Un’Italia che Uno-Due, una squadra che conta, un Jorginho che tre-quattro, una radio che abbonda, una squadra che uno-due, un’Italia che conta, un regista che tre-quattro, un Jorginho che parla. Siamo i campioni d’Europa, ma erano altri tempi, gli anni del Covid, di Verratti nel cuore, e Bernardeschi sul caz*o. Il calcio oggi è duro, per un’Italia che conta. Un’Italia che uno-due, una squadra che conta, un Jorginho che tre-quattro, un centrocampo che parla, un’Italia che uno-due, radio Jorginho che ciarla, un regista che tre-quattro, una squadra che conta. Un’Italia che uno-due, uno-due, uno-due, uno-due, dei passaggi che tre-quattro, tre-quattro, tre-quattro. Il riferimento non celato al pezzo di Miss Keta è la cifra di questa Italia surreale, fortunella, strana, senza connessione apparante, ma che comunque si fa amare. È pur sempre un’Italia che conta. Facciamo un po’ la versione in prosa di questa partita: Spalletti che crede ancora in Giorgio, ci sta, se è l’unico calciatore a sua disposizione, che dirige, e parla con gli altri, è ok. A Lucianone piace ascoltare radio Jorginho, una radio play maker, però nelle radio è importante saper parlare. Mi chiedo, quindi, se il nodo non sia proprio la lingua italiana a questo punto. Giorgio è molto bravo, ed è pure vero che il possesso palla non passa solo per Jorginho, ma sarà mica un problema di comunicazione?
Lui pensa in portoghese, ormai parla solo in inglese, e viene a fare la radio in Italia? Ha perso lessico, vocabolario e dizione, è evidente che la radio non funziona più. Campa ancora di rendita per una stagione andata molto bene, ma il mondo della comunicazione vuole continue conferme, e non basta proporre la pallida controfigura di qualche anno fa. Poi metti che va a parlare con Retegui (che farebbe bene a dimenticare la sua serata in campo), ma che cosa si dicono? In che lingua? In Spagnoghese? Immaginate il livello delle loro conversazioni? Io sì, posso avere una reale idea, roba da club dei cervelloni. I ragazzi però sono intelligenti, solo che possono fare di più, non si impegnano, lo dice pure Luciano che di base tende a proteggere i suoi “alunni”. Ma si sa, il prof di educazione fisica è sempre più indulgente, io sono la maestra di italiano e ho il compito più infausto di bocciare o, se non altro, di dare i debiti formativi. Il centrocampo è il reparto più danneggiato perché ok puntare sulla comunicazione, però per vincere le partite bisogna pure correre e finalizzare. L’attacco? Tolto Zaccagni entrato sul finale, e un 6 scarsissimo a Chiesa, francamente ho pensato che se fosse entrato Roberto Baggio in campo, con i suoi 57 anni, avrebbe potuto fare la differenza. Magari dopo la rapina stava come un pazzo, e avrebbe potuto sfogarsi un po’ in campo.
Italia imbarazzante: tolto l’ultimo atto eroico firmato Calafiori-Zaccagni, stava perdendo contro Budimir, che comunque appariva geniale rispetto a Scamacca e Retegui. Mi ha fatto stizzare l’idea di soccombere contro un Budimir qualunque, e faccio il nome di Budimir perché, come Scama, ha fatto una bellissima annata. Ma Scama sembrava non avere la benché minima idea di cosa dovesse fare in campo, ma non per colpa solo sua certo, sembrava proprio non esserci connessione. Insomma, neanche io lasciata da sola all’asta del fantacalcio avrei potuto fare una squadra peggiore di questa Italia, ho pensato. Però attenzione, una cosa positiva: mi sono giocata Fagioli ammonito, sono felice, e chi non l’ha giocato live appena entrato, è stato un pivello. Che anche lui abbia fatto la stessa giocata? Continuiamo con i giudizi di fine partita: il reparto difensivo con Bastoni, super Gigio e Cala si salva, ma non voglio parlare di Di Lorenzo, Dimarco e Darmian. Peggio di loro solo coloro che si sono sentiti soddisfatti per aver pareggiato con dei mezzi morti, esultando per essere passati agli ottavi come se la partita avesse avuto un andamento degno dell’Italia che conta. Questo penso faccia capire il livello di aspettative su questa squadra.
Però non c’è limite al peggio e, dulcis in fundo, la cosa più imbarazzante che si possa vedere, è il dopo partita con Paola Ferrari e Marco Mazzocchi. Sembra un misto tra i cinepanettoni e il processo di Biscardi. Sono senza parole: i programmi di calcio sulla Rai sembrano Paperissima. Livelli da copertine di dischi di musica vintage jugoslava. Ho visto una scena imbarazzante dove hanno intervistato una famiglia di emigranti in Germania con un cane che si stava rompendo le pal*e più degli italiani nel dover tifare forzatamente Di Lorenzo. Una cosa positiva di quella trasmissione è tale Giusy alla quale auguro una carriera più croccantina. Consigli della maestra? Rivedere le frequenze radio, fare lezioni di grammatica italiana, ripetere il mantra “Gigio non può pararmi il cu*o per sempre, devo saper giocare pure io a calcio visto che sono in nazionale”. Consigli per i tifosi? Guardate le partite su Sky, capite che siamo passati agli ottavi, ok esultare, ma sono ottavi di finale, e non è stata una bella partita, quindi anche meno. Consigli per me? Essere una maestra meno cattivella. Intanto, però, i posti al tavolo dei corretti sono finiti, così per ora mi siedo al tavolo degli scorretti. Si sta in buona compagnia e, d’altronde, non è meglio una scorrettezza autentica, che una iper-correttezza artefatta?