Fa male vedere l’Italia giocare come contro la Svizzera ma, in generale, il problema di questa Nazionale va ben oltre l’inaccettabile prestazione vista contro la squadra elvetica, di cui comunque avevamo preannunciato la forza. Gli Azzurri in questi Europei non sono mai sembrati in palla, nemmeno nelle tre partite precedenti, e va detto che a questi Europei ci siamo pur sempre arrivati grazie a un rigore colossale non fischiato all’Ucraina nell’ultima gara delle qualificazioni. Alla luce di tutto questo, dovrebbe essere legittimo farsi qualche domanda sul futuro del ct, che in questi mesi non ha saputo dare un minimo d’identità alla Nazionale. Dovrebbe essere legittimo, ma non a Coverciano, a quanto sembra. Nella conferenza stampa di ieri, il presidente della FIGC Gravina ha confermato che non ci saranno dimissioni, né le sue né quelle di Spalletti, a cui è stata confermata la massima fiducia. Nel frattempo, sui social c’è chi “sogna” - si fa per dire - un prossimo approdo in panchina di Max Allegri o addirittura dell’ormai pacificamente pensionato Claudio Ranieri. Quando in realtà, se proprio si volessero sparare dei nomi, ce ne dovrebbe essere uno anni luce avanti a tutti in qualsiasi graduatoria: Carlo Ancelotti.
Sì, facile dire il nome del tecnico del Real Madrid e fresco vincitore dell’ennesima Champions League. Mentre l’Italia viveva la sua ennesima Caporetto calcistica in quel di Düsseldorf, il buon Carletto stava da qualche parte nel Montana in vacanza: altra immagine che fa male al fegato di chi, da questi Europei, si attendeva qualcosina di più. La retorica del salvatore della patria, che arriva e risolve ogni problema dalla panchina, è sicuramente semplicistica e comoda, soprattutto per chi ha interesse a non affrontare nessuno dei problemi strutturali che da almeno un decennio zavorrano il calcio italiano. Però qualcuno, su quella panchina, ci si deve sedere, e se proprio non vogliamo più Spalletti meglio puntare in alto. Possibile? Oggi, chiaramente no, vista la fiducia riconfermata all’attuale ct, e per via del fatto che fino alla fine di giugno 2026 Ancelotti ha un contratto con il Real Madrid che quasi certamente verrà onorato per intero. Un mese dopo quella data, scadrà teoricamente anche il contratto di Spalletti con la FIGC, al termine dei Mondiali del 2026 (ai quali si spera, questa volta, di qualificarsi, dato che l’allargamento del torneo a 48 squadre garantirà all’area UEFA tre posti in più nel torneo finale). Mancano due anni, è vero, ma un pensierino ce lo si può già fare, anche perché nel frattempo non è detto che altre squadre, di club o nazionali, non lo stiano già facendo al posto nostro. Una su tutte, il Brasile.
Nel febbraio 2023, dopo il flop del Mondiale in Qatar, ESPN aveva annunciato che la federcalcio brasiliana aveva già il sì di Ancelotti per il 2024. C’era stato un rincorrersi di smentite, ma alla fine si era capito che qualche contatto effettivamente c’era stato, e che il tecnico italiano non aveva chiuso la porta al suo primo approdo sulla panchina di una nazionale. Poi, il Real ha avuto la meglio, e Carletto ha rifiutato il Brasile per firmare altri due anni con gli spagnoli. Caso chiuso? Probabilmente no: in questi giorni, oltre agli Europei, si sta giocando anche la Copa América, e le prime uscite del Brasile allenato da Dorival Júnior (contratto fino alla fine del 2024, per dire di quanta fiducia abbia il lui la federcalcio) sono state fin qui abbastanza preoccupanti. La Seleção ha debuttato con un pareggio deludente contro la Costa Rica, prima di riprendersi e massacrare il modesto Paraguay 4-1: mercoledì notte si gioca il passaggio del turno contro la Colombia. Il Brasile si trova inoltre solo sesto nella classifica delle qualificazioni sudamericane ai prossimi Mondiali (ne entrano sei dirette, più la settimana che va allo spareggio), e sebbene ci siano ancora 12 partite da giocare e difficilmente i verdeoro mancheranno l’appuntamento iridato, il trend è piuttosto negativo.
In poche parole, anche se non se ne parla più apertamente per ovvie ragioni diplomatiche, Ancelotti è ancora nei sogni dei brasiliani. La FIGC proverà a stuzzicarlo con un futuro in azzurro? Difficile a dirsi, oggi come oggi. Al di là dell’ovvio fascino che un nome come quello di Ancelotti evoca, ci sono anche altri ostacoli da considerare. Non tanto anagrafici (nel 2026 avrebbe 67 anni, è vero, ma Luis Aragonés ha condotto la Spagna a vincere il suo primo Europeo nel 2008 che ne aveva 70), quanto economici. A Madrid guadagna non meno di 6 milioni a stagione, più del doppio di quando prende Spalletti. Meglio iniziare a risparmiare.