“Ho sentito tanti piloti qui lamentarsi perché le moto scottano e per essersi bruciacchiati un po’, ma io ho fatto la 8 Ore di Suzuka e dico solo che questo è niente. La mia Honda lì ti arrostiva davvero, io l’ho finita con un piede totalmente ustionato”. Johann Zarco è così: ha il modo matto di quelli che tanto hanno vissuto sempre e comunque un’esperienza peggiore. Non si lamenta (e quando ha voglia di farlo prende e manda tutti a fanc*lo, come fece con KTM) e nemmeno si esalta. Eppure il primo fine settimana di gara a Buriram lo ha visto ancora una volta vero riferimento tra i piloti Honda, nonostante la sua RC213V non fosse quella ufficiale, ma quella del Team di Lucio Cecchinello.

Il francese, anche dopo i test, aveva parlato un po’ controcorrente rispetto agli altri piloti HRC, spiegando che i problemi ci sono ancora tutti, che la moto è cambiata troppo poco per pensare di non doverci più fare i conti, ma che il lavoro fatto fino a ora avrebbe potuto cominciare a pagare sin da subito. E è stato quello che ha avuto ragione.
“Dobbiamo lavorare e basta – ha detto il francese in sala stampa – Qui in Thailandia, paradossalmente, la nostra moto soffre di più, ma è inutile stare a chiedersi se e quando arriveranno aggiornamenti. Dobbiamo prendere il buono e il buono è che abbiamo chiuso a quindici secondi dai primissimi: è un’infinità, ma è meno di quanto mi aspettassi. Bisogna lavorare con quello che abbiamo e capire al meglio la nostra moto. Io, ad esempio, qui ho dovuto pazientare e ho iniziato a spingere davvero dopo il decimo giro. Ho fatto dei sorpassi, ho lottato a lungo con Miller e poi sono arrivato a ridosso di Bezzecchi. Mi sono accontentato, anche perché lui non ha commesso errori e io mi sono detto che un settimo posto sarebbe stato più che dignitoso come inizio”. Parole da leader, quindi, nonostante i colori non siano quelli ufficiali di HRC, con il francese che sembra voler strigliare anche i compagni di marchio rispetto alla richiesta di materiale nuovo. Il dato di fatto, almeno dopo il primo fine settimana di gara, è che Honda è già davanti a Yamaha e il risultato poteva essere addirittura migliore se Joan Mir non avesse commesso l’errore che gli è costato una caduta.
Proprio lo spagnolo nel post gara sembra aver definitivamente riconosciuto che l’atteggiamento giusto è esattamente quello di Zarco. “Sì – ha detto – anche io mi sono ustionato un po’ e sono anche caduto, ma non mi importa niente e credo di non essere mai stato così felice negli ultimi anni. Perché la verità è che potevamo lottare per una top 5”. Parole, quelle di Mir, che fanno il paio con quelle del compagno di squadra Luca Marini, dodicesimo a Buriram. “All’inizio – ha raccontato il pesarese - ho fatto un errore con la procedura di partenza e mi sono ritrovato veramente tanto dietro, ma poi ho messo insieme una gara davvero buona, visto che alla prima curva ero ultimo e ho finito dodicesimo. Senza questo inconveniente avrei potuto essere lì con Mir e Zarco, lottando tra i primi dieci. Sono contento di quello che abbiamo fatto e so sicuro che ci saranno altre occasioni per fare bene, perché stiamo lavorando bene”. Segno che la cura Romano Albesiano sta pagando e che anche il continuo lavoro fatto con il nuovo collaudatore Aleix Espargarò sta aiutando non tanto a capire come rivoluzionare tutto, ma come sfruttare al meglio ciò che si ha già. Senza pensare di dover vincere il titolo mondiale domani e, soprattutto, senza stare a fare la corsa sugli altri. Ma guardando, piuttosto, dentro i due box di Honda.