Sei passi per ritrovare il passo. Avremmo potuto titolare così, ma non avrebbe reso l’idea di come Jorge Martìn sta trascorrendo le sue vacanze. Sì, perché partecipare a “La Purito” non può essere considerato semplice allenamento di un campione che vuole ritrovare prima possibile la migliore condizione fisica: è provare a superarsi, è chiedere ai propri muscoli gli straordinari e alla propria mente di riabituarsi alla fatica anche quando è massacrante. E quindi sì, la risposta al titolo che abbiamo scelto la diamo subito: non è masochismo, ma fame. Di quella che se ne frega di tutto e a cui non basta, di certo, mettersi tra i denti una medaglia presa dopo aver portato a termine una competizione ciclistica che per altri è il traguardo della vita, come “La Purito” appunto e per Martìn è “solo” una palestra. Solo che questa volta è stata una palestra da attraversare tutta con una media di oltre venti chilometri orari e un tempo complessivo di quaranta minuti più basso di quello registrato nel 2024 (quando poi s’è laureato campione del mondo della MotoGP).

Quei 40 minuti abbattuti sono come un messaggio (bellissimo) a Aprilia e (di minaccia) agli avversari: io ci sarò e con tutta la fame e il sacrificio di cui sono capace in quello che resta di questa MotoGP 2025. Completare "La Purito", descritta dagli organizzatori come la gara ciclistica più dura d'Europa, rappresenta molto più di una sfida per tenersi attivi mentre si aspetta che scivolino via le vacanze. E quel numero 1 voluto sulla sua bicicletta, lo stesso che porta sulla sua Aprilia da campione del mondo, dimostra che nemmeno gli infortuni più gravi possono fermare la determinazione di chi non ha smesso di sentirsi il numero 1, non certo per ostentare un passato recente.
I numeri de “La Purito”? 115 chilometri, 4800 metri di dislivello e per Martìn un tempo complessivo di 5 ore e 24 minuti, mantenendo una velocità media di 20,7 km/h. “I partecipanti – si legge sul sito della competizione - devono superare un totale di sei passi. Il punto di partenza è la piccola città di Sant Julià de Lòria, nel sud di Andorra, e la destinazione finale è Els Cortals d'Encamp a un'altitudine di 2083 metri”. Roba, insomma, da uscirne massacrati anche per chi si prepara tutto l’anno esattamente a quella competizione lì.
Per Jorge Martìn, invece, è stato l’ennesimo modo per mettersi alla prova e ribadire, contestualmente, di essere lo stesso di sempre, ma pure con 40 minuti di gas in più nelle gambe, aspettando di poterlo trasferire sul polso destro quando potrà ritrovare al Red Bull Ring la sua RS-GP e tutta quella squadra con cui, al di là di ciò che è stato, ha trovato quella sintonia che serve per coltivare grandi sogni. E magari trasformare quello che resta di questo 2025 in un lunghissimo allenamento di rifinitura per un 2026 da prendere a morsi esattamente come la medaglia conquistata per aver ultimato “La Purito”.
