La traumatica cacciata di Daniele De Rossi ha scosso in modo terribile il mondo romanista. Che dire davanti a un'ingiustizia come questa? Qui non siamo al vecchio campione anchilosato - che la moglie, separata e nuovamente innamorata, insulta e sbeffeggia ad una festa regalandogli il 45 giri di Mia Martini "Piccolo uomo" - ma a un signor allenatore che era in panchina, a un campione specchiato, a un uomo serio che ha assai sofferto, e che, come Paolo Maldini al Milan, ha dato tutto per la maglia della Roma, società nella quale è entrato da bambino. A sei anni. La curva sud, il sacro centro del tifo romanista, ha decretato che per il primo tempo di Roma-Udinese, prima in classifica, si resterà fuori. Io, fan 76enne, dico che nessuno - e ripeto nessuno - dovrà entrare.
Aggiungo e rincaro la dose: nessuno dovrà entrare allo stadio fino a che il suolo di Roma sarà calpestato dai Friedkin e dalla loro plenipotenziaria, la greca Lina Souloukou. Dagospia ha riportato oggi un articolo che traccia la folgorante carriera della 41ennne ellenica che ha preso Roma, la Roma e i romanisti come un mucchio di idioti. Vorrei ricordarle educatamente che nella linua inglese esiste una parola, boycott, che in italiano si traduce in boicottaggio, che altri non è se non il cognome del capitano dell'esercito inglese al quale la Corona aveva dato parecchie terre per ricompensarlo delle sue valorose imprese in guerra. Boycott si dedicò massicciamente all'agricoltura ma, lui inglese, trattava i sudditi irlandesi - l'Irlanda è stata soto il gioco inglese per oltre 900 anni - e dico 900 anni - che, consigliati da uno dei padri della nazione irlandese - Charles Stuart Parnell poi accecato con la calce viva negli occhi nella piazza del villaggio, ora cittadina, di Castlecomer nella contea di Kilenny, di scendere in sciopero e mandare in rovina i raccolti della terra di Boycott. Che le provò tutte per riprendere le redini del comando. Assalti ai condadini e fucilazioni ma quelli tennero duro. Molti morirono per fame ma, alla fine, Boycott dovette tornare in Inghilterra, vivere - male - e morire, dimenticato e vilipeso dai suoi stessi compatrioti. Dare tempo a Juric? Il fatto stesso che si è preso lo stesso giorno della cacciata di DDR nostro lo condanna a vita. Non a caso parole buonissime per lui le hanno spese i tifosi laziali. Lacrime, insulti, minacce, pianti, strilli, urla? No, come dice il grande Peppe: "Chi tifa Roma non perde mai". Pussa via. No, yankee go home! Sarà una risata che li seppellirà.