A sentire i nomi, Mike Tyson e Jake Paul, non c’è partita: l’incontro che verrà trasmesso da Netflix lo vince il primo. Ci sono però altre valutazioni da fare, e che rendono il risultato meno scontato. Per questo abbiamo intervistato l’ex pugile Giovanni De Carolis, che in carriera è stato due volte campione mondiale dei pesi supermedi, campione intercontinentale e italiano. E De Carolis non si nasconde: “Il match di Tyson con Paul mi dà altamente fastidio”. E usa un’immagine per spiegare il suo punto di vista: “È come mettere un cavallo vicino a una tartaruga e sperare che questa vinca”. Peccato che la tartaruga, in questo caso, è Mike, che non solo ha buone probabilità di perdere (“Paul non è un pugile neanche di media levatura, ma si è allenato tanto”), ma rischia anche per la propria sicurezza: “A quell'età prendere dei colpi non è la stessa cosa, hai una reattività diversa. Non si può ignorare la realtà”. Che rimane, dunque? “Tutti i valori del pugilato vengono meno”, un semplice spettacolo fatto per la popolarità. La boxe è solo un dettaglio: “Se avessero fatto una partita a biliardo l’avrebbero trasmessa lo stesso”. Un compromesso tra visibilità, promozione e sport, comunque, va trovato. Però la boxe deve essere tutelata: “La nostra disciplina come la fai conoscere? Nel compromesso ci deve essere equilibrio. E qui non c'è”.
Giovanni De Carolis, la stessa domanda che abbiamo fatto a Clemente Russo: guarderai l’incontro tra Mike Tyson e Jake Paul?
C'è un ragazzo che combatterà nella stessa serata, Armando Casamonica, che lotterà contro un forte pugile straniero, che ha 17 incontri vinti, di cui 12 per knockout, e probabilmente guarderò quello. Vi dico la verità: il match di Tyson con Paul mi dà altamente fastidio. È una cosa che non mi piace sotto nessun punto di vista.
Come mai?
Perché è un evento fatto esclusivamente per la popolarità e il business. Per quanto Tyson sia stato un grande, un atleta fuori dal comune, non può a quell'età fare una prestazione contro un ragazzo più giovane di 30 anni. Da professionista conosco molto bene le cose che riesci a ottenere negli allenamenti a una certa età, quando hai venti, venticinque anni o trent'anni. A un certo punto, verso i quaranta, senti una grande differenza. Nella storia dello sport, e del pugilato soprattutto, gli atleti attempati venivano dati in pasto a quelli più giovani, ma qua stiamo andando troppo oltre. Tyson, per quanto possa essere forte, non sarà mai potente neanche la metà di quello che era una volta. Non basta l'esperienza che ha, anche considerato quanto tempo è rimasto fuori dal ring. Ha fatto un'esibizione con Roy Jones che era meno di una seduta di sparring. Uno si vuole mettere sempre in gioco a qualsiasi età e va benissimo, però quello che la gente si aspetta è lontanissimo dalla realtà.
Di Jake Paul cosa pensi?
L'ho visto quando ha combattuto contro il cugino di Tyson Fury, Tommy Fury, e ha perso. Tommy Fury è un medio massimo che aveva cinque o sei incontri: per quanto possa appartenere a una famiglia rinomata per il pugilato, non sono certo una cosa incredibile. Quindi sì, Paul a livello tecnico è molto scarso. Ha preso una persona che conoscono in tutto il mondo per diventare super popolare. E mi dà fastidio che sia stata concessa questa cosa, perché purtroppo le probabilità che quel ragazzo riesca a colpire duramente Tyson sono molto alte. Perché anche se è scarso come pugile, comunque è sempre un ragazzo che ha 27 anni e i colpi li riesce a portare a un'intensità diversa.
Cosa ti aspetti, quindi?
Nei miei sogni, quello che vorrei che accadesse, è che Tyson gli dia un pugno fatto bene e lo sdrai subito. Purtroppo, se dobbiamo essere obiettivi, è come mettere un cavallo vicino a una tartaruga e sperare che questa vinca. Una persona a quell’età non può avere delle risposte atletiche di alto livello. È stato così per Muhammad Ali nella fase finale della carriera, così come allo stesso Tyson degli ultimi anni da professionista. Tutti i campioni a un certo punto hanno capito che non potevano più competere. E ripeto, anche se Paul non è un pugile neanche di media levatura, si è allenato tanto e sicuramente la butterà sulla fisicità.
Rimane solo lo show alla fine.
