Dal 20 febbraio su Amazon Prime Video è disponibile All-In, una docu-serie (qui la recensione) sull'ultimo anno di Marc Marquez. È proprio lo spagnolo, in un’intervista rilasciata a Paolo Ianieri per la Gazzetta dello Sport, che racconta i motivi che lo hanno spinto a produrre la serie: «Era dal 2018 che me lo chiedevano, ma non mi sentivo pronto. Ma dopo due anni così difficili mentalmente mi sono detto, perché no? Mi conosci, se faccio qualcosa lo faccio a manetta, mi sono aperto al 100%».
I documentari sono sempre qualcosa di molto delicato, perché si mostra tutta l’umanità e le fragilità dietro al volto (e ai trofei) del campione: «È stato bello e in alcuni momenti fastidioso, come quando mi sono svegliato dall’operazione con una telecamera puntata in faccia. Ma quando vedi come è venuto… prima avevo fatto tante cose vincendo sempre, qui vedi l’altra faccia dello sportivo, i momenti duri». Si parla, per esempio, del rapporto con il nonno Ramòn, «appena posso vado due giorni a Cervera per lui. […] Ogni volta che vado mi chiedo se è l’ultima che la vedrò». Marc racconta anche del rapporto con il fratello Alex, che ha saputo trattenere Marc in Indonesia, intenzionato invece a tornare in sella dopo la caduta nel warm-up. Alex è passato, dopo tre anni in Honda, alla Ducata nel team Gresini e sta iniziando a tirar fuori la grinta che ha sempre contraddistinto il maggiore dei due. Marc sembra molto contento della crescita, non solo sportiva, del fratellino: «Alex sta diventando sempre più dominante. Questa cosa di venire a vivere da soli lo sta aiutando molto, perché deve contare su se stesso. Prima c’erano la mamma, il papà, io, Emilio (Alzamora, ndr). Era sempre protetto. Ora deve cavarsela da solo, ma ha carattere». Ai test anche Alex ha brillato e ci si scherza su: «Non hai cambiato le chiavi di casa lanciando fuori Alex che è andato forte?» e lui: «No no. Io sono felice di vederlo così, lo scorso anno soffriva e provavo ad aiutarlo, perché lui è comunque mio fratello. Ma in Malesia non ci siamo mai visti, io ho preso un aereo, lui un altro, poi a casa abbiamo parlato e riso».
Non poteva non uscire fuori il problema agli occhi, la diplopia che tanto ha preoccupato non solo la sua famiglia, ma anche il CEO di Dorna, Carmelo Ezpeleta. Dopo il grave incidente si era parlato anche del possibile ritiro dell’otto volte campione del mondo e durante l’intervista Marc si commuove: «Non ci pensavo… e ci pensavo. Mi ripetevo che non poteva succedere, ma la possibilità esisteva. Non è successo perché il dottore mi ha assicurato che aveva una soluzione, e io a quel punto ho solo detto ok. Altrimenti mi sarei fermato. In quei mesi ho pensato tanto, per questo è arrivata la decisione di separarmi da Emilio. Erano due-tre anni che la relazione non andava bene, e abbiamo creato Vertical, un’agenzia di management composta da me, Alex e Jaime Martinez come direttore. L’obiettivo è farla crescere, ma per ora senza una mia responsabilità, sono solo concentrato sulla moto».
Si sarebbe potuto risparmiare il ritorno a Jerez e prendersi una breve pausa, ma Marquez è il primo a esserne consapevole e il primo ad averci rimesso: «L’unico grande errore. I dottori mi avevano detto che potevo provare, ma la decisione finale è stata mia. Per fare una o due gare di più, ho perso due anni». Ma ora tornerà in pista più forte che mai. Il recupero fisico sembra essere completo, tanto che a Sepang i risultati sono stati a dir poco ottimali: «Era dal 2020 che non facevo così bene tre giorni di test a Sepang, fisicamente sto bene e ho ancora un mese e mezzo fino a Portimao». Certo, la scelta della moto è ricaduta su un modello simile a quello che ai test di Valencia lo aveva deluso, ma Marquez rimane ottimista: «A Valencia ero arrabbiato perché era il momento per farlo, per far capire che quel che avevamo non era abbastanza. Ora si deve lavorare tanto, si è visto, ma in questo mese non ti devi arrabbiare, non aiuta, non guadagni niente. Vediamo cosa arriva a Portimao e come iniziamo il campionato». Nonostante qualche difficoltà da mettere già in conto, dunque, Marc non sembra voler nascondere la fame che lo porterà a correre nella prossima stagione: «Honda è Honda. Io ho due anni di contratto, abbiamo sempre fatto tante cose assieme, io ho dato tanto alla Honda e la Honda a me. C’è rispetto, possiamo parlare di qualsiasi cosa. Ma io, Mir e Rins vogliamo lottare per il campionato».
Nel documentario si parla, inevitabilmente, anche della competizione con Valentino Rossi, nonostante siano passati tanti anni da quel 2015: «Stufo o no… non mi piace parlare del 2015, ma se faccio un docufilm come faccio a non farlo? Ho parlato anche di Lorenzo e Pedrosa, quando si è arrivati al 2015 ho detto onestamente cosa penso». Per ricostruire la storia bisogna tornare al 2014, al Ranch: «Dopo quel giorno a me è sembrato che la relazione fosse differente». Anche Valentino ha festeggiato gli anni di recente, anche se 44 (14 in più di Marc). Ma una cosa li accomuna: «Due acquario, testa dura». Si passa poi ai pronostici per il prossimo mondiale. Il nome dato per favorito è il campione 2022 e pilota numero uno della Ducati, Pecco Bagnaia, che non solo parte bene già ai test in Malesia, ma guiderà la moto di uno dei team più temuti: «Bagnaia ha iniziato benissimo in Malesia, mentre un anno fa faticava. Per me quello da battere è chi ha vinto l’anno prima, e quello è Pecco». Tuttavia l’italiano del team Lenovo non è l’unico dato per vincente. Anche Bastianini e Quartararo, oltre ovviamente a Marquez, potrebbero giocarsela bene. E anche se all’inizio poteva sembrare titubante, lui non ha dubbi su chi puntare: «Io ho sempre scommesso su di me, ma per il momento se vuoi andare sul sicuro devi mettere i soldi su Bagnaia. Se invece ami il rischio scegli me o Quartararo. Io sono positivo, in Malesia eravamo lontani dai primi, ma la mia speranza è sempre la stessa, provare a lottare per il titolo». E lottare con le unghie e con i denti significherà vedere di nuovo il vecchio Marc, che non desidera altro per il suo compleanno che tornare a vincere: «Adesso, dopo due anni, sono felice. Mi manca solo di andare forte in pista, ma se sei felice è più facile che le cose vadano bene».