Fabio Quartararo a Aragon ha preso uno schiaffone di quelli che ti svegliano di brutto proprio nel bel mezzo di un sogno. Il circuito spagnolo, infatti, ha riportato tutta Yamaha sulla terra, e Fabio Quartararo anche sulla ghiaia, dopo tre pole consecutive e risultati che avevano fatto pensare a una definitiva uscita dalla crisi in cui la casa di Iwata era piombata ormai tre anni fa. Dopo il bruciante ritiro dalla gara, il pilota francese della Yamaha ha provato a spremere la M1 durante i test, ma i progressi sembrano arrivare a singhiozzo. "La nuova evoluzione del motore è migliore – ha detto - ma non noto alcuna differenza con le nuove parti aerodinamiche. Per quanto riguarda l’elettronica non abbiamo mai apportato modifiche rivoluzionarie su una singola pista. Ho provato anche un assetto usato da Augusto Fernández, ma niente di veramente nuovo. Sembra che stiamo facendo passi molto piccoli. Io voglio farne uno grande, anche se dovesse costare il rischio di farne uno indietro”.

Il passo grande che arriverà sicuramente è quello del nuovo motore V4, con Yamaha che ha annunciato che farà debuttare a Barcellona, nei prossimi giorni, l’atteso propulsore. La figura fondamentale? Andrea Dovizioso. L’ultimo vero rivale di Marc Marquez, ora consulente e collaudatore Yamaha, è diventato l’interfaccia cruciale tra il pilota e gli ingegneri. "Il suo punto forte è la sua capacità di spiegarmi le cose e di trasmettere informazioni alla squadra – ha raccontato Quartararo - Ad esempio, durante la gara di domenica, il chattering aumentava, io lo sentivo e ho modificato il mio modo di guidare, ma questo ha fatto sì che poi il chattering non risultasse dai dati. Andrea in un attimo ha capito cosa era successo. Lui può migliorare notevolmente la comunicazione con gli ingegneri, che tendono a fare riferimento solo ai dati. La mentalità è cambiata, ma dobbiamo ancora imparare a lavorare bene insieme: io, gli ingegneri, la squadra, anche se stiamo migliorando"".
Solo che un Dovizioso a mezzo servizio è utile quando non c’è fretta e Fabio Quartararo, invece, di fretta ne ha tanta perché ha già fatto sapere di non voler aspettare Yamaha oltre il 2026. "Credo che non stiamo ottenendo abbastanza da Andrea Dovizioso – ha spiegato - La squadra dovrebbe dargli l’opportunità di essere più coinvolto nella parte tecnica. Nelle gare vicino a casa, in Italia, in Spagna, in Europa, penso che sarebbe d’aiuto se venisse". Il punto, però, è capire se Andrea Dovizioso ha voglia o no di rimettersi a girare tutti i circuiti del mondiale come quando correva o se, invece, preferisce esserci pur garantendosi del tempo per occuparsi del suo neonato 04Park.

“Potremmo fare un grande passo avanti se migliorassimo il grip meccanico – ha aggiunto ancora Quartararo - Non ci siamo riusciti, o almeno non abbastanza". Intanto, all’orizzonte si profila la rivoluzione del motore V4, il cui debutto ufficiale è fissato per i test di Barcellona. Dopo anni di fedeltà al quattro cilindri in linea, Yamaha ha finalmente ceduto alla pressione della competizione. Andrea Dovizioso e Augusto Fernández saranno i padri del V4. "Esatto, saranno Augusto e Andrea a testare la moto - ha confermato Maio Meregalli, direttore sportivo del team - Abbiamo effettuato principalmente un test funzionale; non siamo ancora pronti a valutarne le prestazioni. I piloti ufficiali proveranno questa nuova moto quando riterremo che le sue prestazioni siano sufficientemente buone da permettergli di percepirle e comprenderle".
"Non lo lanceremo finché non supererà le prestazioni dell’attuale motore - aveva dichiarato in precedenza Paolo Pavesio- il quattro in linea ha ancora qualcosa da dare”. E Quartararo, pur riconoscendo l’importanza del progetto V4, frena sugli entusiasmi: "Miguel Oliveira e Jack Miller faranno i test a Barcellona. Io no, non ha senso provare in troppe piste. In questo momento c’è ancora molto da guadagnare dalla attuale moto, ma nessuno sa esattamente quanto". Chi potrebbe saperlo, o almeno intuirlo velocemente vista l’esperienza che ha e l’incredibile sensibilità tecnica che gli è stata sempre riconosciuta da tutti, è, paradossalmente, proprio Andrea Dovizioso. “Penso che io e Andrea siamo completamente opposti – ha concluso Quartararo - e lavorare con qualcuno che è il tuo opposto è meglio che lavorare con qualcuno che invece ha le tue stesse caratteristiche. E poi è come se Andrea sapesse sempre cosa sta esattamente succedendo sulla moto”. Una caratteristica, questa, che anche l’altro pilota della Yamaha, Alex Rins, considera preziosa. “E’ stato importantissimo averlo con noi – ha affermatolo spagnolo – Scambiarsi i punti di vista e ascoltare i suoi consigli è sempre molto utile. Tra qualche giorno sarà di nuovo anche in sella al Montmelò, ma non sta a me dire se con il V4 o no, anche se conosco la risposta”.