Vi ricordate che il 3 febbraio avevamo scritto che Marco Travaglio, nella sua rubrica Ma mi faccia il piacere, aveva parlato di Jannik Sinner? Aveva evocato il concetto di “Berlusconismo sportivo”, riportando un articolo di Gabriele Romagnoli su Repubblica del 27 gennaio, in cui il giornalista parlava di “campione infallibile che smonta le vittorie a orologeria”. Travaglio aveva commentato con sarcasmo: “La famosa orologeria dei test antidoping”, lasciando intendere un chiaro riferimento alla polemica Clostebol (in cui ora è entrato anche Fabrizio Corona). Ebbene, oggi il direttore del Fatto Quotidiano rilancia e tira dentro anche Libero, scrivendo: “Jannik Sinner, il fango di Marco Travaglio: ‘Berlusconismo sportivo’ (Libero). Quindi anche per Libero ‘Berlusconi’ è un insulto. Benvenuti tra noi”. Poco prima Giancarlo Dotto aveva deciso di andare oltre, mettendo in discussione perfino l’italianità di Sinner in un pezzo su Dagospia: “La verità? Sinner non ha una patria, è la patria di sé stesso”. E ancora: “Sinner fattura come il Perù. Mai stato mamelico forse. In compenso, tanto compenso, è diventato famelico. Lui la nuova Heidi dei nostri giorni”. Un attacco frontale che ha fatto rumore. A rispondere a Dotto è stato Paolo Bertolucci, che su X ha liquidato il tutto con tre parole: “Cattiveria senza limiti”.
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Ma oggi entra in scena anche Fabrizio Biasin, che su Libero firma un pezzo che è una vera e propria stoccata agli haters di Sinner: “Quello che state leggendo è l'ennesimo pezzo (il sospetto è che ne scriveremo molti altri) dedicato a coloro che succhiano il sangue a Jannik Sinner. Si alimentano con la sua luce riflessa, approfittano di qualunque polemicuccia per grattare brandelli di celebrità dalla capa del rossastro e metterseli in saccoccia”. Biasin smonta l’intera impalcatura delle critiche, accusando chi attacca Sinner di cercare solo un po’ di visibilità: “E non ci sarebbe niente di male se si trattasse di scrivere ‘quanto è bello, quanto è bravo’, ma qui siamo all'esatto opposto. Qui siamo alla pratica di chi sceglie di non uniformarsi al pensiero comune e così facendo si eleva a intellettuale che mai e poi mai bacerebbe l’anello del fenomeno della racchetta”. Poi l’affondo contro Dotto: “Il brontolone di turno ha le fattezze di Giancarlo Dotto, grande firma del giornalismo che su Dagospia ha scritto così: ‘La verità? Sinner non ha una patria, è la patria di sé stesso’. Una bella badilata di fango a sfregio, giusto per risultare originale e generare un qualche tipo di reazione”.
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Ma Biasin sottolinea come il vero punto sia un altro: “Obiettivo parzialmente raggiunto, tra l’altro, dal momento che in queste ore gli sta rispondendo chiunque, noi compresi, ma non lui, Jannik l’altoatesino. Ed è proprio questa sua indifferenza che, presumibilmente, fa ammattire i grandi pensatori, abituati a suscitare rabbia nei diretti interessati ogniqualvolta affilano le loro penne, ma non in questo caso. Jannik tace, se ne fotte, si dimostra superiore e lascia che certe faccende si trasformino in perdibilissimo bla bla”. Infine, chiude con un ultimo pensiero: “Quando gioca Jannik la settimana è piena, appagante, goduriosa; quando non gioca ci si ritrova a dover slalomeggiare tra le polemicucce, in attesa che il ragazzo torni a sfoderare la racchetta e annienti a suon di diritti ogni inutile gne gne gne”.