Enzo Ferrari diceva che il secondo è il primo dei perdenti. Per chi ha fatto del motorsport una ragione di vita non c’è altra maniera di pensare e Marc Marquez al Sachsenring l’ha dimostrato ancora una volta. Perché dopo la Sprint di oggi chiusa al sesto posto nonostante tutto quello che gli è capitato, l’otto volte campione del mondo, nonostante dica di essere “abbastanza soddisfatto”, è apparso incaz*ato come una iena, deluso e amareggiato. E per nulla consapevole di aver fatto un mezzo miracolo e di dover, invece, essere più che felice per quello che è riuscito a portare a casa.
Il bruttissimo volo di venerdì, la frattura al dito e il gran dolore alle costole avrebbero fermato molti dei suoi colleghi. Idem tutto quello che è successo nei turni di prova: “mi rendevo conto di essere in giornate sfortunate e ho sbagliato a provare a riprendere la moto quando sono caduto perché dovevo aspettarmelo, ma non volevo cambiare la moto”. E poi la manovra matta di Bradl che s’è fatto trovare in mezzo alla pista e, ancora, il salvataggio a cui è stato costretto oggi. Tutti episodi che da soli basterebbero a far sentire chiunque perseguitato dalla sfortuna, ma non Marc Marquez che, invece, sembra non considerarli attenuanti di un fine settimana che lui stesso ha definito “disastroso”. “E’ andato tutto male – ha detto – avevo detto che qui ci voleva il weekend perfetto per provare a vincere e invece è stato l’esatto contrario: un disastro. Non ce l’ho con Bradl, perché sono cose che possono capitare soprattutto su un circuito così stretto. Partire tredicesimo, qui, dove ci sono solo un paio di curve in cui è possibile sorpassare, è più penalizzante che altrove, perché anche rimontando non riesci a fare più di uno o due sorpassi ogni giro”.
E’ quello che ha fatto, capitalizzando al massimo anche la sorte avversa. Ma il viso, sia nel media scrum sia nell’intervista a Sky dopo la Sprint del Sachsenring è quello di un pilota che qui pensava davvero di poter vincere. I campioni sono così: scontenti sempre. E a poco è servito che quasi fossero gli stessi giornalisti a far presente a Marquez di aver fatto un mezzo miracolo oggi. “Le costole non sono rotte – ha spiegato ancora l’otto volte campione del mondo - ma è come se dentro sentissi che si muove tutto. Non posso frenare forte, ma posso difendermi. Fisicamente non sto bene, ma per capire realmente quali sono le mie condizioni aspetto che il mix di farmaci che ho preso finisca il suo effetto. Ho chiesto gli antidolorifici più potenti perché ieri il dolore mi annebbiava addirittura la vista, ho fatto fatica anche a respirare”. Condizioni disperate, insomma, ma nonostante questo il fenomeno di Cervera ha trovato la forza di recuperare sette posizioni, il coraggio di salvare nuovamente una caduta alla sua maniera (“dopo il salvataggio ho cercato di essere più accorto”) e, poi, la sfrontatezza, quasi ingenua, di definirsi pure un po’ deluso e amareggiato. Roba da campione vero, insomma, al di là di simpatie, antipatie, tifo o non tifo.
“La cosa buona di oggi – ha poi proseguito il pilota del Team Gresini – è che quando sono riuscito a fare dei giri puliti ho avuto un ritmo molto simile a quello dei piloti di testa. Ora vediamo come starò, ma per domani è da questo che bisognerà ripartire per salvare con la gara della domenica questo terribile fine settimana. Abbiamo fatto i conti con tutti i problemi possibili e anche con qualcosa a cui non ero abituato. Al Sachsenring, infatti, c'è un punto in cui riuscivo a trasformare in vantaggio il poco grip della Honda, ma se provassi quelle manovre, cioè frenare mettendola da subito di traverso, con la Ducati che ha tanto grip, finirei a terra. In altri punti si riesce a superare anche in frenata, ma la Ducati tende a mandarti un po' lungo e preferisco allungare che cadere, visto che alcune volte sono caduto proprio per questo. Lavoreremo anche su questo. Di sicuro al momento non si può parlare di mondiale, perchè ci sono piloti costantemente più veloci: sarà difficile anche tenere Bastianini per stare nei primi tre”.