La Tigre è silenziosa. La Tigre non ascolta troppo le chiacchiere degli altri ma sente tutto. Negli ultimi tempi si è parlato dell’infortunio di Mikaela Shiffrin, del rientro dirompente di Sofia Goggia dopo dieci mesi di riabilitazione, del radioso comeback di Lindsey Vonn a quarant’anni. Di Federica Brignone, a parte la vittoria in Gigante a Sölden nella tappa inaugurale di ottobre inoltrato, si è detto poco o nulla. Non la tempestano più di domande sulla sua età, un po’ perché si presenta alle gare col volto sempre entusiasta e giovanile, un po’ perché hanno capito che i discorsi sul ritiro con lei non attaccano.
A Semmering, Bassa Austria, l’alta pressione e il turismo di massa natalizio hanno ingiallito le montagne. La neve che a malapena ricopre rocce e prati sembra pappetta primaverile. Nel casco produci pensieri di cui dovresti vergognarti, un istinto killer molesto che ti fa disprezzare ogni individuo che ti intralcia sulle piste, nelle code agli impianti, che ti impedisce di pennellare le traiettorie che prediligi e ti costringe a rifocillarti al rifugio con un dj set prepotente nelle orecchie che neanche sulle spiagge di Milano Marittima a Ferragosto.
Vorresti essere come Federica Brignone, che del contorno se ne frega. Nemmeno a lei piace sciare tra Natale e Capodanno, nemmeno a lei piace Semmering, dove in tanti anni di carriera non è mai salita sul podio. Eppure viene giù dritta come se pali e porte non esistessero, come se questo slalom gigante propinatole in un sabato festivo di fine dicembre fosse una pratica da archiviare per irrobustire quel faldone di incombenze che è meglio sbrigare subito e per bene. In realtà l’incarico è doppio: una manche al mattino, che Federica si aggiudica in scioltezza, e una seconda fatica all’ora di pranzo, quando le avversarie diventano più fameliche.
Brignone scatta con un tesoretto di ventiquattro centesimi sulla campionessa olimpica di specialità Sara Hector, un vantaggio che incrementa fino ad otto decimi grazie ad una sciata irresistibile nella prima sezione più ripida. Non manca il brividino ad una manciata di porte dal traguardo: dopo un cambio di pendenza Federica va in extra rotazione in una lunga piega a sinistra, dove deve rallentare e spezzare la linea, come se il destino ci tenesse ad avvisarla che i limiti della fisica le avrebbero proibito di andare più forte di quanto stesse già facendo. La valdostana comprende al volo e intelligentemente ingrana la modalità standard senza esagerare, che basta e avanza per consentirle di vincere la gara con mezzo secondo di margine sul resto della compagnia.
Il parterre di Semmering urla quando Brignone, tagliata la bandiera a scacchi, è finalmente costretta a frenare. Dalla nuvola di neve che solleva, emerge con le braccia al cielo e un sorriso soddisfatto ma non estasiato. È una perfezionista incorreggibile Federica, e quell’errorino sul finale che poteva costare caro deve averla leggermente infastidita. Poco male però, perché finalmente ha fatto amicizia con Semmering, che in un colpo solo le ha restituito il pettorale rosso di slalom gigante e la prima posizione nella Generale di Coppa del Mondo, dove la 34enne comanda con un vantaggio di diciotto punti sulla svizzera Camille Rast.
Su sei gare disputate in questa stagione, Brignone ha fatto suonare Mameli due volte, portando a casa piazzamenti di tutto rispetto nelle restanti quattro. È la sciatrice italiana più vincente di tutti i tempi, la più anziana di sempre a salire sul gradino più alto di un podio della Coppa del Mondo. La classifica dice anche che attualmente nessun’atleta, considerando discipline tecniche e veloci, è completa come Federica. Ma queste sono solo statistiche, che a lei interessano fino ad un certo punto, così come non si destabilizza se la gente dimentica di metterla in prima pagina. Alla Tigre piace ruggire con un paio di sci ai piedi. E non si stanca di vedere l’effetto che fa.