Il turno è stato passato e l’Europeo dell’Italia, bene o male, andrà avanti, almeno per un’altra partita. C’è però davvero poco di cui essere contenti, viste le prestazioni fornite dagli azzurri di Spalletti fin qui, anche contro avversari non proprio di livello come l’Albania. E poi anche perché negli ottavi di finale bisognerà superare la Svizzera, che a dispetto del suo magro palmares e di uno status non proprio da potenza del calcio europeo è una squadra che negli ultimi anni ha fatto grandi passi avanti, sebbene attenda ancora il definitivo salto di qualità. Intanto, fino a due minuti dalla fine dell’ultima partita del gruppo A è stata a un passo dal classificarsi come prima davanti alla Germania padrona di casa. Agli europei di tre anni fa l’Italia l’ha battuta 3-0 nel girone, ma dopo quel risultato la squadra elvetica ha superato il turno, ha eliminato la Francia (all’epoca campione del mondo in carica) ed è stata molto vicina a eliminare pure la Spagna. Stiamo parlando di una squadra che, con la sola eccezione di Euro 2012, ha partecipato a tutte le fasi finali dei tornei internazionali dal 2004, e ha superato i gironi 7 volte su 10.
Le prestazioni in crescita
Bastano quindi queste piccole statistiche per rendersi conto che parliamo di quella che è a tutti gli effetti una delle squadre più competitive al mondo nell’epoca contemporanea. Di quelle sette qualificazioni alla fase a eliminazione diretta di mondiali ed europei, sei sono state conquistate tra il 2014 e oggi. Gli elvetici non sono mai andati oltre i quarti di finale (conquistati nel 2021), ma negli ultimi dieci anni hanno disputato, per capirci, più mondiali dell’Italia. Sì, nella rincorsa azzurra ai mondiali del 2022 in Qatar furono loro a eliminarci, con due pareggi che gli consentirono di chiudere al primo posto il girone di qualificazione, e condannandoci al nefasto spareggio con la Macedonia del Nord.
Un allenatore poco appariscente
L’Italia, per rilanciarsi dopo il disastro di Ventura del 2017, si è affidata prima a Roberto Mancini, e poi a Luciano Spalletti, cioè a due degli allenatori più quotati del nostro paese, che si sono legittimamente attirati grandi aspettative, e quindi anche grande pressione sui propri risultati. La Svizzera, per contro, in panchina ha oggi Murat Yakin, dopo gli anni passati con tecnici ben più noti come Ottmar Hitzfeld (due volte vincitore della Champions League) e Vladimir Petković. L’attuale ct è il fratello “meno nobile” di Hakan Yakin, che è stato uno dei più talentuosi calciatori svizzeri degli anni Duemila. Murat Yakin ha fatto meglio come allenatore, ma i suoi successi risalgono a più di dieci anni fa, quando vinse due scudetti alla guida del Basilea. Un curriculum non certo entusiasmante, ma che se non altro gli sta consentendo di allenare la squadra senza il tormento dei media e dei tifosi di cui soffre invece Spalletti (si veda anche la recente sfuriata in conferenza stampa dopo la Croazia).
Giocatori di qualità ed esperienza
Infine, viene la rosa, che inaspettatamente presenta diversi punti di vantaggio rispetto a quella azzurra. All’Italia, fin qui, è sembrata mancare soprattutto la solidità mentale e l’esperienza di gioco ad alti livelli, caratteristiche che possono vantare pochissimi dei nostri giocatori, come Jorginho a Donnarumma (non a caso, il migliore fin qui). Dal canto suo, la Svizzera può fare affidamento su elementi come non uno ma due portieri di alta qualità (Sommer dell’Inter e Kobel del Borussia Dortmund, finalista dell’ultima Champions League), un leader difensivo come Akanji del Manchester City (che la Champions l'ha vinta un anno fa), e i piedi di giocatori come Xhaka dell’Arsenal e Shaqiri, che ormai gioca negli Usa ma ha alle spalle una lunga carriera di primo piano in Europa. Un avversario insormontabile? No di certo, ma da qui a prevedere un ottavo di finale da passare in scioltezza ce ne passa. La Svizzera, soprattutto, ha finora dimostrato di essere una squadra con un’organizzazione di gioco semplice, ma precisa: una cosa che è mancata all’Italia, e che non è detto si possa ottenere entro sabato sera. L’unica certezza che manca agli elvetici è l’attacco, in cui si nota l’assenza di un preciso punto di riferimento: 5 gol da 5 marcatori diversi, sei differenti attaccanti schierati dal primo minuto nelle tre partite del girone. La disdetta, in questo caso, è che pure Spalletti non sembra avere proprio le idee chiare su chi far giocare davanti e, delle nostre punte, solo Zaccagni ha fatto almeno un gol.