I test precampionato della MotoGP sono finiti, tutti nel paddock camminano impettiti, mossi dall'adagio: "Ora si fa sul serio". Tra un paio di settimane comincerà ufficialmente il Mondiale 2024, ripartiranno le logiche delle classifiche e di quei venerdì di prove libere di volta in volta più importanti, praticamente essenziali. Tra quattordici giorni si scherzerà di meno; allora anche noi, per abituarci, proviamo a fare sul serio. Vi diciamo che la Ducati ufficiale rossa non è mai stata così forte come appare adesso, dopo i test della Malesia e del Qatar. Niente di rivoluzionario, per carità, anzi la considerazione è supportata da una sfilza di dati austeri, incorruttibili, indiscutibili, forse asettici e alla lunga anche un po' noiosi. Comunque sia, ne elenchiamo qualcuno: Pecco Bagnaia ha deflagrato il record della pista sia a Sepang che a Lusail, seguito a ruota da Enea Bastianini. I due in Medio Oriente, poco prima del time attack, hanno sciorinato una simulazione di passo gara che li ha visti girare con una facilità apparentemente estrema sul passo dell'1'52"basso, con punte sull'1'52" e mezzo. Gli altri? Le Aprilia di Espargaró e Vinales non sono lontanissime, così come la KTM di Brad Binder (che comunque ha infilato 23 giri consecutivi sul ritmo dell'1'53"basso) e - a corrente alternata - le Desmosedici di Jorge Martín, Marco Bezzecchi, Marc Marquez e Fabio Di Giannantonio, che a tratti hanno lanciato segnali incoraggianti ma non ancora convincenti rispetto alle prestazioni di Pecco ed Enea.
Se poi gettate un'occhiata alle interviste, vi accorgerete che Bagnaia e Bastianini sono anche i più sereni, perché consapevoli delle proprie forze. Pecco ha tutti i fatidici tasselli del mosaico in ordine. "La GP24 è nata bene sin da subito" - ha detto, lui che ha impiegato poco tempo per capire come portarla in giro per il mondo a suon di record e tenersi comunque un margine di sicurezza nel taschino. Bagnaia sembra pronto per scendere in pista, correre venti gare e altrettante Sprint Race senza sosta, sgarrando al massimo di un decimo di secondo tra un giro e l'altro. Tra dieci mesi, ma non prima, forse si fermerà e dirà: "Sono un po' stanchino". Dall'altra parte del box Enea ha l'occhio vispo, sveglio, smanioso di trasformare le buone sensazioni in risultati e riscatti effettivi. La voglia di riscossa che gli monta in corpo da quasi un anno potrebbe essere l'arma letale per limare quel piccolo svantaggio cronometrico che ancora paga dal compagno di squadra.
Tra i piloti Ducati satellite invece l'atmosefera è diversa. Marc Marquez non è ancora a posto, non si fida a lasciare correre una Ducati, con cui sta facendo amicizia, tra i curvoni veloci del terzo settore di Lusail. Appena ha rischiato qualcosa in più nella simulazione di passo gara, oltretutto, è scivolato. Jorge Martín ha riscontrato strane vibrazioni al posteriore in accelerazione durante i test in Qatar. Ha sottolineato come sia stato l'unico, tra i ducatisti, a patire questa problematica. Si è fermato a mezzo secondo da Bagnaia, cerca di nascondere la preoccupazione, ma è evidente che il suo 2024 non sia cominciato come sperava. Marco Bezzecchi a Sepang preoccupato lo era davvero, poi in Qatar qualche miglioramento gli ha disteso una mascella altrimenti serrata. Al Bez non riesce tutto naturale con la GP23, deve trovare quella fiducia istintiva e istantanea con la moto che lo scorso anno in diverse occasioni l'ha reso invincibile. La paura più grande coincide con il precedente di Bastianini, che con la GP23 non è mai andato veramente d'accordo. Anche Alex Marquez non ha digerito subito la Desmosedici campione del mondo, mentre Franco Morbidelli dovrà per forze di cose affrontare le prime gare come se fossero dei test. Il più in forma di tutti, tra i piloti Ducati dei team clienti, pare essere Fabio Di Giannantonio. Ha mantenuto la velocità fine 2023, con cui si è guadagnato un altro contratto in MotoGP. Se sul suo cammino dovesse presentarsi qualche ostacolo tecnico, Diggia - dopo ciò che ha vissuto - saprà ridimensionarlo.
La Ducati rossa, ufficiale, gode. Gode di una supremazia, di uno strapotere grazie al quale trova margini di miglioramento inimmaginabili e continua ad abbattere record apparentemente invalicabili. Borgo Panigale ha fatto un altro passo avanti, sembra aver dato un'ulteriore sterzata a questa MotoGP, proprio quando tutti erano pronti a scommettere su una rimonta delle Case avversarie. Gigi Dall'Igna e i suoi uomini, oltre che sul piano strettamente tecnico e delle novità apportate sulla GP24, potrebbero aver trovato l'elemento vincente anche sul versante tattico: in una top class che dominano ormai da due anni, l'unica cosa in grado di indebolirli sarebbe una lotta interna, intestina, fratricida, di quelle dolorose sotto diversi punti di vista (economico, dei rapporti, delle sponsorizzazioni). Quindi perché non concentrare il massimo degli sforzi sulla squadra più importante, quella di punta, quella rossa? I team satellite Ducati e loro piloti - tra Marc Marquez, Jorge Martín e Marco Bezzecchi - sono forti e insidiosissimi. Hanno davvero bisogno di un aiuto extra da Borgo Panigale oltre alle moto che la Casa bolognese fornisce? Ve la ricordate l'atmosfera che si respirava tra box ufficiale e box Pramac a Valencia, qualche mese fa? Che interesse ha la Ducati nel crearsi problemi e nemici da sola? Ai posteri l'ardua sentenza. Anzi al Qatar, tra due settimane. Si corre di sera. Il cielo è già rosso.