A Donington ha fatto fatica. Perché non conosceva bene la pista e quindi doveva fare i conti con l’assenza di riferimenti, e poi perché il braccio gli si è letteralmente paralizzato in Gara2. Sindrome compartimentale, si dice, anche se non c’è alcuna conferma ufficiale. Così come non è ben chiaro se Andrea Iannone riuscirà a essere regolarmente in pista in questo fine settimana a Most, per l’appuntamento della Superbike in Repubblica Ceca. Però di certezza ce ne è un’altra: se c’è un pilota che non molla mai davvero e che riesce a tenere duro anche per quattro lunghi anni, quel pilota è Andrea Iannone. Che piaccia o non piaccia, che risulti simpatico o meno simpatico.
Ecco perché è ingiusto pure arrivare a sostenere che l’ultima uscita di Iannone in Superbike è stata sottotono perché il pilota abruzzese è distratto dalle voci di mercato. Quelle ci sono e lui stesso non le ha mai negate. Così come non ha mai negato che, come ogni pilota in questa fase della stagione, s’è fatto una classifica di prospettive in testa. Che significa? Significa che ha fissato le priorità sul futuro e che questo anno di ritorno, che doveva solo servire per capire se e quanto fosse ancora competitivo, non sarà bissato. Il “non pago per correre come quest’anno”, riferito da molte testate, è probabilmente riferito a questo più che al fatto che Iannone possa aver dato una mano a GoEleven nella ricerca di qualche sponsor in più.
E’ chiaro, anche se non lo dice espressamente, che Iannone vorrebbe la Ducati ufficiale. Quella tutta rossa del Team Aruba. Ma è chiaro pure che a Borgo Panigale vogliono tenere conto di due valori, l’affetto e la riconoscenza. Verso chi? Verso Alvaro Bautista. Che sarà anche avanti con gli anni e magari meno motivato del solito, ma che è l’uomo che con Ducati ha conquistato gli ultimi due titoli mondiali. Se Bautista sceglierà di appendere il casco al chiodo potrebbe aprirsi una porta. Altrimenti per Iannone è già tempo di pensare al piano b. Un piano b che non necessariamente è la MotoGP, visto che il pilota di Vasto potrebbe tranquillamente scegliere di restare in Superbike se avesse la garanzia di una moto competitiva. Ma chi potrebbe garantirgliela? Team ufficiali con selle libere, al momento, non ci sono e quelli che ci sono hanno moto che oggettivamente non sembrano in grado di competere con BMW e Ducati.
Ecco perché l’ipotesi del ritorno in MotoGP potrebbe non essere così assurda. La sponda, come è noto, la offrirebbe Pramac, in seguito al nuovo accordo per la fornitura delle moto per il 2025 con Yamaha. Carlo Pernat, che di corse ne sa qualcosa, ha però spiegato per che mettere un pilota legato a Ducati sopra al prototipo della MotoGP di un altro marchio potrebbe volerci del tempo, anche se dovesse trattarsi solo di un semplice test. Iannone, nel frattempo, s’è limitato a una considerazione che è umanamente più che comprensibile, e pure sportivamente: “Se devo soffrire, preferisco soffrire in MotoGP che in Superbike”. La verità, però, è che Andrea Iannone ha già sofferto abbastanza e forse anche tutta questa attesa per definire il futuro comincia a essere ingiusta. Perché non è lui che non decide o perde tempo, ma sono le circostanze e le stelle che fanno fatica a allinearsi che rischiano di rendere tutto dannatamente più difficile.