Nel 2021 la Superbike si è svegliata da una sorta di letargo (per lo meno in termini di spettacolo) che durava da sei anni, complice un Toprak Razgatlioglu che ha spezzato il lungo dominio di Jonathan Rea e della Kawasaki regalandoci uno dei campionati più belli della storia. Viste le premesse però, il 2022 potrebbe addirittura risultare migliore: la Ducati era mancata un po’ all’appello nella lotta al titolo ed ora, con l’ingaggio di Alvaro Bautista, potrebbe tornare alle posizioni di vertice con più di costanza. Ne abbiamo parlato con Max Temporali, voce tecnica della Superbike nonché ex pilota e motociclista appassionato. Motivo per cui, tra le altre cose, gli abbiamo chiesto un'opinione sul caso Melandri e sui protagonisti assoluti della MotoGP. Ecco quello che ci ha raccontato.
Sembra ufficiale, Toprak Razgatlioglu proverà la Yamaha M1. Pensi che si stia davvero preparando alla MotoGP?
“Lui sicuramente è il giovane più completo e maturo della Superbike. Gli manca ancora un pezzettino per finire il suo percorso di crescita, però mi sembra di capire che abbia davvero grande versatilità, potrebbe davvero fare bene in MotoGP. Guardando ai suoi trascorsi ci rendiamo conto che bastava metterlo su di una moto per vederlo andare subito forte. Secondo me lui ci deve andare in MotoGP, rimanendo in Superbike rischierebbe di renderla noiosa nel momento in cui Jonathan Rea appenderà il casco al chiodo, un po’ come nei sei anni in cui ha dominato. Va detto anche che quando Soufoglu correva in Supersport 600 - attenzione, non in Superbike - era il pilota più pagato del paddock. Era una questione legata al suo paese, in quegli anni in Turchia aveva la stessa popolarità di Valentino Rossi in Italia. Se in Turchia c’è l’idea che Toprak deve andare in MotoGP, lui ci va e basta”.
Quindi potrebbe succedere davvero.
“Si, anche quando lascia dichiarazioni forti sulla MotoGP, in cui dice che vuole tutto (il team ufficiale, ndr.) o niente è solo perché si trova nella condizione di poterlo fare. Questa aggressività è un po’ nella loro cultura, ma credo anche che abbiano il potenziale per farlo. Poi manca un pilota turco in MotoGP e questo va preso in considerazione, per Dorna è un business e il passaporto turco è importante per loro”.
Potrebbe fare meglio di altri che hanno fatto lo stesso percorso, come Cal Crutchlow o Ben Spies.
“Noi occidentali ci approcciamo alle cose in un modo, loro in un altro. Sono capaci di fare cose incredibili pur di raggiungere l’obiettivo. Hanno una forza d’animo pazzesca, lo spirito di sacrificio… Razgatlioglu è un altro che arriva dal nulla, come Oncu e tanti altri. Se vuoi fare fortuna devi essere disposto a mangiare un po’ di merda. E vale per tutti, ma loro sono disposti a farlo e a mandarla giù senza farlo pesare”.
C’è anche chi fa la strada al contrario: Baldassarri, Bulega e Manzi l’anno prossimo saranno in Supersport. Tre piloti passati dalla VR46 che ora ripartono (quasi) da zero. Come te li aspetti?
“Da appassionato la vivo con entusiasmo, è bello vedere nomi importanti in Supersport. Secondo me Locatelli ha aperto un po’ la strada, menomale aggiungerei. Fino a ieri i piloti preferivano fare ultimi in MotoGP piuttosto che venire qua a giocarsi un’altra possibilità. La 600 Supersport è sicuramente meno complessa della Moto2, ma adesso mi sembra che stiamo tornando ad un livello più alto. Mi piacerebbe che venisse trasmessa in chiaro, anche per gli appassionati sarebbe bello da vedere”.
Che dici di Axel Bassani? Ha girato con i fratelli Marquez a Portimao… E si trova davanti alla stagione più importante della sua carriera.
“Anche la più difficile però, perché il primo anno nessuno se lo aspettava. Adesso invece ha alzato il livello. Bassani ci dà il gas, ma il team ha fatto un lavoro eccezionale nel metterlo nella giusta condizione per farlo. Dovrà provare a ripetere i risultati del 2021 e non sarà affatto semplice, ha fatto quasi troppo. E poi, quest’anno Ducati farà di tutto per avvantaggiare la squadra ufficiale”.
