie gli applausi del pubblico e mostra, con tanti ringraziamenti a Claudio Domenicali, la replica della sua moto costruita in 293 esemplari per festeggiare il suo nono titolo mondiale, il primo in rosso.
Marc regala qualche battuta, si prende i tempi giusti per parlare, fa sfogare gli applausi. Nel 2026 punta a vincere ancora quel decimo titolo che, di fatto, rischia di essere ancora più chiacchierato del nono, arrivato tanto in anticipo (con 5 GP di scarto) quanto in ritardo rispetto ai quattro anni passati a recuperare dall’incidente di Jerez 2020. Ripetersi, nello sport ancora più che in tutto il resto, è difficile.
Nel 2025 lo spagnolo è arrivato con la rincorsa e si è preso tutto senza che qualcuno abbia fatto in tempo ad accorgersene, come in una rapina da film: entri, prendi i soldi e te ne vai alla svelta. Lui, per la verità, ai soldi non ci ha mai pensato troppo da quando ha lasciato la Honda, una decisione maturata a metà 2023 - verosimilmente tra il Sachsenring e i test di Misano - quando è passato in Gresini, si è giocato il mondiale nel 2024 e ha firmato con la squadra ufficiale per l’anno successivo. Ora le cose stanno cambiando.
Il titolo vinto quest’anno gli permette di negoziare con grande comodità nei confronti della Ducati, la quale farà il possibile per tenerselo stretto senza però impazzire: la moto migliore è ancora la Desmosedici e la squadra per vincere quella rossa, così se non dovesse esserci Marc lì sopra ci sarebbe almeno un pilota tra Pedro Acosta, Fabio Quartararo, Fermín Aldeguer e David Alonso, oltre a Pecco Bagnaia che, con tutte le probabilità incassato il colpo di una stagione così dura tornerà in alto.
Quando, dopo la presentazione di rito, gli chiediamo se sta considerando l’opzione di tornare in Honda nel 2027, lui risponde così: “Per il prossimo anno siamo a posto, abbiamo la moto più veloce è quella è la cosa più importante. Per il 2027 e 2028 è tutto un dubbio, si aprirà tutto. Evidentemente ci guarderemo un po’ in giro, come sempre. Se sono contento, veloce e sto vincendo non credo che punterò a muovermi. La priorità numero uno è essere veloce e nel Team Ducati si può essere veloci. Ma devo capire anche tante cose e decidere quello che è meglio per me. Alla fine ti posso dire che da parte mia, da 1 a 10 siamo all’8. Ma adesso stiamo lavorando per ’25 e ’26 per vincere. Tutte le parti vogliono vincere, e queste saranno le cose più importanti per il 2027 e 2028. Ora mi prenderò due settimane per riflettere. Prima di tutto perché non ho avuto tempo per me: ho avuto un novembre e un dicembre molto stressanti per me, per tutti gli impegni che ho avuto, sono state belle cose ma non mi sono mai fermato a casa. Adesso passerò due settimane per ragionare sul mio futuro e prendere la decisione più giusta, o almeno quella che lo sembra per me”.
In breve, Marc ha voluto tenersi un paio di carte in mano, esattamente quello che ha fatto Claudio Domanicali quando gli abbiamo posto la stessa domanda. È normale, è il gioco delle parti. Non solo però: per entrambi c’è qualcosa di più concreto. Per Marc Marquez, gli obiettivi restano due: diventare il pilota più vincente della storia, o almeno continuare a vincere, e farlo in un modo che nessun altro potrà replicare. Il primo ti fa diventare un campione, il secondo una leggenda.
Per Ducati, oltre alla questione economica c’è quella legata all’età anagrafica del pilota, che il prossimo febbraio compirà 33 anni. Non che sembri stanco o in affanno, anzi. E poi a Borgo Panigale c’è la fila. Detto questo è vero che la Honda ha contattato Marc Marquez per sondare con lui il terreno. Lo spagnolo ascolta, è attratto dalla possibilità di tornare in HRC e chiudere lì la sua carriera come hanno fatto in tanti, non ultimo lo stesso Valentino Rossi con la Yamaha. Honda ha i soldi e la volontà per farlo e sarebbe una storia da raccontare anche per questo costruttore che sta lentamente tornando competitivo. Carlo Pernat, addirittura, sghignazza pensando a una squadra composta da Marc Marquez e Luca Marini. Il punto è che la condizione necessaria affinché questo accada è che la Honda torni competitiva, diciamo capace di salire sul podio con entrambi i piloti in più di una gara, quindi non per caso. È un prerequisito che impone Marc Marquez ma pure la stessa HRC, che vuole dimostrare al suo pilota (ma soprattutto al mondo) che il costruttore più importante al mondo è tornato a vincere.
C’è poi la seconda condizione: Ducati dovrebbe sbagliare il mercato con Marc, o comunque prendersi il rischio per nulla trascurabile di lasciarlo alla concorrenza. Se succederà è presto per dirlo, diciamo però che l’otto su dieci calcolato dal fuoriclasse di Cervera è tutt’altro che rassicurante. Di certo il mercato dei top rider quest’anno partirà da lui.