Sembrava l’innovazione del secolo nel 2014, il primo anno in cui la Formula E iniziò la sua stagione inaugurale: monoposto veloci e dinamiche, equipaggiate di un motore elettrico al 100% e ampio spazio di crescita. L’obiettivo? Fin dal primo momento, arrivare agli stessi livelli della Formula 1, sia dal punto di vista tecnico e sportivo che da quello mediatico, perché in un mondo che cerca sempre più soluzioni sostenibili avere una serie motoristica come la Formula E sembrava il massimo. Purtroppo però, le aspettative della FIA e degli organizzatori della serie elettrica non si sono realizzate - o meglio, lo hanno fatto solo in parte - e ad oggi la categoria viene considerata solo una delle tante categorie del motorsport, senza un valore aggiunto particolare. Per alcuni, addirittura, è la serie B della Formula 1, un campionato dove finiscono quelli che non sono stati abbastanza fortunati nel mondiale.
Sebbene la serie elettrica abbia dimostrato più volte di essere un prodotto valido, almeno dal punto di vista sportivo, con gare ricche di azione e di colpi di scena, che sono state protagoniste anche in Italia tra il circuito cittadino di Roma e quello di Misano - anche se dopo il 2024 il Bel Paese ha perso il suo slot in calendario e quindi non vede più il mondiale elettrico correre tra le sue strade - ci sono ancora tantissime opinioni controverse con tanti che apprezzano la categoria e altrettanti che invece non ne vedono l’utilità e ne criticano le scelte. Per cercare di spingere a livello mediatico la serie allora è stata proposta un’iniziativa all’inizio del 2025, le Formula E Evo Sessions, dei weekend dedicati dove varie celebrità potranno mettersi al volante delle monoposto e vivere un round da pilota. Una trovata che potrebbe anche funzionare, se non fosse che insieme ai vari apprezzamenti sono arrivati anche tanti dubbi e critiche, decisamente motivate perché toccano alcuni dei temi più importanti del mondo del motorsport.
Ok, ma in cosa consistono queste Evo Sessions?
A Miami, il 4 e 5 marzo, andrà in scena quello che sembra essere il primo appuntamento dell’iniziativa della Formula E - che lascia intendere dalle risposte ai commenti sotto ai post degli annunci di ulteriori sessioni - con 11 celebrità al volante delle rispettive monoposto. Quella che fin da subito è sembrata un’idea assurda, è stata spiegata recentemente da Sergio Aguero, ex calciatore argentino, che prenderà parte al weekend con Porsche 99X Electric seguito da Pascal Wehrlein, campione della stagione 2023/24 della serie: “È assolutamente pazzesco: da calciatore a pilota da corsa con una delle monoposto più veloci del mondo. Voglio imparare il più possibile durante il mio viaggio verso Miami e rappresentare al meglio la squadra quando arriveremo lì”. Ha passato gli scorsi giorni a lavorare con i tecnici della casa costruttrice tedesca, tra sessioni in pista con le vetture stradali della Porsche e ore al simulatore, per arrivare a Miami tra qualche settimana pronto per affrontare la pista.
Non ci sono ancora dettagli per quanto riguarda le varie attività che svolgeranno effettivamente gli 11 invitati, tra cui si leggono i nomi di Tom Felton, attore, Brooklyn Beckham, modello e figlio dell’ex calciatore David Beckham, e Vinnie Hacker, influencer, ma tutto verrà documentato e condiviso sulle varie piattaforme social del campionato. Viene automatico chiedersi il perché di tale iniziativa e la risposta è proprio quella più logica: la Formula E vuole ancora più pubblico, come dichiarato anche dal CEO Jeff Dodds. “Volevamo fare qualcosa che non era mai stato fatto prima nel motorsport, qualcosa che offrisse al pubblico una prospettiva unica attraverso gli occhi di alcune delle loro personalità vip preferite” ha raccontato il britannico, aggiungendo che “Vogliamo raggiungere mezzo miliardo di fan entro il 2030 e collaborando con alcuni dei nomi più grandi dei social al momento, così siamo in grado di aprire Formula E a una nuova base di fan”.
E i tanto famigerati fan sui social si sono divisi in due categorie: chi ha accolto il progetto a braccia aperte, curioso di vedere come degli estranei al mondo delle corse possano cavarsela al volante delle GEN3 Evo, e chi invece si è schierato dal lato negativo, criticando l’iniziativa della Formula E. Ed effettivamente tutti i torti non ce li hanno: vedere undici vip tra attori e content creators mettersi al volante di una monoposto senza avere un background nel mondo del motorsport è un po’ controproducente. Prima di tutto perché il motorsport richiede formazione e professionalità, soprattutto a quei livelli, come viene spesso ricordato e raccontato anche dalla stessa Formula 1, che vede una lunga e tortuosa strada prima di provare ad aggiudicarsi un sedile. E poi, sempre leggendo i commenti sotto ai post del canale ufficiale della serie, perché chiamare undici personaggi in più per essere “i protagonisti della Formula E” quando ci sono già 22 piloti validi che fanno il loro lavoro ogni weekend?
Senza paura, le risposte della serie arrivano, ma evidenziano un po’ di incoerenza in ciò che finora il motorsport ha cercato di raccontare. Perché in un’iniziativa che vuole promuovere uno sport facile e aperto a tutti, si contrappongono tutte quelle storie che hanno visto piloti rinunciare al proprio sogno per questioni di budget, per un livello fisico inadatto, per una mentalità diversa da come la vuole il paddock. E finché ogni tanto viene invitato qualcuno a guidare la monoposto durante i weekend di gara per mettersi alla prova gli appassionati apprezzano, ma quando vengono invece dedicate due intere giornate alla formazione di 11 vip per diventare piloti in tempi record i fan non per forza ci stanno.