Ahmad Nassar, direttore esecutivo della Ptpa (Professional Tennis Players Association), ha preso una posizione netta sul caso Clostebol che coinvolge Jannik Sinner, criticando aspramente il sistema antidoping e la gestione del caso da parte della Wada e dell’Itia. In un lungo post su X, Nassar ha elencato una serie di problemi strutturali che rendono, a suo dire, l’intero sistema profondamente ingiusto per gli atleti. Nassar ha esordito dicendo che “quando dico che l’intero sistema antidoping è ingiusto, ecco cosa intendo”, prima di passare a una dettagliata lista di criticità. Tra i punti chiave, il direttore esecutivo della Ptpa ha sottolineato come:
- Il sistema antidoping dovrebbe perseguire i veri dopati, ma spesso si accanisce su casi marginali.
- Le soglie per i test positivi sono arbitrarie e spesso colpiscono atleti che non hanno tratto alcun vantaggio dalle sostanze rilevate.
- Le procedure di testing sono pesanti e onerose, specie per giocatori in costante viaggio, rendendo più probabile una “violazione accidentale” piuttosto che una vera e propria frode.
- Il processo d’appello è inefficiente e incoerente, con tempi lunghissimi che possono distruggere la carriera di un atleta prima ancora di una decisione definitiva.
- Le disparità economiche influiscono pesantemente sulle possibilità di difesa: chi può permettersi i migliori avvocati ha più chance di uscire indenne da un'accusa.
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L’aspetto più preoccupante, però, è il punto 9 della lista di Nassar, dove si entra direttamente nel caso Sinner. Secondo il direttore della Ptpa, il numero uno al mondo si trova in una “disputa politico-legale” tra due enti che dovrebbero garantire la trasparenza del tennis. L’Itia, infatti, ha assolto l’altoatesino ritenendolo privo di responsabilità, mentre la Wada ha fatto ricorso contestando proprio questa lettura. Il nodo centrale è la cosiddetta “colpa oggettiva”: la Wada sostiene che, anche se la contaminazione è stata involontaria, Sinner sia comunque responsabile degli errori del suo staff, poiché le azioni dei membri del suo team ricadono direttamente sul giocatore. Un principio giuridico che, se applicato rigidamente, potrebbe portare a una squalifica pesante per il tennista azzurro, nonostante l’assenza di dolo. La Ptpa sottolinea come questa situazione non sia un caso isolato, ma un sintomo di un problema più grande: un sistema costruito per punire più “le distrazioni” che i reali tentativi di doping.
![Jannik Sinner](https://crm-img.stcrm.it/images/42425546/2000x/20250212-151452416-5694.jpg)
L’appello di Nassar è chiaro: il tennis ha bisogno di un processo più equo, che non distrugga la reputazione e la carriera di un atleta prima ancora che la giustizia sportiva si esprima definitivamente. Intanto, il tempo stringe: l’udienza d’appello del Tas di Losanna è fissata per metà aprile e potrebbe cambiare il futuro di Sinner e del tennis mondiale. Se il ricorso della Wada dovesse essere accolto, il numero uno rischierebbe una squalifica minima di un anno, compromettendo la sua carriera e aprendo un precedente pericoloso per tutti gli altri giocatori. Mentre il mondo del tennis attende il verdetto, una domanda rimane: quanto pesa davvero la politica nelle decisioni sportive? E Sinner sta pagando il prezzo di un sistema che, invece di garantire equità, sembra sempre più sbilanciato contro gli atleti?
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