Personalmente mi auguro che si siano preparati a uno spettacolo e non a un incontro vero e proprio. Tra l’altro c’è una cosa che è incongruente: dicono che questo è un incontro regolare, quindi viene inserito nei record. Però nel pugilato le riprese sono da tre minuti, mentre in questo caso saranno da due minuti.
Secondo te Tyson potrebbe rischiare qualcosa anche per la propria incolumità?
Sì, assolutamente. A quell'età prendere dei colpi non è la stessa cosa, hai una reattività diversa, tutta una serie di problematiche specifiche. Non si può ignorare la realtà. Io mi sono ritirato quest'anno, nemmeno un mese fa. Ho combattuto per il titolo d'Europa a marzo. Vedevo che le mie prestazioni erano sempre meno di qualità, nonostante il mio impegno fosse altissimo sotto tutti i punti di vista: alimentazione, allenamenti, qualità della vita. Ma con l’età si mette in moto un andamento in negativo per i recuperi, le potenze espresse. E ho fatto 40 anni ad agosto. Figuriamoci a 58 anni. Poi ogni fisico sicuramente è diverso, però ci sono dei limiti strutturali. Il primato per un match importante lo detiene Bernard Hopkins, che ha lottato a 48 anni. Sono sempre dieci di meno rispetto a Tyson, che tra l’altro è stato poco bene qualche mese fa. Sono cose che anche per un atleta giovane incidono tantissimo.
Quindi l’ha fatto solo per soldi?
Credo che Tyson abbia un sacco di attività, non credo che abbia problemi di soldi. L'avranno attirato grazie al suo spirito competitivo.
Clemente ci ha detto che il suo favorito è Tyson per le caratteristiche di Paul: è un pugile che non si sa muovere bene con le gambe.
Mike pugilisticamente sicuramente sarà fortissimo, sarà molto più bravo a livello di conoscenza, di movimenti, però secondo me o si risolve nel primo round o sennò non riuscirà ad arrivare in fondo. Quando portava i colpi nell'allenamento pubblico già dopo un paio di riprese era più lento. È veramente qualcosa che non riesco a capire, a meno che non si siano preparati qualcosa a tavolino. Per quanto possa essere scarso Jake Paul, purtroppo lo vedo vincente a livello di fisicità. C'è troppa differenza.
Secondo te questi incontri fanno bene davvero alla boxe?
Assolutamente no, perché tutti i valori del pugilato vengono meno. Organizzi l’incontro di un personaggio che ha combattuto soltanto contro altri personaggi e diventa pure un main event: perché? Perché è popolare e basta. Quindi ci stanno dicendo che se uno è famoso allora può guadagnare soldi con lo sport. È una cosa che eticamente a me non piace proprio.
Per te è sbagliato cercare un compromesso: far conoscere uno sport e accettare di conseguenza certe dinamiche?
Sì, però la nostra disciplina come la fai conoscere? Nel compromesso ci deve essere equilibrio. E qui non c'è.
Quale sarebbe stato un compromesso migliore?
Se Jake Paul avesse combattuto con un pugile forte e ancora in attività. Ma non lo farà mai, perché sa che perde e si fa pure molto male. L'unico vantaggio che può avere con Tyson è l’età. Se la gente guarda una finale di coppa del mondo lo fa perché sa che vedrà le due nazionali più forti affrontarsi dopo un torneo. Quindi hanno raccontato una storia di sport in un certo modo. Quando invece organizzi una partita di rappresentanze, il pubblico non la guarda come se fosse una finale, non ha lo stesso appeal. Loro stanno cercando di creare uno spettacolo intorno a un incontro che in realtà è un’esibizione. Jake Paul si è creato un seguito talmente importante che può mettersi a fare qualsiasi cosa e Netflix, Amazon e le piattaforme più importanti lo trasmetterebbero lo stesso. Anche se avessero fatto una partita a biliardo l’avrebbero fatto. Purtroppo hanno scelto il pugilato. La questione della pubblicità a ogni costo, purché se ne parli, non è una cosa che condivido. Anche perché non è questo lo sport in cui puoi giocare. Per Tyson mettersi in quella condizione è un grande rischio.
Tyson perderà qualcosa del suo personaggio dopo questo incontro?
Penso di sì. Una volta un pugile, Daniel Petrucci, mi ha detto che i campioni vengono ricordati per l'incontro che perdono, non per tutti quelli che vincono. Capisco che una sfida all'orizzonte è qualcosa che lo accende, però non vedo nulla di positivo: né per il pugilato, né per lui, né per chi guarderà l’incontro. È una farsa che non apprezzo.