Se la MotoGP sta vivendo un periodo di crisi - che per il momento ha portato all’introduzione della gara sprint il sabato - è per una lunga serie di motivi, tra cui il ritiro di Valentino Rossi e l’assenza di Marc Marquez. Se il primo era inevitabile, il secondo è stato un colpo inaspettato che ha fatto più danni di quanti se ne possano immaginare: il pubblico vuole un re e vuole che qualcuno vada ad ucciderlo per strappargli trono e corona, cosa che Joan Mir e Fabio Quartararo, con lui, non sono riusciti a fare. Il francese lo ripete spesso: “Vorrei correre contro un Marc Marquez in forma”. Per confrontarsi sportivamente, per dare a sé stesso la prova di essere migliore e per farlo notare al pubblico, perché anche Fabio dev’essersi reso conto che senza passare da Marc Marquez quello che vinci (per la gente) conta meno.
Lo sa bene anche il Cabroncito, che a differenza di Bagnaia e Quartararo il suo posto tra i fuoriclasse l’ha ottenuto a gomitate con i migliori: contro Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo, contro Valentino Rossi e Andrea Dovizioso. Il tutto in un clima a volte teso ed altre esplosivo, al punto da dargli una visione delle gare diversa da tanti altri suoi colleghi: “Se i rapporti tra i piloti di oggi sono molto positivi è perché non c'è ancora stato un corpo a corpo”, ha spiegato in un’intervista a DAZN Spagna, aggiungendo che: “Aleix e Fabio sono ancora amici perché Espargarò ha finito la gara ad Assen”. Se non avesse recuperato posizioni e punti, dice Marquez, il rapporto tra i due sarebbe tutt’altra cosa, il che è decisamente plausibile.
E anche sulla MotoGP in crisi d’identità ha un’idea chiara: “È stata una tempesta perfetta - le parole di Marquez - Uno sport aggancia il pubblico perché ci sono icone e rivalità e anche il ritiro di Valentino Rossi ha influito. Non ci sono più Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo, Rossi, Andrea Dovizioso. Adesso Fabio Quartararo è già qualcuno e Pecco Bagnaia va forte, ma a loro manca ancora qualcosa. Alla gente piace morboso". E, c'è da scommetterci, morboso lo avrà.