Lo MotoGP si è presentata sull'asfalto indonesiano di Mandalika in maniera a dir poco scoppiettante, archiviando un venerdì in cui i primi dieci piloti delle Prequalifiche sono racchiusi in tre decimi scarsi, i primi quindici in 675 millesimi (qui vi raccontiamo tutto quello che dovete sapere sulla prima giornata di azione della top class in quel di Lombok). Il che vuol dire, volendo proprio emanare la quinta essenza della pignoleria, che in classifica troverete almeno un pilota ogni quattro centesimi. Tradotto? Sono tutti, maledettamente, vicini, attaccati. Così sorge spontaneo domandarsi cosa potrebbe accadere se un outsider nella lotta al titolo - quindi un pilota che non sia Martín, Bagnaia, Marquez o Bastianini - avesse la meravigliosa idea di inserirsi nelle posizioni di vertice e scompigliare questo quartetto di Ducati candidate al Mondiale che negli ultimi mesi ha praticamente monopolizzato vittorie e podi.
Entriamo adesso in una fase della stagione caratterizzata da gare ravvicinate: cinque appuntamenti in sei weekend, sempre tra Asia e Oceania (oltre a Mandalika, da qui al 3 novembre, avremo Giappone, Australia, Thailandia e Malesia - prima del gran finale a Valencia). In un solo mese i punti in palio saranno 185 (sommando gare lunghe e Sprint Race); con i primi quattro piloti in classifica separati da sole sessanta lunghezze non c'è nemmeno bisogno di dire che il più minimo dettaglio farà la differenza. Figurarsi nelle piste orientali, tradizionalmente foriere di sorprese, di imprevisti, di ribaltoni. Ecco allora che, nel media day indonesiano, le domande rivolte dai giornalisti spagnoli ai piloti connazionali sulla condotta di gara che terranno nei confronti dei contendenti al titolo - oltre ad essere più che lecite - hanno destato un certo interesse.
Pedro Acosta, inseritosi costantemente nel quartetto di Demosedici nel corso della doppia di Misano, ha le idee chiare: "Se riuscirò ad essere coinvolto in quella lotta, sarà molto bello perché vorrà dire che lotterò per vincere le gare. Non ho alcun compagno di marca lì - ha aggiunto il Tiburon de Mazarron, settimo nel venerdì di Mandalika - quindi correrò solo per me stesso. Da qui a Valencia lotterò per vincere una gara, si spera, e per salire sul podio quasi ogni fine settimana. Se stuzzicheremo quelli che si giocano il campionato, se creeremo loro dei problemi, sarà positivo per noi. Se dovessi scegliere di mettermi dietro due o quatto moto, in questo momento deciderei di mettermi dietro quattro moto”.
Maverick Vinales, ultimo di coloro direttamente qualificati per la Q2 indonesiana, si è mostrato distante dalle dinamiche di classifica di chi si gioca la posta grossa, ma sulla stessa lunghezza d'onda di Acosta nel caso di battaglie con Bagnaia, Martín e compagnia: "Sono vicini, eh? Sono lì. Sono davvero vicini. Pensavo che il terzo e il quarto fossero più lontani" - ha ammesso Top Gun mentre ripassava la classifica. "Tutto è aperto, sì, tutto è aperto. Mi piacerebbe essere della partita perché vorrà dire che potrò vincere delle gare, ma ovviamente non darò fastidio a nessuno. Farò la mia gara e darò il 100% per me stesso. Se avrò l'opportunità di vincere, andrò. Non avrò alcun ruolo perché alla fine io come pilota, ovviamente, non voglio intralciare nessuno. Ma se dovessi vedere l'opportunità di vincere, ci proverò al massimo"
Aleix Espargaró invece, legato a Jorge Martín da un'amicizia fraterna, ha lasciato intendere intenzioni più nette: "Mi piacerebbe lasciare le corse con una vittoria, ma se la lotta fosse tra me e Martín starei molto attento. Se a Misano, immaginandomi coinvolto nella bagarre dell'ultimo giro, avrei bloccato Bastianini? No, perché se lui e Jorge fossero caduti non me lo sarei mai perdonato".