A proposito: a fine stagione ci avevi anticipato che il team ufficiale Ducati, con Bautista, avrebbe potuto fare la differenza. Lo credi ancora?
“Bautista è un pilota da alti e bassi, ma ora è davvero in un momento d’oro. Torna su di una moto che era già velocissima con lui e che ora è stata perfezionata. Si ritrova con la stessa moto, migliorata, e gli equilibri con le altre squadre non sono cambiati. Con la motivazione giusta può fare grandi cose, anche perché ha Giulio Nava (capotecnico di Bautista, ndr.) al suo fianco che sa come gestirlo: penso che Giulio farà da tramite fra Ducati e il pilota, che è quello che è mancato nel 2019. Se devo dare un favorito - i piloti saranno tre, non due come lo scorso anno - devo indicare lui”.
Quindi secondo te sarà lui l’uomo da battere, non Toprak.
“Di sicuro sarà un campionato che ci farà divertire come quello dell’anno scorso, penso che rimarrà incerto fino all’ultima gara. Non abbiamo certezze, ma se devo sbilanciarmi… Toprak è il più giovane ma anche il più incosciente e l'anno scorso ha lottato con i problemi di affidabilità della sua Yamaha R1, Johnny è il più maturo e forte ma non ha la moto, mentre Ducati ha il motore più veloce, che è un gran vantaggio. Anche perché credo che Bautista riuscirà a sfruttare al meglio il suo potenziale. Loro forse hanno qualcosina in più”.
Passiamo alla MotoGP: Marc Marquez può essere ancora il riferimento della categoria? È tornato ad allenarsi a Portimaõ e pare che sarà a Sepang per i test di febbraio.
“Marquez continua ad essere il pilota più attraente per la MotoGP, scrivi su di lui e cade una pioggia di commenti. Fa parlare di sé e non c’è da stupirsene: l’anno scorso è tornato a vincere tre volte e ha fatto paura. È riuscito a farlo con una moto non sua. Se quest’anno ha la fortuna di partire subito col piede giusto non c’è storia: non c’è Quartararo, non c’è Ducati… Lui continua ad essere una spanna sopra. Bisogna capire bene come sia andata con l’infortunio”.
Un altro che fa sempre parlare di sé è Valentino: la MotoGP senza di lui sarà sempre la stessa?
“Dipende, me lo chiedi da appassionato o da tecnico?”.
Lo chiedo ad un appassionato delle corse e, soprattutto, a chi ha già vissuto in passato dei momenti di vuoto in seguito all’addio di un fuoriclasse. Di piloti fortissimi ce ne sono molti, di carismatici come Valentino però decisamente meno.
“Per una grande fetta di pubblico l’assenza di Valentino sarà un problema. Ricordo gli anni in Ducati, sportivamente non andava bene ma davanti al box c’erano sempre moltissime persone che invece dagli altri piloti non c’erano, questo sicuramente sarà da tenere in conto. Ho saputo che per il Circuito del Mugello, ma non solo, sarà un’altra MotoGP: hanno calcolato già una perdita di milioni di euro in termini di biglietti venduti. A me da appassionato non mancherà nulla. Ma non per una mancanza di rispetto nei confronti di Valentino, è semplicemente perché tendo ad entusiasmarmi con i piloti che sono davanti e vincono. Quando smetti di vincere le mie attenzioni si spostano altrove. Non è come se uscisse Quartararo o Marquez, quello mi spiacerebbe. Ma io guardo le corse, non posso vivere di ricordi quando guardo una gara”.
E questo trova conferma nel fatto che di Marc Marquez si parli moltissimo anche quest’inverno. A conti fatti, più di Rossi…
“La gente vuole vederlo anche perché gli sta sulle palle. C’è chi vuole un nemico, altrimenti resta una MotoGP anonima. Onestamente Fabio Quartararo è bravissimo, ma se lo chiedi a mia nonna non l’ha nemmeno mai sentito nominare. Il pubblico di appassionati ovviamente si inchina a lui, ma non ha certo la potenza di immagine di un Marquez, di un Rossi, di un Lorenzo… Che alla fine tornano sempre a far parlare”.