Mutande di tre taglie in meno per Marc Marquez. Dorna dovrebbe provare questa per riequilibrare un po’ la MotoGP, ma potrebbe non bastare e, battuta a parte, non sarebbe neanche abbastanza sportivo come provvedimento. Però qualcosa c’è da fare e, al giro di boa dopo Brno, si cambierà ancora come previsto dal regolamento per ricalcolare il nuovo sistema di concessioni per costruttori e team. È l’unica strada possibile, al momento, per provare a riequilibrare in tempi rapidi le prestazioni tra i costruttori, con Ducati che domina incontrastata nella Classe A grazie a un 2025 quasi perfetto: vinte tutte, eccezion fatta per Le Mans vinta da Johann Zarco su Honda e Silverstone conquistata da Marco Bezzecchi con Aprilia.

Questo primato, unito a un 2024 altrettanto solido, lascia le Rosse di Gigi Dall’Igna al vertice, pur privandole di wildcard, test illimitati e imponendo aggiornamenti motore congelati. La Classe B, invece, rimane completamente vuota dall'introduzione del sistema, riflettendo il divario crescente tra Ducati e gli inseguitori, come dimostrato anche da un grafico che dice tutto da solo sulla supremazia tecnica del marchio italiano.
Aprilia e KTM continueranno a occupare la Classe C, con la casa italiana che anche con i punti guadagnati a Brno ha evitato (ma è più una sfiga a conti fatti) la retrocessione in D e per un soffio non s’è ritrovata in B. Bezzecchi, in assenza del campione Jorge Martin, è stato il pilota chiave, mentre KTM ha brillato in Repubblica Ceca con il doppio podio di Acosta e Bastianini. Honda e Yamaha, pur migliorate rispetto al 2024 (con Zarco vittorioso in Francia e Quartararo a podio), restano in Classe D: un paradosso che garantisce loro vantaggi come test illimitati e sviluppo motore libero, ma non riflette i progressi reali.

La rimozione dei dati 2024 a fine stagione per ricalcolare tutto solo sulla base del 2025 potrebbe rimescolare le carte, offrendo ai giapponesi un’occasione per risalire (che probabilmente vorrebbero scongiurare). Il sistema premia i costruttori più deboli con pneumatici extra (fino a 260 per la Classe D), wildcard e aggiornamenti aerodinamici aggiuntivi, mentre limita i leader: Ducati, ad esempio, può effettuare test solo con collaudatori e su tre circuiti.
La seconda parte del 2025 sarà quindi decisiva per i costruttori giapponesi, anche in vista di un 2026 in cui inevitabilmente ci si dovrà concentrare doppiamente sul nuovissimo prototipo da 850cc da mandare in pista nella stagione successiva. Tuttavia, il dominio Ducati non può essere una colpa e viene da chiedersi fino a che punto, in questo modo, si riescono a coniugare i valori dello sport con le esigenze di sviluppo e il rispetto delle regole.
