KTM ha fatto all in su Pedro Acosta? Dicono di sì, ma dopo Buriram qualche dubbio dovrà pur venire ai vertici della casa austriaca. Perché il momento è quello che è, le risorse non ci sono e troppe ambizioni rischiano di essere letali. Sia inteso: Pedro Acosta è un fenomeno e è probabilmente il futuro della MotoGP, solo che ora ha sogni troppo grandi per la moto che si ritrova. E sbaglia troppo, anche se ormai un anno di gavetta l’ha fatto tutto. Quest’anno, poi, ha anche parlato parecchio un po’ come l’altro nuovo pilota di KTM Maverick Vinales, soprattutto dopo il famoso incontro nella sede austriaca di KTM in cui gli avevano garantito di essere il riferimento di un intero progetto.

Battute, gag anche divertenti, uscite da “quello sicuro” e, poi, una realtà che adesso rischia di essere pericolosa per KTM stessa. Perché nelle corse, come nella vita, contano i numeri e i numeri parlano chiaro: dopo il primo week end di gara, Pedro Acosta è il terzo dei piloti KTM. L’errore fatto a Buriram – che, per carità, è figlio della legittima e umanissima voglia di stare davanti, ma anche di una scarsa malizia nella valutazione delle prospettive – è “politico” prima ancora che sportivo. E è grosso davvero da parte del ragazzo di Mazarron. Il nervosismo palesato dallo stesso Acosta subito dopo la bandiera a scacchi, oltre a risultare decisamente poco aziendalista, racconta quindi uno smarrimento che è già totale.
No, non c’entra il risultato fine a se stesso. E nemmeno la delusione, che comunque si assorbe in fretta. C’entrano, semmai, le parole pronunciate solo poche settimane fa da Pit Beirer. “Se KTM dovesse trovarsi nelle condizioni di non avere pezzi e aggiornamenti per tutti i piloti – aveva detto – allora faremo una cosa semplice: guarderemo la classifica e daremo i nuovi materiali al pilota che sta davanti”. Solo che quello che sta davanti, anche se tutti sembravano dare per scontato il contrario (37 compreso), oggi non è Pedro Acosta. Anzi, Pedro Acosta è quello che sta terzo su quattro. E è un bel guaio, perché o ci si rimangia quanto detto, oppure quei pochi fondi che dovrebbero essere liberati per il racing dopo l’approvazione del piano di ristrutturazione non dovranno essere concentrati sulla moto col 37 sul cupolino. E, nel secondo caso, significherebbe lasciar accadere ciò che KTM teme di più in assoluto: vedere Pedro Acosta tirare i remi in barca e cominciare da subito a accordarsi con qualche altro marchio per riprovarci l’anno prossimo sopra un’altra moto.

Se guardiamo la classifica è su Brad Binder e Enea Bastianini che ora ci si dovrebbe concentrare. Praticamente i due paladini della sempre validissima filosofia delle “poche pugn*tte”. Hanno parlato il minimo indispensabile, hanno sofferto l’incertezza di un inverno in cui s’è discusso di KTM come di una realtà più di là che di qua, hanno preso con pinze e esperienza tutte le promesse e poi hanno avuto primi contatti “difficili” con la nuova moto. Oltre che, nel caso di Enea Bastianini, pure mancanze importanti, visto che l’italiano ha raccontato di non aver ancora avuto neanche la sella più piccola chiesta a Barcellona e che gli permetterebbe di muovere i piedi sulle pedane in una maniera più comoda e performante. Sì, KTM a Buriram l’hanno salvata proprio quei due e è la prova che più dei divertentissimi show alla Pedro Acosta o delle uscite da re della sicumera alla Maverick Vinales, nelle corse serve la sostanza di saper arrivare. Soprattutto quando la situazione è quello che è. Binder e Bastianini l’hanno perseguita e riportata nel box, gli altri no.
L’italiano in particolare, dopo essere scattato dalla ventesima casella, ha chiuso nono, mettendosi dietro un bel po’ di piloti che avevano fatto decisamente meglio nei test e, soprattutto, dimostrando di avere una capacità particolare che in KTM potrebbe essere il tesoro vero: saper essere delicato con le gomme. Praticamente tutto quello che serve per guidare una moto che “massacra le gomme”, come ha raccontato proprio Pedro Acosta, questa volta senza sorridere, ma anzi dimostrandosi decisamente “incazzato” in sala stampa. Probabilmente non si è reso conto che ci sono cadute in cui ci si fa male tanto anche se non ci si fa male fisicamente e ha chiesto di risolvere subito tutti i problemi, lamentando che sono gli stessi dell’anno precedente. E Enea Bastianini, quello che da ventesimo ha chiuso nono sottolineando che “nessuno nella squadra si sarebbe aspettato questo risultato”, ha invece chiesto solo una sella diversa. Più piccola. Come più piccolo, a volte, dovrebbe essere anche l'ego.