Si dice che il tempo è il grande livellatore, l'unico elemento capace di mettere in ginocchio sia l'uomo che la tecnologia. E persino la velocità. Vale, purtroppo, anche quando la parola “tempo” è usata come sinonimo di “meteo” e basta guardare le immagini che arrivano da Jerez per rendersi conto che ancora una volta il ciclone Dana è andato oltre il limite: un fiume ha preso il posto del rettilineo, dalla pit-lane è scomparso ogni colore e adesso c’è solo un lago l’immagine riflessa di nuvole minacciose che non vogliono dare l’impressione d’essere pronte a andarsene.

Quel nome, “Dana”, in Spagna basta da solo a far tremare un popolo. Perché è sinonimo di disastro e perché in Andalusia dopo vento, pioggia e acqua ovunque adesso è arrivata anche la grandine. Ecco perché fa quasi un po’ stacco stare a parlare di corse e di motociclette. Ma sì: Dana ce l’ha pure con le motociclette.
Perché il circuito Angel Nieto, a oggi, appare come un luogo su cui è impensabile far correre chiunque Figuriamoci i missili della MotoGP o della Superbike. Dicono che ce la faranno, che si metteranno a lavoro appena la tempesta sarà passata. Ma se per la MotoGP c’è ottimismo, visto che mancano comunque quasi due mesi, e ancora di più ce ne è per il World SBK, visto che il mondiale vivrà lì il suo ultimo round, viene da chiedersi come pensano di riuscirci per la SBK di Spagna.
La tappa prevista a Jerez, infatti, è tra soli venti giorni. Si parla di metri d'acqua che hanno sommerso le porte dei box, spaccandone i pavimenti, di strutture invase dal fango, di un tracciato che verosimilmente dovrà essere anche riasfaltato in alcuni punti, vie di fuga da riordinare completamente e collaudi da rifare da capo per quanto riguarda tutta la parte dell’impiantistica.
Eppure le autorità assicurano che tutto sarà sistemato in tempo, ma le immagini dicono altro. Ricostruire, ripulire, riparare per permettere le corse, mentre magari fuori si mette in stand by tutto il resto, compresa la gente normale che chiede solo di ritornare alla vita di tutti i giorni. Ma è chiaro che non si tratta solo di una questione sportiva. Il circuito di Jerez è una risorsa economica, un simbolo culturale, un punto di riferimento per l'intera regione. E il conto alla rovescia è inevitabilmente già partito, al di là di posizioni e punti di vista sicuramente condivisibili, ma che non tengono conto del fatto che lo sport, soprattutto quando si parla di grandi eventi, è qualcosa di più di semplice sport.
Gli aggiornamenti dell’ultima ora dicono che per il round della SBK di Spagna probabilmente si troverà una qualche soluzione alternativa, ma che per la MotoGP, che all’Angel Nieto farà tappa alla fine di aprile, con tanto di test previsti per il giorno 28, non c’è margine di discussione: ci si deve riuscire e ci si riuscirà. Ma, per ora, il rischio rimane, ineluttabile e minaccioso come quelle nuvole che sembrano non volersene andare.