Dodici vittorie nelle prime quindici gare, zero nelle ultime quattro. Dal rientro dalla pausa estiva la musica del Mondiale di F1 è cambiata, radicalmente, con una McLaren che, anche quando ne ha la possibilità, non sembra più riuscire a vincere. È veloce, ma per un motivo o per un altro c’è sempre qualcosa che non va, che la costringe agli extra e che, a cinque gare dalla fine, ha quasi vanificato quel dominio impresso come un rullo battente da inizio 2025 in poi. Questione di circuiti, sì, ma non solo: è salita la pressione, quella dettata da un Max Verstappen e una Red Bull che, da Monza in poi, hanno fatto la differenza.
L’olandese nelle ultime quattro gare non ha vinto solo a Singapore, arrivando comunque davanti a Oscar Piastri e Lando Norris e finendo per presentarsi in Messico con soli 40 punti di distacco dall’australiano e 26 dall’inglese, che in questo momento, però, sembra il più in forma dei due. Non ha commesso un errore e il colpo di grazia è arrivato alla prima curva della Sprint di Austin quando i papaya si sono auto-eliminati, compromettendo anche il GP della domenica in termini di scelte tecniche. In McLaren serve rispondere agli attacchi per continuare a sognare, perché se sia Piastri che Norris non si sono mai trovati a battagliare per un Mondiale, con tutta la pressione che una lotta del genere porta con sé, questo è l’habitat di Verstappen, che di titoli ne ha già conquistati quattro.
È il momento più delicato dell’intera stagione, quello della verità: se a Città del Messico Max vince ancora, a prescindere dai distacchi l’equilibrio cambierà, forse definitivamente. Un colpo a cui sarebbe difficile rispondere, con una pressione alle stelle non solo sui due piloti, ma su tutta la squadra. E in McLaren ne sono pienamente consapevoli nonostante continuino ad andare per la propria strada, seguendo quei principi di parità che più volte sono stati decantati e su cui, riflettendo sul campionato in palio, Zak Brown è tornato a parlare guardando al passato: “Nel 2007 avevamo due piloti a pari punti e Kimi (Raikkonen, ndr) li ha battuti per pochissimo”, ha spiegato l’amministratore delegato del team al Daily Mail, rispondendo anche a chi ha dubitato della gestione di Norris e Piastri fatta finora, specie dopo il caos di Monza legato a un ordine di scuderia difficile da comprendere a pieno.
“È così che la McLaren vuole correre. Vogliamo avere due piloti in grado di vincere il campionato. Quando corri con un primo e un secondo pilota capita che il Mondiale costruttori venga compromesso. Nella nostra situazione attuale daremo ad entrambi i piloti la possibilità di provare a vincere il Mondiale piloti anche se questo comporta dei rischi come nel 2007. Ma ne siamo tutti consapevoli e preparati”.
Il titolo Costruttori menzionato dl Brown la McLaren l’ha già vinto, per la seconda volta consecutiva. Dal 2008, però, manca il titolo Piloti, lo stesso che sembrava soltanto una formalità da sbrigare tra Piastri e Norris ma che, nelle ultime quattro gare, è tornato al centro dell’attenzione. La Red Bull è rinata tra le mani di Verstappen e, guardando alla classifica, c’è un dato che fa impressione più di tutto il resto: al termine del fine settimana a Zandvoort l’olandese era staccato di 104 punti da Piastri, in Messico - dove ha già vinto cinque volte - ci arriva con 64 punti recuperati in appena quattro round. A Woking serve una reazione, altrimenti tutti quei principi non saranno serviti a nulla. E serve prima che sia troppo tardi.