L'ultimo Gran Premio delle Americhe disputato dalla MotoGP è sembrato davvero un videogioco con livello di difficiltà principiante per Maverick Vinales, che lo scorso aprile ad Austin partiva dalla pole, si ritrovava undicesimo alla prima curva dopo un contatto con Bagnaia e Martín, prima di rimontare posizione su posizione per vedere pista libera di fronte a sé. Tagliava il traguardo per primo - staccando Martín, Acosta, Bagnaia e compagnia cantante - dopo aver sorpassato nove piloti in dodici giri (l'unico in grado di sfuggire alla furia del numero 12 fu Marc Marquez, caduto prima che Vinales lo agganciasse), una strage chirurgica che aveva fatto apparire scontata, quasi come bere un bicchiere di aranciata. Il bisturi di Maverick era un'Aprilia RS-GP 2024 nera, che il pilota spagnolo piegava e torceva a suo piacimento, alla pari di un prolungamento della sua volontà - in quel momento determinata e agonisticamente feroce - con cui sfregiare le certezze degli avversari. Una domenica esagerata per l'uomo che sul casco portava i loghi di Batman e che al parco chiuso veniva festeggiato da uomini di Noale mascherati come il supereroe, talmente tirannica che in quel momento si pensò che lui e l'Aprilia potessero davvero aspirare al titolo mondiale (era solo la seconda gara del campionato). Di certo tutti erano convinti che quella vittoria tanto attesa e agognata sbloccasse la storia di Vinales e di Noale, spalancando le porte ad un futuro brillante ma soprattutto condiviso.
Invece a nove mesi di distanza, nel bel mezzo di un documentario che DAZN Spagna ha dedicato a Vinales ("Dos Vidas"), emerge esattamente il contrario: la domenica texana bloccò l'avventura di Maverick in Aprilia e - col senno di poi - viene da pensare che quella rimonta così brutale, quella performance largamente dimostrativa del talento del pilota di Figueres, scaturisse (anche) dalle scorie di una discussione che lui e i vertici di Noale avevano dibattuto pochi giorni prima. "L'Aprilia avrebbe potuto benissimo rinnovarmi dopo la prima gara in Qatar, li avvertii...dissi loro che quello era il momento e che dopo sarei diventato molto più caro, ma Massimo (Rivola, ndr) mi ha risposto di aspettare fino al Mugello. Quindi dentro di me ho detto 'Ok, Maverick, pensa a te stesso e alla tua nuova sfida'. Subito dopo è arrivato il GP delle Americhe, che per me è stata la gara più bella che abbia mai fatto in MotoGP e nella quale ho mostrato davvero la massima superiorità. Lo ricordo come se stessi giocando alla plat, tutto quello che volevo fare veniva fuori. Avevo bisogno di dimostrare delle cose alla gente. Quella corsa è stata un’arma a doppio taglio, perché poi ho cominciato a chiedermi: perché non posso esprimermi così tutti i giorni? Forse non sono nel posto giusto' ".
Se la gara del COTA diede a Vinales un'indicazione fondamentale su cosa non fare (proseguire con Noale), i successivi incastri di mercato e una strategia dai contorni filosofici elaborata da Maverick lo hanno indirizzato verso la KTM, il cui trasferimento è stato annunciato la settimana seguente all'ufficializzazione di Jorge Martín in Aprilia. "Mi chiedevo 'Qual è la prossima sfida che voglio?'. Per me la sfida è vincere il Mondiale - ha raccontato lo spagnolo - e sono giunto alla conclusione che ci sono due opzioni, o sei lo sfidante o passi al lato oscuro. In Ducati è molto difficile vincere se non hai la moto ufficiale, e io non l'avrei avuta. Quindi mi restava solo un’opzione, andare in KTM e diventare lo sfidante. Pit (Beirer, direttore del Reparto Corse della casa austriaca, ndr) ha scritto che chi sarà davanti in KTM dopo la prima metà del campionato otterà il materiale ufficiale. È una mossa di fair play e se anche Bastianini, che viene dalla Ducati e ne conosce perfettamente il livello, non è andato in Aprilia, un motivo ci sarà".
Data la situazione a dir poco precaria in cui versa attualmente la KTM (ne abbiamo parlato approfonditamente qui), la storia sembra dare ragione a Massimo Rivola e all'Aprilia, che con il campione del mondo in carica (Jorge Martín), Marco Bezzecchi e Fabiano Sterlacchini (direttore tecnico) appena entrati nei box di Noale stanno aprendo un nuovo ciclo. A Mattighofen - per ovvi motivi e a meno di rivoluzioni dell'ultimo minuto - più che guardare con fantasia e fiducia al futuro nei prossimi mesi l'imperativo sarà sopravvivere. Una prima verità verrà come sempre consegnata dalla pista, quella di Buriram, il 2 marzo 2025. Sarà la prima domenica di una nuova epoca della MotoGP: nuovo logo, Marc Marquez in rosso, il campione del mondo in carica in sella all'Aprilia e Maverick Vinales a cercare fortuna sulla KTM.