È bastato un solo giro a Marc Marquez per capire che Fabio Qaurtararo poteva essere attaccato all'ingresso della sei, dove El Diablo non staccava in maniera esagerata. Si tratta dell'aspetto più impressionante del sabato di Jerez del 93, che si è detto sorpreso della partenza del francese e della stabilità nelle curve veloci della Yamaha, l'unica accoppiata pilota-moto in grado di mettere le ruote davanti alle sue in una Sprint del 2025. Eppure Marc ha saputo sfruttare a suo favore anche quei centoventi secondi scarsi in cui qualcuno ha osato ostruirgli la visuale a cui ormai è abituato, quella di una pista vellutata e soprattutto libera che puntalmente si distende davanti ai suoi occhi. In quel breve lasso di tempo l'otto volte campione del mondo ha notato i migliori pregi della M1, si è ricordato della potenza estrosa insita nel talento di Quartararo e ha capito come sbarazzarsene all'istante, infilandolo alla fine di uno dei rettilinei più corti del Mondiale, in cui la potenza del Desmo si fa comunque sentire. Dopo aver preparato la manovra all'inizio del secondo giro, Marc l'ha finalizzata nel punto prefissato, costringendo il Diablo alla traiettoria esterna e sporca. Con la coda dell'occhio proiettata su uno dei maxischermi che costeggiano la pista, qualche istante più tardi, il 93 deve aver visto Fabio nel ghiaione, mentre dai box gli segnalavano che il suo vantaggio sul fratello Alex si aggirava già intorno al secondo. Da lì in poi è stata la solita solfa: Marc Marquez sereno, in gestione pura, quinta vittoria consecutiva in una Sprint Race, eguagliato il record di Jorge Martín.
Eppure non è stato un sabato esattamente uguale agli altri, perché questa volta la cornice era quella di Jerez de la Frontera, quella di casa. Da quando sono state istituite le Sprint Race (2023), Marc Marquez non era mai riuscito a portarne a termine una senza scivolare. Di conseguenza, non aveva mai potuto godersi il podio obiettivamente spettacolare che viene allestito per i primi tre classificati della gara breve del sabato. Proprio lì, nelle vie di fuga delle curve Nieto e Peluqui, la nove e la dieci, una doppia destra a ferro di cavallo alla base di una collina dove si spalma gran parte del tifo spagnolo. Una ventata di passione da cui Marc si è fatto volentieri travolgere oggi: "Nieto-Peluqui un patrimonio dell'umanita? È uno di quei punti unici (Marc intanto sorride, ndr) in cui al primo giro, nel momento in cui passi dal gas al freno, senti un rumore di fondo strano che non sai se sono le altre moto o se si tratta del pubblico. Mi ha dato molta soddisfazione festeggiare oggi sotto quelle due curve, è stata una scena di motoclismo pura e dura. Mi ha incantato perché hanno cantato per me, per Alex e per Pecco, e questo la dice lunga sulla passione spagnola e su come sappiamo celebrare questo sport". Eccolo lì il campione, che nota tutti i particolari, che si rende conto dei rumorini di fondo anche quando viene sommerso di affetto e adrenalina, che manda un messaggio anche quando non è obbligato ad esporsi.

Questa celebrazione del pubblico alle curve Nieto-Peluqui ci ricorda quella che noi italiani giustamente rimarchiamo ogni anno per la Casanova-Savelli al Mugello, dove non sempre tutti i piloti del podio sono stati omaggiati a dovere. Marc non ha fatto nessun riferimento a quella parte del tifo Valentiniano che ancora fischia e rumoreggia per i fatti del 2015, eppure non si fa peccato mortale a pensare che il 93 volesse indirizzare il messaggio in quella direzione. Non ci sarebbe niente di male, se non che oggi - dieci anni dopo, anno del Signore 2025 - anche i fan più incalliti di Marc Marquez rischiano di spegnersi sotto l'effetto di un dominio che si ripete mano a mano che il campionato avanza. Siamo arrivati in Europa, siamo rientrati al di qua delle Colonne d'Ercole, siamo tornati sul manto stradale stretto, sinuoso e caldo di Jerez e proprio qui - dove Pecco Bagnaia doveva reagire - si sta ripetendo il copione dei primi Gran Premi. Così persino i giornalisti spagnoli chiedono al 93 se la preoccupazione per la mancanza di spettacolo, per l'assenza di battaglia, lo assalga di tanto in tanto. "Non sono preoccupato, sono felice (ride, ndr), i miei avversari hanno bisogno di essere preoccupati. Sono loro a dovermi mettermi in difficoltà, lo faranno. La mancanza di scintille non è una mia colpa" - risponde. Per oggi è davvero tutto.
