Las Vegas, il tempio del pugilato mondiale. Le luci sono accese, i guantoni sono calzati, e sulla scena si consuma uno scontro che più che sportivo è il simbolo di due epoche a confronto. Mike Tyson, il leggendario "Iron Mike", 58 anni e un passato da leone imbattibile, contro Jake Paul, 27enne fenomeno del web e pugile per vocazione tardiva. Risultato? Una vittoria ai punti per il giovane youtuber, sancita da tre giudici unanimi, ma conquistata con sudore e, probabilmente, un pizzico di marketing in più. Sul ring, non era solo una questione di pugni. Era Tyson contro il tempo, 30 anni di differenza contro un ragazzo cresciuto tra selfie e algoritmi. Jake Paul, che deve la sua notorietà a Internet più che al ring, ha dimostrato di sapere incassare, ma soprattutto ha fatto fruttare una macchina mediatica che lo ha portato a incassare 40 milioni di dollari per il match. Un evento più virale che epico, mandato in diretta mondiale su Netflix, con il ring a fare da teatro a un vero e proprio spettacolo del capitalismo sportivo. Eppure, Tyson non è sceso sul quadrato per fare da comparsa. Nonostante un rinvio forzato (un malore durante un volo aereo lo scorso luglio aveva fatto temere il peggio), "Iron Mike" ha onorato ogni secondo dell'incontro. Nei primi round, sembrava quasi tornato quello dei giorni migliori: colpi duri, sguardo di fuoco e una tenacia che ha mandato in visibilio i nostalgici. Jake Paul, con la sua giovane energia, ha sudato freddo. Il Ko non è mai arrivato. Tyson ha resistito come un muro, dimostrando che, anche a 58 anni, la vecchia scuola può ancora far tremare. Alla fine, la decisione è arrivata ai punti. Un verdetto che premia il nuovo ma non cancella la grandezza del vecchio. Jake Paul ha vinto, certo, ma con un pubblico più interessato a like e reel che alle statistiche da ring. Tyson, invece, ha perso solo sulla carta: per i fan del pugilato, resta il campione che non si piega nemmeno davanti all’avanzata dei social. Il pugilato ha cambiato volto? Forse. Ma una cosa è certa: la leggenda di Mike Tyson rimane, mentre Jake Paul ha guadagnato un’altra medaglia nella sua scalata, più mediatica che sportiva. Il ring non dimentica, ma oggi parla un linguaggio diverso. Pugni e pixel, la boxe si riscrive così. Ma vediamo come hanno reagito alcuni commentatori.
Marco Nicolini, scrittore e esperto di boxe sulla sua pagina Facebook molto seguita da appassionati di pugilato ha scritto: "In molti mi chiedete di dare un giudizio sul match più improponibile degli ultimi decenni, quello tra lo youtuber Jake Paul e l'ex campione indiscusso dei pesi massimi degli anni ottanta, il cinquantottenne Mike Tyson. Avevo detto che non lo avrei guardato ma non starò a mentire: mi sono alzato per vedere la Serrano contro la Taylor e, dopo un match tanto emozionante, sono rimasto sintonizzato su Netflix. Ad essere sincero, non ho alcun commento da dare, perché avevo già detto che sarebbe stato un match triste ben prima che suonasse la prima campanella. Così è stato. Il mondo è stato costretto a guardare "el Gallo Dorado" mettere colpi al rallentatore per non far male ad una delle più grandi leggende della boxe. Questo perché, tra gli altri mille motivi, Mike Tyson è grosso, ma è ben sotto la condizione media di un sessantenne che si alleni con costanza. Per me questo basta e avanza".
Italian fight magazine, altra pagina Instagram molto seguita dagli amanti della boxe e degli sport da combattmento, ha tuonato contro questo match: "Tutto finito, tutto degradato… come recitano le clip de “La Zanzara”. Mike Tyson vs Jake Paul è stata la celebrazione dello scempio dei tempi moderni, della realtà che si mischia alla finzione per il puro denaro, supportata da tutti a furor di popolo dentro a una psicosi generale. Sta diventando pesante per me ridurmi a parlare seriamente di questa roba… non a caso ho scelto la colonna sonora di un mio concittadino che ha vomitato tutto il suo risentimento verso un ambiente che non lo rappresentava più, perché privo di autenticità. Ormai siamo oltre lo sport scommesse che caratterizzava il pugilato come lo sport più sporco e losco, perché almeno prima raggiravano solo gli scommettitori. Adesso si sono accorti che paga di più lo streaming della scommessa e hanno deciso di raggirarci tutti, propinandoci lo scempio placcato d’oro. Un processo tutto americano che rispecchia una non cultura basata sul marketing come unico Dio dei tempi moderni… Ma sapete una roba? Io tra la carne dorata di Salt Bae e la bistecca alla fiorentina so bene cosa scegliere, tra una pizza di Domino’s e una verace, tra un film di Fellini e uno di Michael Bay… Per questo mi va di ribadire che stasera a Milano c’è il TAF The Art of Fighting e che se vi hyppate di più per Jake Paul che per una card di derby italiani significa che non siete fan del pugilato, siete fan del marketing".
Niccolò Pavesi, “Voce della Boxe” di Dazn, ha commentato su Facebook: "Serial killer con licenza di uccidere. La macchina, la furia, Paulminator, il terrore di Boston e cobra di Cleveland Jake 'El Gallo' Paul non perdona: battuto anche il miglior Tyson dal 2020 ad oggi. I punteggi dei tre giudici a bordo ring sono stati tutti nettamente a suo favore. Adesso si guarda solo avanti, è già tunnel vision verso il prossimo obiettivo: l’unificazione con Canelo o il dream-match contro Apollo Creed, ma solo alle giuste condizioni.
Questa invece l'analisi di Rumble Boxing Italia, altra pagina social particolarmente apprezzata dagli amanti del pugilato: "Per chi conosce la Boxe, siamo onesti, Jake è stato persino gentile con Tyson. Mike nelle prime 2 riprese ci ha fatto sognare. Un evento speciale, che andava lasciato come esibizione niente di più. Business ha vinto comunque, portando famiglie, nostalgici e tanti bambini a vedere la boxe. Mi è dispiaciuto vedere MIke in un contesto troppo “agonistico“, chiedendogli forse troppo per quello che ho visto. Armando Casamonica torna in Italia, con una immagine in crescita, prestazione di livello, che lo mette in risalto con apprezzamento anche dagli stessi Americani, che gli varrà molto probabilmente un’altra opportunità. Pugili italiani iniziate a fare il pugilato vero, affrontando avversari non più di comodo, ma come questi tipi di pugili. Il pubblico vi apprezzerà di più e soprattutto non è vergogna la sconfitta, un tabù da sfatare qui nel nostro paese, perché con questi match non si perde mai! Semmai si cresce".